Economia

Una rete di impresa per rendere produttivi i beni confiscati

Il progetto, nato con l’impulso del Comitato don Peppe Diana, il sostegno della Fondazione Con il Sud e il tutoraggio della Solco srl, si chiama RES – Rete di Economia Sociale

di Vittorio Sammarco

Fa il verso – provocatoriamente – a tutt’altro genere di sigla la NCO (Nuova Cooperazione Organizzata) che con l’impulso del Comitato don Peppe Diana, il sostegno della Fondazione Con il Sud e il tutoraggio della Solco srl, ha realizzato un interessante progetto chiamato RES – Rete di Economia Sociale.

Sono alcune cooperative sociali della provincia di Caserta che hanno creato una rete d’imprese (con il Contratto di rete “Rete di imprese per lo sviluppo locale”), con l’obiettivo di rendere produttivi i beni confiscati alla camorra nel casertano (circa 500 ma poco meno del 10% è utilizzato secondo la legge). Sono andati avanti per tutta la durata dei finanziamenti (890mila euro) e oggi, alla presenza del ministro della Cultura e del Turismo Dario Franceschini, hanno presentato i risultati a conclusione.

Erano tre, in partenza, gli obiettivi del progetto:

  1. 1) promuovere e implementare pratiche e filiere d'economia sociale attraverso l'uso dei bei confiscati alla camorra in un'ottica di rete;
  2. 2) promuovere le libertà positive delle persone, a partire da quelle più svantaggiate, e il rispetto per le diversità culturali per costruire comunità educative e solidali;
  3. 3) rendere accessibile, trasparente e valutabile da parte dei cittadini l'azione delle pubbliche amministrazioni locali per lo sviluppo sostenibile e il contrasto alla criminalità organizzata. Il tutto percorso attraverso azioni come: un network delle opportunità; il Fondo di solidarietà; scambi, gemellaggi, accordi; implementazione del patto sull'interculturalità; promozione del sistema di Budget di salute; Museo delle culture; tracciabilità della spesa pubblica; promozione Agenda 21 locale.

E – soprattutto – le filiere, fiore all’occhiello dei risultati raggiunti: la filiera agroalimentare, che valorizza la delle vocazione agricola ed enogastronomica del territorio casertano (prodotti venduti nel mondo con il marchio “Pacco alla Camorra”, dando lavoro a circa 100 persone svantaggiate (l’obiettivo è arrivare a circa mille nel giro di cinque anni se si cresce e si migliora nella qualità); la filiera della Comunicazione sociale, con la nascita di una agenzia a marchio Etiket, una web radio e una sala di incisione musicale; una Filiera del Turismo Responsabile, con i “Viaggi sulle terre di don Peppe Diana”, “un modo per valorizzare il territorio puntando sull’offerta turistica, ma anche sulla sensibilizzazione e sull’impegno di chi ha dato tutto in nome della legalità”.

Proprio al sacerdote ucciso dalla Camorra nel 1994 a Casal di Principe, infatti, è ispirata l’azione del network. «Il 30 aprile del 2016 non si conclude un percorso, è solo la nostra start up, l’avvio. Ma ne comincia un altro, in cui dobbiamo camminare con le nostre gambe», ha detto Valerio Taglione del Comitato don Peppe Diana.

«L'uccisione di don Peppe – continua – ha scosso tutti e ha dato l’idea che bisognava costruire relazioni belle. Abbiamo raccolto il suo testimone, e dopo la fase della memoria abbiamo deciso di innestare su un concetto serio e d’impegno, la sua parola e il suo pensiero. Creando soprattutto un'economia delle relazioni sui territori, che vive invece di relazioni malsane, producendo danni gravi. Abbiamo dimostrato che si può fare una filiera, costruire inserimento lavorativo e gestire i beni confiscati».

Eppure Taglione lancia un allarme forte: «Si è potuto fare quello che abbiamo fatto perché qualcuno ci ha creduto. Dobbiamo sottolineare che il clima oggi non è più quello di anni fa. C'è un clima che non ci piace, ci sono anche istituzioni che non supportano il percorso che stiamo facendo. Il vento sembra essere cambiato, molti pongono troppi distinguo. E c’è il rischio che qualcuno venga a dirci bravi, ci dia una pacca sulle spalle, e ci dica che lo sviluppo però si fa con altri progetti. Oggi, quindi, la sfida è soprattutto per noi.” E conclude “Ma noi ‘Per amore del nostro popolo’, continueremo a lottare».

Per questo assumono maggior forza le parole, non convenzionali, appunto delle istituzioni presenti. Quelle di Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione Con il Sud: «Complimenti per questo vostro lavoro fatto con tenacia, competenza, intelligenza e generosità. Mi piace dire che rappresenta un po' il paradigma del nostro modo di operare. Ossia: si parte dal sociale, dalla legalità e si finisce per fare sviluppo economico. Ci sono interi territori nel nostro Sud in cui o si fa così o non si fa niente. Bisogna partire dal sociale e dalla legalità come condizione concreta per permettere anche lo sviluppo economico. È un percorso lungo e non facile, ma necessario».

E infine quelle del ministro Franceschini: «questa è una bellissima storia di riscatto perché tanti cittadini di Casal di Principi l’hanno realizzata anche con l'orgoglio di definirsi Casalesi, cioè figli di una gloriosa storia millenaria. Ed è una storia di riscatto che viene costruita su un progetto valido per tutto il mezzogiorno indipendentemente dal fatto che viene costruita su un bene confiscato alla camorra. Mettere insieme un modello di comunicazione sociale, di connessione in rete delle realtà presenti e il turismo responsabile, è un progetto intelligente. Per questo posso dirvi che lo Stato vi sarà vicino e sosterrà in tutte le occasioni in cui sarà necessario».

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