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Una riforma un po’ fuori dal mondo

Intervista a Mario Mauro.

di Benedetta Verrini

La sua alzata di scudi contro la bozza della riforma del Secondo ciclo ha destato stupore. Mario Mauro, europarlamentare (è vicepresidente del Parlamento europeo), responsabile scuola di Forza Italia, era stato un paladino della riforma del Primo ciclo, difendendo anche le scelte più discusse, come l?eliminazione del tempo pieno. Ora, nonostante faccia parte della stessa maggioranza che ha partorito la riforma, il suo giudizio si è rovesciato: il testo reso pubblico dalla Moratti avrebbe tradito le premesse. Dove? In quale particolare? Vita: Mauro, ha cambiato idea la Moratti o ha cambiato idea lei? Mario Mauro: Mi lasci fare una premessa. Io ho sempre sostenuto questa legge, perché ne ho condivisi i principi, i valori. In particolare, in un momento delicato di rilancio dello sviluppo economico e industriale del Paese, ho sempre apprezzato l?intenzione di potenziare il sistema dell?istruzione e formazione professionale, collegato alle imprese e al territorio. Ho condiviso l?idea di attribuire a questo sistema una dignità culturale ed educativa pari a quella del sistema dell?istruzione liceale e universitaria. L?istruzione e la formazione tecnica superiore per me è una delle scommesse più strategiche per il futuro dell?Italia. Vita: Fatta la premessa, veniamo ai punti dolenti? Mauro: Nei documenti resi pubblici in questi giorni ho notato discordanze con la legge di riforma, che potrebbero compromettere tutte quelle premesse di cui ho parlato. Per questo mi è sembrato giusto non tacere e lanciare il dibattito. Vita: Quali sono i punti che la preoccupano di più? Mauro: Prendiamo i licei. Secondo me doveva apparire in maniera molto più esplicita il carattere di propedeuticità dei percorsi liceali alla prosecuzione degli studi nel settore terziario. E poi trovo incomprensibile l?assenza in alcuni licei di due discipline che caratterizzano la ?licealità?: il latino e la filosofia. Quanto all?orario, mi solleva molte perplessità. Approvo la distinzione tra tre diverse fasce (obbligatorio, obbligatorio opzionale, opzionale facoltativo), ma le materie inserite nella fascia obbligatoria sono troppe e non permettono una sufficiente flessibilità alle singole scuole. Sarebbe stato meglio seguire i criteri seguiti per la riforma di primo grado: stabilire una fascia di oscillazione degli orari delle singole materie, che permettesse alle scuole di organizzare i propri piani di studi. Tra le materie obbligatorie opzionali secondo me ci devono essere sempre Diritto e Informatica. Mentre sono sorpreso dal dimezzamento delle ore di attività motorie. Vita: E il proliferare di indirizzi all?interno di alcuni licei la convince? Mauro: Ho paura che rischi di snaturare le finalità del liceo, in particolare quello tecnologico. Senza per questo garantire un?adeguata professionalizzazione. Vita: A proposito di professionalizzazione. Mi sembra che le critiche più pesanti riguardino proprio i percorsi della formazione professionale. Che cosa non va? Mauro: Sono perplesso sulla eccessiva omogeneità tra i due sistemi. Mi preoccupano alcuni livelli essenziali di prestazione, che potrebbero risultare penalizzanti per il sistema della formazione professionale. Sono livelli che mirano a ?scolasticizzare? i percorsi piuttosto che a valorizzare le peculiarità qualitative. è sbagliato pensare che la pari dignità significhi omogeneità dei livelli formativi. Inoltre la formazione deve essere un paracadute contro il fenomeno, per nulla arginato, della dispersione scolastica: ed è statisticamente provato che solo attraverso una diversificazione dei percorsi si ottengono risultati. E si migliora la qualità dell?istruzione del ragazzo. Poi c?è un?altra perplessità più complessiva. Vita: Quale? Mauro: In questo modo si istituisce un sistema di licei che illude riguardo ad una parziale professionalizzazione e che raccoglierebbe il 70-80% dei ragazzi. In questo modo si finisce con il creare un?offerta formativa del tutto incompatibile con le caratteristiche e le domande del sistema produttivo. Il quale, come dicono le ricerche più recenti, esprime un ?fabbisogno? che è grosso modo ripartito così: 60% qualifiche professionali, 30% diplomi, 10% lauree. Con una riforma fatta in questo modo, l?opinione pubblica sarebbe indotta a credere che la vera scuola sia solo nei licei. Per di più questi hanno un biennio teorico, unico, che abbiamo sempre osteggiato e che paradossalmente riproduce il modello di scuola previsto dalla riforma Berlinguer, che proprio con questa legge 53 abbiamo voluto abrogare. Vita: E sul decreto attuativo dell?articolo 5 di quella legge, che riguarda la formazione del personale insegnante si trova d?accordo? Mauro: Sì. Ho apprezzato l?intenzione di innovare la formazione sia in ingresso che in servizio, del personale docente. è interessante e positivo anche il miglior legame che viene stabilito tra scuole e università su tutto il percorso formativo. Tuttavia si dovrebbe valorizzare di più l?autonomia scolastica anche nella selezione del personale docente che, uscito dalle università, deve fare l?anno di praticantato. Vita: Ma come si può attuare un simile progetto? Mauro: Istituendo degli albi regionali degli abilitati. Dove le scuole possano valutare i curriculum e giudicarne la corrispondenza con la specificità dei progetti educativi sviluppati nei famosi Pof, i Piani di offerta formativa.


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