Salute

Una proposta per definire i Liveas

L'assistenza nel sociale oggi ha differenze enormi da una regione all'altra. Da più di 10 anni l'Italia è in attesa che vengano definiti i livelli essenziali di assistenza sociali. Ora Fondazione Zancan e Scuola Sant'Anna dimostrano che si può fare

di Redazione

Sono passati più di 10 anni dalla riforma costituzionale del 2001, ma i livelli essenziali di assistenza sociali ancora non ci sono. Manca ancora una legge che li definisca e quindi persistono pesanti squilibri tra aree del paese. Inoltre i diritti sono “finanziariamente condizionati”. Così’ la Fondazione “E. Zancan” fotografa la situazione. Per colmare queste lacune e dare un contributo concreto, nei giorni scorsi la Fondazione Zancan in collaborazione con la Scuola Superiore S. Anna di Pisa ha riunito a Malosco, in Trentino, un gruppo di costituzionalisti e altri esperti per mettere a fuoco criteri e soluzioni per la determinazione dei Lea sociali. L’obiettivo è di stimolare le istituzioni a intervenire. Il risultato del seminario è un documento contenente proposte concrete, che sarà inviaato al governo, alle regioni, agli enti locali, alle organizzazioni sociali per cercare di superare insieme questa situazione di impasse che dura da troppo tempo.

«La questione è nell’agenda degli addetti ai lavori da almeno 11 anni, cioè dalla riforma del Titolo V», ha detto il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato. «In questi anni si è continuato ad affrontare e approfondire il tema, senza però fare passi in avanti sostanziali. Il seminario ha dimostrato invece che è possibile fare passi avanti per riqualificare la spesa e meglio orientare le risorse verso chi più ha bisogno, in una logica di giustizia, equità, investimento e di sviluppo sociale».

Emanuele Rossi, professore di diritto costituzionale alla Scuola Superiore S. Anna di Pisa e membro del cda della Fondazione Zancan, ha coordinato il seminario: «Definire i Lea significa stabilire quali sono i diritti esigibili, ma se non si identificano i fondi per garantire questi diritti allora lo sforzo di definizione è nullo». Rossi ha spiegato così le tante difficoltà del percorso: «Nell’area dell’assistenza sociale è difficile arrivare a una standardizzare della prestazione, come avviene in sanità». Ciò non toglie che sia possibile farlo: infatti il documento di Malosco propone innanzitutto di stabilire un finanziamento complessivo, propedeutico anche alla definizione degli standard: «Bisogna cercare di definire e quantificare le risorse che già ora vengono usate dallo stato per l’assistenza sociale, in modo da poterle riorganizzare e razionalizzare». Deve essere individuata una procedura condivisa e partecipata per la definizione dei Lea e, infine, è necessario abbattere le differenze tra aree del paese, «iniziando a chiamare i servizi e le prestazioni tutti con lo stesso nome, per poter definire le priorità» conclude Rossi.

 


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