Cultura

Una sterlina per mio figlio

Alla fiera del libro, comprando il libro "Speaking with the angel", si puo' aiutare una scuola per bambini autistici, cui verra' devoluta una sterlina per ogni copia venduta

di Redazione

Speaking with the angel
di Nick Hornby
Riverhead books

Pochi giorni dopo aver chiesto ad alcuni scrittori che conosco e ammiro di collaborare a questo libro, ho letto sul Guardian un’intervista in cui Bono parlava della campagna Jubilee 2000 per abbattere il debito dei Paesi poveri. «È la cosa più grande con cui avrò a che fare finché vivo», spiegava, «per cui se posso aiutare in qualche modo solo perché sono una celebrità, la userò al meglio possibile». L’intervista mi ha incoraggiato. Non sono Bono, e immagino che per me sarebbe molto più difficile entrare alla Casa Bianca, ma con ciò?
TreeHouse, la charity cui avete appena donato una sterlina comprando il libro, è una piccola scuola per bambini con gravi problemi di autismo, e uno dei suoi studenti è mio figlio. Danny sta bene, ne sta uscendo. In un certo senso è un ragazzino fortunato, e anche se finanziariamente posso permettermi che la sua fortuna continui, non posso garantirla agli altri. Non quanto vorrei. La fortuna di Danny è che può frequentare la TreeHouse, ma al momento pochissimi bambini autistici possono farlo.
Uno studio del 1996 ha rivelato che in Gran Bretagna ci sono 3000 istituti specializzati per 76 mila bambini autistici. Se sei un genitore, dunque, non hai molta scelta. Puoi diventare matto dietro a uno di questi istituti, iscrivere tuo figlio in una scuola che non ha la più pallida idea di come trattarlo, oppure tenerlo a casa perdendo tempo prezioso per lui. Negli ultimi anni alcuni genitori disperati hanno capito che la soluzione è fondare nuove scuole. Come la TreeHouse: è stata creata senza fondi governativi, e anche se oggi funziona ha bisogno di crescere. Abbiamo una lunga lista d’attesa e il dovere di aiutare il maggior numero possibile di bambini. Per natura non sono uno che solleva questioni, ma Speaking with the Angel è il mio modo di alzare la voce. Ciò che offriamo a questi 76 mila bambini è assolutamente inadeguato, e voglio dare ad altri genitori le stesse opportunità di Danny.
Da qualche parte a Londra c’è un bambino che la scorsa notte ha dormito 5 o 6 ore. È arrabbiato e frustrato, e grida. E i suoi genitori, che forse di ore ne hanno dormite 3 o 4, sentono un misto di stanchezza, depressione e paura. Mancano 6 ore prima che uno dei due vada a lavorare (l’altro avrebbe voluto, ma in mancanza di una scuola adatta per il figlio deve stare a casa), e per quell’ora il loro bambino avrà provato a farsi male colpendosi sulla testa… E non c’è nessun posto dove andare, nessuno con cui lamentarsi e non ci sono soldi per pagare un aiuto perché comunque lo stipendio è uno solo. È ovvio che ci sono altre charity e altri problemi, anche peggiori. Ma non posso preoccuparmi di tutti. Ciò che posso dire è che questo libro cambierà in meglio la vita di una famiglia. Una famiglia vera, come quella descritta sopra, e se volete potete scrivermi per sapere il nome della famiglia. Lo so che non è molto, ma niente lo è se la guardiamo in questo modo. Tutto ciò che possiamo fare per ora è creare dal nulla dei posti nelle scuole…
Perciò, grazie Robert, Melissa, Giles, Patrick, Colin, Zadie, Dave, Helen, Roddy, Irvine e John: spero che questa introduzione vi serva a capire quanto avete fatto.

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