Volontariato

Una passione per l’educazione che dura da 50 anni

Mentre è in corso a Bracciano il Consiglio generale dell’Agesci che dà il via al cinquantesimo di fondazione dell’associazione, il Capo Scout e la Capo Guida d’Italia, Fabrizio Marano e Daniela Ferrara sottolineano il valore sempre attuale della scelta della co-educazione e l’importanza di aprirsi ai territori e all’accoglienza valorizzando la partecipazione dei ragazzi e il loro impegno per un mondo migliore

di Antonietta Nembri

«Quella di quest’anno sarà un’occasione diversa dalle altre, perché aprirà l’anno del nostro cinquantesimo che si concluderà nel 2025. Ma come sempre sarà un’importante opportunità di camminare insieme e costruire il futuro con i nostri ragazzi». Sono queste le parole con cui Daniela Ferrara, Capo Guida d’Italia parla del 50° Consiglio generale Agesci in corso a Bracciano fino al 28 aprile, con il titolo “Capi e ragazzi per un mondo migliore”. 

Quest’anno l’Associazione guide e scout cattolici italiani celebrano, infatti, i 50 anni dalla loro fondazione anche se, come tiene a precisare Fabrizio Marano, Capo Scout d’Italia «fu nel consiglio generale del 4 maggio del 1974 in cui i consigli generali delle due organizzazioni l’Agi e l’Asci che votarono la fusione delle due associazioni. E il patrimonio delle due realtà si è integrata». 

Un’esperienza originale

«All’epoca nello scautismo internazionale c’erano pochissime esperienze di questo tipo», continua Marano. «Si adottò il principio della co-educazione, una parola magica, perché indica i concetti di relazione e indica il valore di essere “con”. Non si è persa la specificità e questo vincola anche la forma (tutte le cariche all’interno di Agesci prevedono una figura maschile e una femminile-ndr.) oltre che la scelta educativa che è comunitaria. Il sistema comunitario ha aiutato anche gli adulti e i capi e noi siamo una comunità di 1.900 gruppi». 

Daniela Ferrara e Fabrizio Marano – foto di Nicola Cavallotti

Marano inoltre sottolinea che «essere comunità in alcune aree è già una testimonianza, educa ed è una spinta a essere aperti al territorio e alla chiesa locale. La nostra è una proposta per persone libere e la dinamica comunitaria garantisce anche il processo di costruzione del pensiero».

La sfida della co-educazione

La forma della co-educazione nella specificità resta una sfida, precisa Ferrara. «È importante che ai ragazzi e alle ragazze sia proposto il senso vocazionale di essere uomini e donne che è dare rilevanza all’identità di ciascuno. È una sfida per gli educatori e per gli stessi ragazzi che supera l’aspetto legato ai ruoli. L’associazione propone in modo forte la diarchia perché tutti i ruoli di governo sono gestiti da un uomo e una donna, è una testimonianza, fu una scelta importante del 1974 e anche oggi questa diarchia rappresenta un valore attuale. Cinquant’anni fa era il superare dei ruoli stereotipati, oggi è la costruzione di un’identità per i nostri ragazzi che vivono questa esperienza insieme».

Dopo cinquant’anni l’Agesci scommette ancora sull’educazione e all’educare alla vita cristiana che, precisa Ferrara, «non è fare catechesi con il metodo scout, ma educare alla vita cristiana, un immergersi nel creato che va oltre il vivere la natura con una maggiore attenzione alla sua tutela che c’è solo innescando reti e partecipando alla costruzione di una comunità nel territorio». Legato a questo anche l’essere «artigiani di pace, un tema su cui si è sempre lavorato ma che oggi è più che mai un impegno sia educativo sia di presenza». 

“Amico degli anziani”, al di là della buona azione

Tra le novità anche la nuova specialità “Amico degli anziani”, un anno fa un giovane lupetto che aveva dato il via all’idea è stato insignito del titolo di “Alfiere della Repubblica” ora come spiega Marano «faremo sì che questo sapere fare orientato all’altro vada al di là dell’idea della “buona azione”. È una specialità che ci hanno indicato gli stessi ragazzi e in questo contesto è dare una strada a un’azione già avviata. Diventa esemplare di quello che è possibile fare in termini educativi e di formazione di una cittadinanza a prescindere dall’età».


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In questo anno del cinquantenario i vertici dell’Agesci sono stati ricevuti sia dal Papa sia dal Presidente della Repubblica «vi abbiamo colto un grande incoraggiamento a proseguire nel nostro servizio», dicono Ferrara e Marano che, sull’incontro con il Papa sottolineano di aver ribadito non solo il loro voler dare una mano ma anche «l’esserci nella Chiesa curandone la missione». 

Marano sottolinea il valore delle parole di incoraggiamento ricevute da papa Francesco «per il nostro modo di accogliere i ragazzi, un “tutti dentro” che si esprime nei territori, soprattutto in quelli che subiscono lo spopolamento o gli arrivi di nuove migrazioni. La nostra vuol essere un’inclusività a 360 gradi per raggiungere i ragazzi e accoglierli in modo incondizionato diventando “presidi educativi”».

Il prossimo appuntamento per tutta la comunità capi dell’Agesci è la Route nazionale che si terrà dal 22 al 25 agosto dal titolo “Generazioni di felicità”. «Per noi vuol dire essere testimoni di felicità e impegno perché la vità in pienezza è possibile viverla e l’impegno è quello di lasciare un mondo migliore», conclude Ferrara.

In apertura foto di Andrea Pellegrini – tutte le immagini da Ufficio stampa

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