Formazione

Una proposta per i sindacati

di Don Antonio Mazzi

E se anche i signori del sindacato, cioè i tre paladini della giustizia e difensori integerrimi del “poco ma subito” (perché questo lo slogan operaista italiano – Ai dirigenti aumenti del cento in cento, agli operai centesimi dilazionati nel triennio) facessero il cosiddetto fioretto (Bonanni conosce bene questo linguaggio) e si tagliassero un pezzetto del loro stipendio (più benefit) a favore degli esodati?
E se tornassero a vivere in segreterie meno sontuose e costose, con centinaia e centinaia di persone “distaccate” per… non si capisce bene? E se il CNEL, con tutti gli annessi e connessi, anziché essere un deposito di elefanti e di trombati sindacali, facesse una bella cura dimagrante e lavorasse soprattutto per i giovani e con i giovani?
E se alcune compagnie di assicurazione, figlie più o meno benedette di antenati celebri, si distinguessero per cedole  e premi più umani?
C’è, in Italia, chi deve essere sempre offeso nella sua dignità da tutti, cattolici in testa; che deve sempre ringraziare per il centesimo che gli viene scontato (centesimo al distributore, centesimo ai saldi, centesimo per l’affitto) e c’è un’altra Italia che, se qualcuno la tocca, muore.
Noi, preti del sociale, siamo diventati assistenti sociali. Ci arrivano e-mail le più strane, le più vergognose. Accadono fatti di una “violenza civile” inaudita. Per i quali nessuno fa più niente, e noi, pochi e sempre meno, ci vergogniamo e basta, diventando (anche noi) operatori di iniquità.
Il silenzio, in questo periodo, è un sacrilegio. E le manifestazioni che, di tanto in tanto, qualcuno fa nelle piazze, non toccano minimamente la profonda ingiustizia che mette sul lastrico migliaia di persone e di famiglie.
Come è possibile che esistano pensioni da 350.000 euro al mese e pensioni da 650 euro, per due persone che hanno lavorato nella stessa azienda, per anni pari, una al banco, piano terra, l’altra al tavolo del secondo piano?
E che a quest’ultima venga decurtata la pensione? Mentre all’altra….?

don Antonio Mazzi

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