Welfare

Una nuova stagione per il non profit: la produzione di valore

L’editoriale di Riccardo Bonacina che apre il numero di novembre del magazine in distribuzione da lunedì 6 novembre

di Riccardo Bonacina

Il 69% dei ragazzi italiani di età compresa tra i 18 e i 24 anni crede che il Terzo settore svolga un ruolo fondamentale nel nostro Paese ci dice un’indagine realizzata da Swg per analizzare la conoscenza e la rilevanza del settore non profit e la percezione del nuovo ruolo dell’impresa sociale e delle nuove forme di economia collaborativa presentata alle Giornate di Bertinoro. E questa è già una bella notizia.

Ma quello che più sorprende in questa indagine è che poco meno 20% di quegli stessi ragazzi pensa che dopo la Riforma, il Terzo settore potrà davvero rappresentare un’alternativa praticabile per il futuro dell’economia, di un’economia diversa, più giusta, con al centro la persona umana e il senso del lavoro. Ovvero, tra i giovani si fa largo una coscienza nuova che guarda al Terzo settore, come forma d’impresa, come esperienza di produzione di senso ed anche di valore economico, come «modello su cui innestare nuove forme di economia collaborativa e comunitaria», come ha giustamente notato Paolo Venturi.

Per i giovani il Terzo settore è un modello su cui innestare nuove forme di economia collaborativa e comunitaria

Paolo Venturi

Finalmente, il Terzo settore comincia ad essere guardato non come il recinto dei buoni (o peggio dei buonisti), non più come ai crocerossini pronti all’uso per mettere qualche pezza a fronte dei disastri di Stato e Mercato, ma come a un motore di sviluppo, produttore di coesione sociale e di buona economia capace, se liberato e messo al centro delle politiche di questo Paese, di generare nuovo valore.


Solo tre mesi fa proprio su Vita il premio Nobel Stiglitz aveva detto: «Per cambiare l’economia e ridisegnarne i confini, occorre spingere sul Terzo settore, sulla sua capacità di agire sul legame sociale e di produrre valore condiviso e inclusivo». Ora, il percorso della Riforma del Terzo settore giunto a compimento (parziale, poiché mancano i provvedimenti amministrativi attuativi) disegna un contesto normativo che, per la prima volta, dota la popolosa realtà della terra di mezzo di un diritto e un codice del non profit. Come più volte qui abbiamo sottolineato si tratta di una svolta epocale e ambiziosa che sarà bene capire bene, imparare, per sfruttare l’ampio spettro di opportunità che essa offre a donatori, investitori, imprese sociali, giovani che si vogliano impegnare al servizio delle proprie comunità.

Per questo Vita, gettando il cuore oltre l’ostacolo, ha voluto proporre un corso di formazione in e-learning, in collaborazione con l’Università telematica Uninettuno, per aiutare e sostenere un percorso di comprensione efficace grazie alla disponibilità di docenti di prestigio e diretta- mente impegnati nei tavoli preparatori delle nuove norme.
Ma per non perdere questa nuova sfida e per non tradire questa fiducia che soprattutto i giovani dimostrano, sarà decisiva la creatività delle realtà di Terzo settore, il loro coraggio, il coraggio dei nuovi imprenditori sociali e la loro effettiva capacità di includere i mondi vitali che circuitano nella terra di mezzo fra Stato e Mercato e la volontà di effettuare investimenti significativi su competenze e culture digitali e comunque su progetti e servizi davvero innovati.

Per cambiare l’economia e ridisegnarne i confini, occorre spingere sul Terzo settore, sulla sua capacità di agire sul legame sociale e di produrre valore condiviso e inclusivo

Joseph Stiglitz

Nella realtà esiste un processo di ibridazione che tende sempre più a caratterizzare le relazioni tra le aree del Pubblico, del Mercato e del Terzo settore. L’area di maggior contatto tra Enti Pubblici e realtà di Terzo settore è quella del profilo soggettivo e delle finalità; entrambi i soggetti perseguono la non lucratività e la pubblica utilità. Sconfinamenti e ibridazioni già in essere anche nel rapporto tra soggetti del Mercato ed enti di Terzo settore. Le nuove norme riconoscono alle realtà di Terzo settore la possibilità di svolgere attività economica e di redistribuire parzialmente gli utili, alle società di mercato è riconosciuta la possibilità di perseguire scopi non lucrativi come nel caso delle Società Benefit.

Sconfinamenti e ibridazioni che il nuovo quadro normativo prova a regolare ma che di fatto non scoraggia aprendo una possibile nuova stagione. Quella della coproduzione di valore sociale ed economico tra soggetti diversi che si obbligano reciprocamente rispetto alle proprie comunità. Partecipare, donare e coprodurre costituiscono da sempre il “dna” del Terzo settore. Oggi, questo nucleo di principi e paradigmi grazie alla trasformazione radicale dei meccanismi di produzione del valore sociale in seguito all’emersione di nuove motivazioni e bisogni può uscire dal recinto in cui è stato costretto per troppi anni e contagiare ampi settori di economia e società. Siamo nel “già” (gli esempi sono già tanti) e “non ancora” ma una nuova stagione oggi pare davvero possibile per le istituzioni non profit capaci di vincere la sfida della modernità ricombinando equità e tecnologia percorrendo sentieri non bat- tuti mossi dal desiderio di generare un cambiamento reale.

Una nuova stagione che Vita può e deve accompagnare, per questo anche questo mese, per l’ultima volta, chiediamo il vostro sostegno con abbonamenti sostenitore, se l’avete già fat- to proponetelo agli amici.

Per farlo andate qui: iostoconvita.vita.it/it/crowdfunding.
Grazie


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