Non profit

Una nuova governance per ridistribuire le risorse in sanità

I medici lombardi e la spesa sanitaria

di Sara De Carli

Un tempo gli ospedali venivano finanziati a piè di lista; oggi la spesa sanitaria è – per molte Regioni – un buco nero che vale il commissariamento. La spesa sanitaria cresce ovunque, per tre ragioni essenziali: perché aumentano i malati, a cominciare dagli anziani (quest’anno gli over 75 faranno un balzo dal 6 al 10% della popolazione); perché scienza e tecnica progrediscono; perché aumentano i costi di beni e servizi. Controllare la spesa sanitaria è un imperativo inevitabile, ma è anche qualcosa che si può fare senza dimenticare l’etica.
Ci sta ragionando da tempo la Regione Lombardia, certamente virtuosa quanto a gestione della spesa sanitaria. Nel 2005 i suoi medici e dirigenti si ritrovarono in un convegno dal titolo «Esiste un’etica per governare il limite delle risorse?», che aveva individuato cinque settori-chiave per realizzare questa etica delle risorse: corretto utilizzo delle risorse; appropriatezza dei servizi; fare sistema; creare partnership tra strutture sanitarie, industria e privato sociale; fare un’informazione corretta e completa. Cinque anni dopo, il convegno «Verso un’etica delle risorse in sanità: esperienze e prospettive», voluto dall’ospedale Sacco e tenutosi a Milano il 16 aprile, ha fatto un primo bilancio.
«Questi temi sono circolati in questi anni, sia tra medici e addetti al lavoro sia, ed è importante, tra i cittadini e pazienti», spiega Alberto Scanni, direttore generale dell’ospedale Sacco. «La Regione ha messo in campo meccanismi di verifica dell’appropriatezza dei trattamenti, a cominciare dal sistema HTA. La strada è quella di arrivare ad una personalizzazione del farmaco e della terapia sul singolo paziente: una precisione che significa sì razionalizzare la spesa, ma soprattutto aumentare gli standard qualitativi della terapia offerta al paziente».
“Appropriatezza” è la parola-chiave. Cosa significhi lo spiega la dottoressa Marina Chiara Garassino, oncologa al Fatebenefratelli e all’Oftalmico di Milano, che ha presentato il caso dell’Erlotinib, un farmaco per il tumore al polmone, che costa 3mila euro al mese ed è efficace solo nel 10% dei pazienti, mentre per alcuni è addirittura tossico. Studi ulteriori hanno consentito di individuare che i pazienti che rispondono bene al farmaco presentano la mutazione di un gene. Selezionare i pazienti con questa chiave consente non solo una riduzione del 90% della spesa per questo farmaco, ma anche di evitare danni. «La sfida è trovare il farmaco giusto per il paziente giusto», ha detto la Garassino.
Obiettivo del convegno era raccogliere idee per il futuro. Ecco quelle di Scanni: «Potenziare la ricerca indipendente; riconvertire alcune strutture obsolete, far riflettere anche l’utenza sul fatto che non prescrivere alcuni esami, se non c’è indicazione di appropriatezza, non è ledere un diritto ma una questione etica». Riccardo Bonacina, direttore editoriale di Vita, ha invece indicato la strada di una nuova governance capace di uscire dall’autoreferenzialità di cui ancora soffre la sanità pubblica e che deve aprirsi, se vuole attrarre più risorse, «a ciò che sta a monte, l’industria e il mercato della sanità, e ciò che sta a valle, ovvero le organizzazioni di cittadini e le imprese sociali».


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