Forse è la prima volta che mi accade. La sera di San Lorenzo, fantasticando su stelle cadenti e desideri da esprimere, mi sono trovata a pensare intensamente di voler camminare meglio, anzi come prima degli ultimi attacchi di sclerosi. “Si – ho pensato – se lo desidero intensamente, magari nel mio disastrato cervello qualcosa si smuoverà e le stelline mi daranno anche una mano”: In fondo è un desiderio umano, ma mi sono sempre ribellata ai discorsi pietistici che impazzano in queste occasioni Io non cammino bene, ma è solo un aspetto della mia persona e preferisco passare il tempo a concentrarmi per realizzare al meglio le cose, ancora molte per fortuna, che riesco a fare, senza guardare troppo indietro rimuginando sulle cose che purtroppo ho perso.
Voglio però interpretare questo pensiero come un segno positivo, un desiderio di rinascita e di impegno nel quotidiano. Alla notte di San Lorenzo chiederò di rendermi un po’ più determinata e coraggiosa. Il mio pensiero cade allora su uno dei miei ritratti di corsia, “L’immagine venuta dal passato”, forse quello che esprime al meglio la capacità di sublimazione della malattia. Quest’anno la mia, sarà una stella particolare: rossa e a forma di scatola.
L’immagine venuta dal passato
Io non avrei mai il coraggio di reagire alla malattia scrivendo o dipingendo” Piero stava parlando con Anna, mentre facevano colazione al bar. La donna era uscita da poco tempo dell’ospedale e raccontava all’amico di come la scrittura le fosse servita a superare i momenti bui della cura. “Invece un mio compagno di militare, dopo essersi ammalato, si dedicò completamente alla pittura – continuò Piero – Era bravo e divenne molto famoso. Purtroppo morì a soli 27 anni”. Anna, uscita dal locale, andò su google per trovare immagini e notizie sul ragazzo di allora. Un suo autoritratto la colpì. Sembrava le parlasse con dolcezza e rassegnazione. Cercò ancora e rimase affascinata dalla nuova immagine. Era un’enorme scatola nel mezzo del mare in tempesta, impotente e statica, come chi è gravemente malato. Quel contenitore dipinto però non soccombeva. L’umidità non lo deformava nè lo scoloriva. La scatola era rossa e vivida. Un oggetto brillante e vitale come un fuoco acceso.
* in memoria dell’artista torinese Bruno Zanichelli
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