Non profit
Una rivoluzione del dare. La sfida di Terzo valore
Portale per prestiti e donazioni al non profit di Banca Prossima
di Redazione

Si chiamano Prestobene e Donobene. Sono due strumenti molto innovativi che mettono in rapporto le organizzazioni con i singoli cittadini. Il portale parte a maggio. Ma è già un cantiere aperto a contributi e correzioniIl nome del portale è già molto indicativo: Terzo valore. “Terzo” sta per terzo settore, ma non solo, perché tre sono i soggetti che entreranno in rapporto su questa piattaforma: un’organizzazione, un cittadino e una banca. “Valore” è inteso nella doppia accezione, di risorsa e anche di una ragion d’essere moralmente qualificante. Terzo valore è il portale che Banca Prossima si appresta a lanciare. Il varo è previsto per gli inizi di maggio, ma il portale è già navigabile così da poter raccogliere osservazioni e suggerimenti di chi domani potrà usufruirne: una sorta di “cantiere sociale”, ed è anche questa una novità nel rapporto tra organizzazioni non profit e istituzioni finanziarie.
L’idea in effetti è innovativa e ambiziosa. Terzo valore prevede due strumenti di finanziamento inediti nel panorama italiano: Prestobene e Donobene. «Veniamo da un anno difficile per le raccolte fondi», spiega Marco Morganti, ad di Banca Prossima e mente del progetto. «Per di più in Italia la donazione via internet non è mai decollata: tra web e cellulari siamo solo al 10%. Per questo abbiamo cercato di pensare uno strumento che sfruttasse la potenza del web per contrastare la difficoltà che la crisi ha causato nelle raccolte fondi». Il primo risultato è un meccanismo di prestito semplice ma con con una serie di virtuosità che lo rendono affidabile e gli conferiscono anche un grande appeal. Un’organizzazione può presentare un progetto che viene valutato dalla banca: nel caso di esito positivo, la banca stessa darà una parte del prestito richiesto. Il resto invece lo daranno i cittadini che sul portale possono conoscere i dettagli del progetto e definire con l’organizzazione un tasso di interesse. Il percorso poi verrà rendicontato con precisione sul portale, in modo che chi ha dato i soldi potrà verificare di persona lo sviluppo del progetto. Nel caso di non riuscita, i primi soldi che non verranno restituti saranno quelli concessi dalla banca; quello del cittadino è prestito di secondo rischio. In sostanza, la banca valuta con la competenza che le è propria la tenuta del progetto, ci mette un cheap per dare una garanzia a tutti sulla affidabilità della valutazione fatta, e apre così la strada perché i singoli cittadini possano mettere i loro soldi. «È un meccanismo virtuoso perché spinge le organizzazioni a rendicontare con efficienza e trasparenza», spiega Morganti. Che indica subito della categorie benificiarie: «Ad esempio tutte quelle organizzazioni che subiscono i ritardi dei pagamento delle pubbliche amministrazioni e sono costrette a indebitarsi con le banche. Questo è un strumento per alleggerire quell’impatto».
L’altro strumento prevede sempre la prima persona e quindi trova sempre come “iniziatore” il singolo cittadino. Donobene infatti è un sistema di donazione multiplo, in quanto la somma viene elargita a condizione che ci sia una cordata di associazioni disposte a passarsi la somma donata l’una all’altra. «È come un dono di lunga durata che si esaurisce solo per effetto di inflazione», spiega Morganti. «In questo modo le associazioni sono indotte a lavorare in coordinamento, a mettersi in rete su progetti condivisi, secondo quella logica che ha determinato ad esempio il successo di Agire nella recente raccolta fondi per Haiti».
L’obiettivo di Terzo valore è quello di creare una community di banchieri sociali, che si scambino esperienze, che dialoghino tra di loro, e che quindi chiamino altri a farne parte. E Morganti confessa la sua ambizione: «Mi piacerebbe che diventasse una moda. Quasi un gioco “social” invece del vecchio gioco di società».
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