Sostenibilità

Una salamandra a guardia della fiera a impatto zero

Il modello del polo fieristico romagnolo

di Redazione

La mascotte del 2011 è una salamandra dalla coda rossa. Un animale a rischio: «Ogni anno ne scegliamo uno e io ne realizzo un modello utilizzando materiale riciclato», premette Luciano Morselli, responsabile scientifico di Ecomondo e docente di Chimica dell’ambiente e dei beni culturali all’università di Bologna. La salamandra diventa così insieme testimonial e ammonimento circa i comportamenti presenti e futuri. Perché la salvaguardia dell’ambiente è interesse di tutti. Anche di Rimini Fiera, dove, assai per tempo, ci si è posti il problema di ospitare eventi il più possibile a impatto zero (ottenendo la certificazione ambientale Uni En Iso 14001:2004, anche per alcuni stand).
«Se non proprio impatto zero questa almeno è la tendenza», spiega il professore, «nel senso che abbiamo adottato una serie di accorgimenti per limitare il consumo elettrico e ci siamo dotati di impianti fotovoltaici che consentono un risparmio di 40 tonnellate di anidride carbonica». Non solo: anche il condizionamento e il riscaldamento sono realizzati grazie a tecnologie sofisticate che consentono di adoperare il 50% di energia in meno, mentre le fontane e le piscine interne, le 1.500 piante e i 30mila metri quadri di tappeti erbosi sono curati con acque di falda superficiale. Inutile forse precisare che la raccolta è più che differenziata e che anche ai ristoranti interni ai 16 padiglioni si raccomanda fortemente di proporre cibo a km zero.
«Si è cercato di far sì che all’interno della struttura ci fosse una sostenibilità coerente fra tutti gli aspetti. Del resto a Rimini Fiera si svolgono molte manifestazioni che mirano a proteggere e tutelare l’ambiente. Potevamo non farci carico di questa sensibilità?». Certo che no. Tanto più che gli investimenti iniziali (resi possibili dalla convergente volontà degli enti locali, e cioè Comune e Provincia che, assieme alla Camera di commercio, detengono ognuno il 26,44% delle azioni) hanno “pagato” in termini di reputazione e di mercato. «Adesso intendiamo proporre agli alberghi che ospitano i nostri visitatori di adottare una sensibilità ambientale analoga alla nostra».
Il ragionamento è chiaro: rafforzare l’eco filiera su tutto il “pacchetto” fieristico e contemporaneamente diminuire ulteriormente l’impatto che centinaia di migliaia di persone possono produrre sul territorio (nel 2010 i visitatori sono stati quasi 1,7 milioni). «Con la stessa logica siamo riusciti a fare un accordo con Ferrovie dello Stato perché i treni che arrivano in città si fermino anche a Rimini Fiera. In questo modo i viaggiatori non hanno necessità di prendere un autobus o un taxi per raggiungere la manifestazione che li ha spinti nel nostro comune, si evita l’incremento del traffico e nello stesso tempo non si producono emissioni ulteriori».

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