Formazione

Una rete per il dopo di noi

A Roma, il 26 novembre, presso la sede del Cnel, un convegno nazionale promosso dal consorzio Comunità Solidali del Gruppo cooperativo Cgm, insieme a Fish, Fondazione Anffas, Al.Fa. e Fondazione Talenti

di Maurizio Regosa

Soli in mezzo al proprio disagio. una condizione difficile lenita per lo più dalla presenza della famiglia d’origine che si prende cura, finché può, delle persone con difficoltà psichiatriche (quelle così ben descritte in Si può fare, ottimo film diretto da Giulio Manfredonia e interpretato da Claudio Bisio, in foto). È il grande tema del dopo di noi, sul quale si svolgerà a Roma, il 26 novembre, presso la sede del Cnel, un convegno nazionale promosso dal consorzio Comunità Solidali del Gruppo cooperativo Cgm, insieme a Fish, Fondazione Anffas, Al.Fa. e Fondazione Talenti. Vi partecipano fra gli altri Claudia Fiaschi (presidente Gruppo Cgm), Emilio Rota (a capo della Fondazione Dopo di nopi/Anffas), Teresa Di Fiandra (Ministero Lavoro, Salute e Politiche Sociali), don Andrea Manto (della Pastorale Sanità CEei), Marco Morganti (Intesa Sanpaolo/Banca Prossima), Pietro Barbieri (presidente Fish).

Grazia Fioretti (amministratore delegato di Comunità Solidali) anticipa a Vita.it alcune riflessioni al centro dell’iniziativa: «Questo convegno è anche il punto d’arrivo del progetto Mattone solidale, gestito dal nostro consorzio e finanziato dalla Cei. Abbiamo realizzato 30 alloggi per pazienti psichiatrici. Altri 10 sono stati avviati con un contributo della Fondazione Cariplo.. Dovevano essere 80 persone e invece siamo riusciti a inserirne 110».

Un successo…

Non c’è dubbio. Ha superato le più ottimistiche previsioni. Specialmente perché si tratta di un segmento nuovo del Dopo di noi, quello che riguarda la salute mentale e che è il nostro specifico. Per lo più ci si preoccupa di disabilità. Ed è giusto. Ma anche in questo ambito della salute mentale non mancano i problemi. Prima li risolvevano i manicomi, che a loro modo erano una risposta al dopo di noi. Aboliti quelli, il tema è  esploso…

Ci sono dati per capire la portata del fenomeno?

No. Ma è chiaro che è in crescita e in trasformazione. Per fare un esempio. Non ci sono più ingressi negli ospedali psichiatrici, ma anche per via dell’allungamento medio della vita molte persone con disagio mentale finiscono con il ritrovarsi senza famiglia e quindi senza accudimento. Il tema del dopo di noi si fa più urgente. Spesso i pazienti rimasti soli vengono presi in carico dalla collettività, dalle sue istituzioni. E questo pone questioni nuove.

Oltre a presentare i risultati del Mattone solidale, nel corso del convegno di cosa si parlerà?

Abbiamo cercato di allargare lo sguardo oltre la disabilità mentale collegandoci con altre importanti realtà impegnate nel Dopo di noi nell’ambito della disabilità. In particolare con la società Alfa, di cui Comunità solidali è stata promotrice assieme a Intesa Sanpaolo, Banca Prossima, Fondazione Dopo di Noi Anfass, e che si occupa soprattutto di disabilità intellettiva. Saranno presentati i primi risultati di Alfa e i primi prodotti finanziari finalizzati al sostegno della famiglia, a prestiti agevolati per affrontare il problema, e il marchio di qualità che secondo noi è necessario per dare risposte qualificate. Perché il “dopo di noi” va inteso, a nostro giudizio, come vita indipendente, cittadinanza attiva ed effettiva esperienza di inclusione sociale.

Il convegno serve anche per lanciare le attività future?

Certo. Sulla base dei risultati che presenteremo di una ricerca condotta dalla Fondazione Talenti – intitolata “Una famiglia dopo la famiglia” – e che consentirà di individuare le caratteristiche e le modalità di sviluppo di risposte innovative ed efficaci  al bisogno di Dopo di noi, contiamo di riuscire ad aprire altre 100 comunità nel prossimo anno. 

 


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