Welfare

Una ricerca del CESE dimostra la forza straordinaria della società civile europea nella pandemia

Lo studio del Comitato economico e sociale europeo condotto nell’ultimo semestre del 2020 su 112 contributi provenienti da 26 Paesi dell'Ue conferma che le organizzazioni hanno agito in ogni parte d’Europa come vero e proprio baluardo in particolare nella fornitura dei servizi sanitari e socio essenziali

di Luca Jahier

Il Comitato Economico e Sociale Europeo ha discusso oggi una importante ricerca, promossa dal suo “Diversity Group” su come le organizzazioni della società civile (CSO) in Europa hanno risposto alla pandemia COVID19.

Questo studio, condotto nell’ultimo semestre del 2020 e che raccolto 112 contributi qualitativi, oltre a numerosi altri dati quantitativi, provenienti da 26 paesi dell’UE più altri paesi non appartenenti all’Unione, si è posto due obiettivi fondamentali: dare un volto più solido alla ricorrente percezione della straordinaria mobilitazione della società civile organizzata in Europa in innumerevoli attività di risposta alle emergenze create dalla pandemia; comprendere quali sfide, quali bisogni e quali indicazioni ne emergono per valorizzare il ruolo sociale ed economico di questi attori nei piani nazionali di recovery e resilienza.

La straordinaria ricchezza della ricerca, che peraltro è completata anche da un allegato che classifica un numero assai diversificato di buone pratiche che sono state raccolte, si basa peraltro sul consolidato delle riflessioni e dei lavori che il CESE ha sviluppato per lunghi anni, sulla sfida di dare un ruolo più strutturato alla democrazia partecipativa e all’inclusione delle organizzazioni della società civile quali partner eguali delle nostre società.

I risultati qualitativi e quantitativi di questo studio confermano che le organizzazioni della società civile hanno agito in ogni parte d’Europa, nelle mille articolazioni del loro agire, come un vero e proprio baluardo a livello locale e comunitario, fornendo un'assistenza incalcolabile, in particolare nella fornitura dei servizi sanitari e sociali essenziali. Lavorando per conto o in aggiunta alle autorità locali, le CSO hanno applicato la loro creatività, adattabilità ed energia alla ricerca di soluzioni innovative per il comune bene. La velocità con cui le organizzazioni della società civile nei paesi europei sono entrate in azione è inoltre davvero impressionante e illustra la dedizione di queste organizzazioni al benessere delle loro comunità!

Questo studio conferma dunque la forza vitale di questo tessuto civile, sociale ed economico delle nostre società europee e fornisce concrete raccomandazioni di cui tenere conto, perché come è stato detto, questa emergenza straordinaria non è finita, e non sarà certo l’ultima. E da quanto accaduto dobbiamo trarre lezioni per rafforzare la resilienza e la forza delle nostre società tutte.

Inoltre, lo studio evidenzia temi chiave, come la mancanza di flussi di finanziamento stabili, quadri giuridici e risorse e competenze adeguate per sfruttare appieno la trasformazione digitale in corso, eccessi di burocrazia. Due temi principali sono stati raggruppati come rilevanti per ulteriori analisi: le minacce al ruolo futuro delle organizzazioni della società civile nella democrazia partecipativa e la loro capacità di difendere i diritti umani e fondamentali; le sfide che potrebbero ostacolare la capacità delle organizzazioni della società civile nel riprendersi dalla crisi ed essere sostenibili nel tempo, mettendo a repentaglio la loro capacità di proseguire la propria missione. Lo studio esprime poi una serie di raccomandazioni a più livelli, sia verso i governi regionali e nazionali, che verso le istituzioni europee.

Ricordando in modo chiaro che abbiamo di fronte a noi una grande opportunità e sfida da non mancare: il pieno coinvolgimento delle organizzazioni della società civile in tutte le loro articolazioni, nella preparazione e nella messa in opera dei Piani nazionali di Ripresa e Resilienza. E aiutandole anche così a ridisegnare e rafforzare il proprio ruolo, struttura e capacità di networking.

Un tema che è già stato l’oggetto di una importante risoluzione del CESE nello scorso febbraio e che ancora ieri il Vicepresidente esecutivo dell’Unione Europea, Valdis Dombrowskis ha richiamato con forza, ricordando che “l’implementazione dei Piani sarà un successo solo con il supporto dei partner sociali e della società civile in ogni tappa del processo”. Ed ha poi aggiunto che per questo la Commissione ha previsto norme molto precise in questa direzione.

Una ricerca, quella discussa al CESE, che fornisce ulteriore solidità a questa sfida importante.


*Luca Jahier già Presidente del CESE 2018-2020

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