Famiglia
Una porpora per Campiglio
Tarcisio Bertone approva la proposta del professore. "Rompe limmobilismo dei politici, anche cattolici, che a favore della famiglia hanno fatto solo promesse".
Lui è quinto di otto figli. E forse proprio per questo non riesce a darsi pace davanti a un?Italia inchiodata su medie negative di natalità da record del mondo. Così Tarcisio Bertone, 70 anni, arcivescovo di Genova, il 20 giugno scorso, durante una predica al santuario della Madonna della Guardia, ha rotto gli indugi e ha reso noto il suo appoggio alla proposta di riforma elettorale lanciata da Luigi Campiglio e sostenuta dalle Acli. Bertone è un nome che conta nella Chiesa italiana: già rettore dell?Università salesiana, poi braccio destro di Ratzinger alla Congregazione per la dottrina della fede, ha preso la cattedra che era di Dionigi Tettamanzi.
Vita: La denatalità italiana è una questione culturale o è frutto di un deficit politico?
Tarcisio Bertone: Le due cause sono altrettanto incisive. È una visione della vita e di conseguenza della famiglia che è andata in declino. Ma c?è pure un problema economico e sociale, poiché le autorità politiche, nonostante tutte le promesse elettorali, non favoriscono la famiglia. Il paragone con la Francia o l?Irlanda dimostra che dobbiamo cambiare rotta. Serve una svolta a ?u? a favore della famiglia.
Vita: Un destino strano per un Paese cattolico come l?Italia. Non trova?
Bertone: È vero. In tanti campi la tradizione cattolica non è riuscita a incidere sui politici, neanche su quelli cattolici. Non manca certo l?impegno, visto che la Chiesa ha continuato a lanciare appelli: io stesso avevo firmato il documento della Congregazione sulla dottrina della fede sui cattolici e la politica. Ma in questi decenni abbiamo avuto politici che non hanno dimostrato coerenza nella visione della società. È mancata una concretezza di provvedimenti, per cui l?adesione ai principi è rimasta su un piano formale.
Vita: Lei ha parlato di svolta a ?u?. La proposta di Campiglio obbedisce a questi requisiti forse anche troppo, visto che molti la giudicano irrealizzabile?
Bertone: Occorre una rottura della continuità. La proposta Campiglio ha questa caratteristica. Ma non è così dirompente come in tanti dicono. L?importante è prenderla sul serio. Perché se la si prende sul serio, si superano gli scogli e si trovano le modalità di attuazione. D?altra parte è una proposta che corrisponde alla drammaticità della situazione: le ricerche dicono che la gran parte delle coppie vorrebbe un figlio in più e non può permetterselo. Questa è una mancanza di libertà. Le famiglie non sono libere di attuare i loro programmi di vita.
Vita: Nessun dubbio neppure sul protagonismo dei minori?
Bertone: No. Anzi, la realtà ci suggerisce come anche i minorenni siano cittadini a tutti gli effetti, e meritano di avere voce. In Inghilterra i sedicenni sono già ammessi al voto alle amministrative. Quanto alla rappresentanza esercitata dai genitori credo che sia anche una logica conseguenza del dibattito e del confronto che avviene in famiglia.
Vita: È d?accordo che la delega al voto venga esercitata dalla mamma?
Bertone: È la persona più indicata. Quella che può meglio inverare il diritto del bambino. Certo, ci vorrà un consenso tra i genitori. Ma in forza della parità e del carico di responsabilità che grava sulla madre, trovo che sia coerente la proposta di affidare a lei questa rappresentanza.
Vita: Quali passi serviranno per far avanzare questa proposta?
Bertone: Conto molto sul convegno di Orvieto, promosso dalle Acli a settembre, con politici e studiosi di tutte le estrazioni e correnti chiamati al confronto. Spero che lì si riescano a vincere i timori e a proporre delle soluzioni praticabili. Ricordiamoci che su questo problema non si sta muovendo solo il prorettore della Cattolica. Si sta muovendo tutta l?Europa. E quindi si deve arrivare a qualche prospettiva concreta.
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