Mondo
Una rete per l’infanzia meridionale
L'hanno promossa Save the Children e la Fondazione con il Sud
Una rete per rilanciare la sfida a favore dei minori che vivono nel Sud. Una scommessa che è per il Mezzogiorno e per il Paese. L’hanno compiuta venti organizzazioni cui Save the Children e la Fondazione con il Sud hanno proposto l’alleanza per “Crescere al Sud” presentata oggi alla presenza di Fabrizio Barca, ministro alla Coesione sociale, e Marco Rossi Doria, sottosegretario all’Istruzione.
Una rete per l’infanzia
A contarli fa impressione. Sono oltre 1,2 milioni i minori che vivono nel Meridione e che sono variamente a rischio. A rischio povertà relativa (ma quelli che vivono in condizioni di assoluta povertà sono 359mila, il 9’3% di tutta la popolazione minorile meridionale). A rischio esclusione e fin dall’infanzia: solo 3 bimbi su 100 accedono al nido in Calabria e Campania; 3 studenti su 10 non arrivano al diploma a Sud, solo uno su dieci può usufruire del tempo pieno. Se il buongiorno si vede dal mattino… È sulla base di questi dati che Save The Children e Fondazione Con il Sud hanno pensato e proposto un’alleanza, «tanto più urgente visto che», ha puntualizzato Claudio Tesauro, presidente dell’associazione, «perché la crisi economica attuale incide particolarmente sulla vita di quei minori che vivono in zone disagiate. Occorre superare la realtà attuale per cui oggi nascere al Sud è un fattore di forte svantaggio».
Da qui appunto l’idea di un comune impegno per creare una piattaforma programmatica (che prevede azioni specifiche: l’istituzione di fondi regionali, la lotta alla povertà e alla dispersione scolastica, la promozione della legalità e la difesa dell’ambiente), inaugurando un nuovo metodo di lavoro, in rete e da sottoporre a continue verifiche.
Avviare nuove azioni, monitorare l’impatto
A Crescere al Sud hanno aderito venti organizzazioni, nazionali come Anpas e Libera, Uisp e Cnca, territoriali come l’Istituto Don Calabria, Civitas Solis e le cooperative Dedalus e Iskra, fra le altre. Un mix che aiuterà «tutti i soggetti che operano sul campo a fare rete, a riconoscersi fra di loro e fare uno sforzo di comunicazione e di valutazione dell’impatto delle iniziative che portano avanti», ha aggiunto Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione Con il Sud, convinto che «la questione del Mezzogiorno non sia altra cosa da quella dello sviluppo dell’intero Paese». In ogni caso non basta fare. Occorre che le azioni siano efficaci e strutturate, in modo da poter cambiare realmente la situazione (sono già in calendario iniziative e momenti di confronto in questo senso: l’11 e il 12 aprile a Bar, a giugno in Calabria e a ottobre in Sicilia). «Manca l’analisi attenta dei dati locali, servono nuovi metodi di valutazione dell’impatto, occorre costruire buone pratiche e diffonderle, dando voce più forte ai minori e offrendosi come interlocutori alle istituzioni», ha incalzato Tesauro. Istituzioni che hanno compreso la rilevanza di questo network. «Un piccolo ma importante momento fra chi si occupa di politiche pubbliche in mondo innovativo, e chi sta con le persone», ha detto Marco Rossi Doria, «utile per superare il pauroso dualismo italiano». «Una rete importante per l’autorevolezza delle due realtà che la promuovono», ha sottolineato il ministro Barca, «e per gli obiettivi che si propone».
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