Mondo

Una raccolta fondi contro il regime. La società civile russa rialza la testa

«I fondi raccolti serviranno al miglioramento delle condizioni di detenzione dei carcerati, al sostegno alle loro famiglie e al pagamento del lavoro degli avvocati per i diritti umani. Il 40% delle donazioni è stata versata in rubli e quindi verosimilmente da cittadini russi ancora residenti nel Paese. Un fatto di un'importanza straordinaria» sostiene Alexander Bayanov in questo articolo

di Alexander Bayanov

Il 12 giugno, festa dell’indipendenza della Russia (indipendenza da chi, vi chiederete … Indipendenza dall’Urss!), i media russi indipendenti che operano all’estero (Dozhd’, Meduza, Vazhnye Istorii, The insider e altri media popolari all’opposizione) hanno promosso un’iniziativa di solidarietà con i detenuti politici russi, dal titolo “Non sei solo”. Hanno organizzato una maratona di 24 ore su Youtube e su tutte le piattaforme più note per raccogliere donazioni volte a sostenere materialmente i detenuti. Sono stati raccolti circa 35 milioni di rubli (equivalenti a circa 390mila euro). Uno dei partecipanti, alla fine della telemaratona, ha lasciato questo commento su Youtube: “Adesso so per certo che non sono solo”:

Al momento della pubblicazione del numero di giugno della rivista VITA, "La mia Russia", il numero di persone condannate e rinviate a giudizio (in custodia cautelare) per ragioni politiche secondo ovd.info è aumentato da 505 a 579. La somma raccolta verrà destinata al miglioramento delle condizioni di detenzione dei carcerati, al sostegno alle loro famiglie e al pagamento del lavoro degli avvocati per i diritti umani. Secondo i dati raccolti dagli organizzatori della maratona, il 40% della somma è stato versato in rubli: si può quindi suppore che questo denaro arrivi dalla Russia. È un fatto di un’importanza incredibile, che ci dice che la società è viva ed è in grado di resistere. Le offerte dalla Russia sono arrivate nonostante la possibilità di essere accusati per aver fatto donazioni a dei media dichiarati dalla Russia agenti stranieri e organizzazioni indesiderate, come risultano essere gli organizzatori della maratona stessa. Non solo dunque si vede ripristinata la soggettività dei cittadini, ma nasce anche una solidarietà tra chi ha lasciato la Russia e chi non ha potuto andarsene e per diverse ragioni è rimasto in patria.

L’iniziativa e il tasso di partecipazione sono anche importanti segnali di appartenenza e di solidarietà di tutti quelli che sono contro l’attuale regime criminale. Finalmente, ed è la cosa più importante, i media russi cacciati dalla Russia sono stati in grado di pronunciarsi insieme, di rivolgersi all’opinione pubblica europea e mondiale, per raccontare la catastrofica situazione dei diritti umani in Russia e per intraprendere passi comuni contro le azioni del Cremlino, che mira a eliminare definitivamente le possibilità tecnologiche e di informazione che permetterebbero ai russi di ottenere informazioni obiettive sulla guerra in Ucraina e su ciò che sta accadendo nel mondo.

La scorsa settimana è stato reso noto che il Cremlino intende provare, già in autunno, prima delle nuove elezioni presidenziali del 2024, a disattivare l’accesso a Youtube, a Telegram e alla VPN, che permette di aggirare il blocco della censura. Attualmente tutte le reti social, Facebook, Instagram, Twitter, Tik-Tok …, sono bloccate dal governo russo, ad esclusione di Youtube e di Telegram. L’accesso ai social bloccati, così come agli altri siti dei media indipendenti russi e dei media internazionali, è possibile solo attraverso la VPN. Vi è dunque un rischio reale di una disattivazione di Internet in tutto il Paese. I media russi indipendenti e l’organizzazione “Reporter senza frontiere”, hanno rivolto un appello alle Big Tech ( Apple, Meta, Telegram, YouTube, Twitter, Microsoft, Google LinkedIn), affinché creino un gruppo di lavoro “Ingegneri contro la dittatura” per evitare tale disconnessione. Ne riportiamo uno stralcio:

«Per aggirare la censura potrebbero essere usati il domain fronting, i siti web Tor e il mirroring all’interno di soluzioni cloud, che il Cremlino non sarebbe in grado di bloccare. Il domain fronting può reindirizzare il traffico in modo che, in caso di blocco, i cittadini russi possano continuare ad accedere ai media online. Considerato il fatto che le aziende russe stanno ancora utilizzando soluzioni cloud per il proprio business, le autorità russe non possono bloccare questa soluzione senza causare importanti danni economici. Esortiamo le aziende Big Tech a unirsi a noi nel tentativo di impedire la chiusura delle principali piattaforme sociali in Russia e a difendere i diritti civili delle persone in tutto il mondo. Ora è necessario avviare un dialogo tra i rappresentanti di queste piattaforme e noi stessi, in modo da poter lavorare insieme per costruire soluzioni che riconnettano i cittadini russi con la loro stampa indipendente in esilio».

La propaganda di Putin non deve ottenere il monopolio sull’informazione dei cittadini russi. Questa iniziativa è stata sostenuta anche dal Premio Nobel per la pace Dmitrij Muratov, giornalista e caporedattore di Novaja Gazeta: «Non si tratta più solo di censura di singole testate e applicazioni di messaggistica ma di qualcosa di nuovo, globale. Sono in corso pericolosi tentativi di distruggere i mezzi stessi di distribuzione dei contenuti ai cittadini. Ora, in Russia, l'intero "trasporto" di distribuzione dei contenuti è minacciato di distruzione, in particolare YouTube e Wikipedia. Gli ingegneri possono aiutare il giornalismo e la società di oggi. Possono trovare e implementare metodi e algoritmi affidabili per preservare YouTube, Wikipedia e VPN. La libertà di parola oggi è tecnologia. Abbiamo bisogno di un'iniziativa congiunta: "Ingegneri contro la dittatura».

All’appello si è inoltre unita la Federazione Europa dei Giornalisti e l’Associazione Olandese dei Giornalisti: «I giganti della tecnologia hanno il dovere morale di non cedere alle richieste dei nemici della libertà di espressione. Cedere a queste richieste o essere semplicemente passivi equivale a rendersi complici della massiccia distruzione delle libertà civili in corso in Russia».

Saremo spettatori di eventi epocali in cui i media e le Big Tech, superando i propri interessi aziendali, potranno unirsi affinché la semplice solidarietà umana trovi modo di opporsi alla menzogna?



VITA ha incaricato l'autore di questo articolo Alesksander Bayanov, giornalista e sociologo russo rifugiato in Italia da circa un anno, di coordinare il numero del magazine di giugno in distribuzione in questi giorni. Un numero scritto interamente da attivisti e intellettuali russi che da dentro e da fuori il Paese si stanno battendo contro il regime. Alle 18 di oggi presenteremo questo lavoro al pubblico in diretta social su Facebook e Linkedin. Con noi ci sarà anche la vicepresidente della Commissione Esperi alla Camera, Lia Quartapelle.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.