Politica
Una nomenclatura senza popolo
La disfatta della sinistra arcobaleno.«La Lega rappresenta il proletariato interno contro il proletariato migrante. La Sinistra non rappresenta più nessuno. Come ricominciare?
Destra/Sinistra, cioè la valuta corrente dello scambio politico delle democrazie occidentali, è svaporata e stiamo assistendo a un ?rompete le righe? delle appartenenze politiche del Novecento. Ecco alcuni degli assunti intorno a cui ruotava l?ultimo libro di Marco Revelli, Sinistra destra. L?identità smarrita (Laterza 2007). Un libro in cui aveva messo nero su bianco le sue fosche previsioni. Professore ha tragicamente azzeccato…
Marco Revelli: Purtroppo sì, proprio gli elementi più radicali di quell?analisi sono oggi confermati dai fatti. L?esito di questa tornata elettorale conferma alcune delle mie diagnosi. Stiamo assistendo alla fine dello spazio politico così come la modernità l?aveva concepito: lo spazio politico dello Stato nazione che ha dato vita alle democrazie rappresentative contemporanee. C?è un vero salto di paradigma nel quale da una parte lo spazio politico si è trasformato in spazio essenzialmente mediatico, dall?altra il meccanismo democratico che funzionava dal basso verso l?alto attraverso la rappresentanza della società nelle istituzioni, oggi funziona attraverso un trasferimento che va dall?alto verso il basso in una struttura essenzialmente oligarchica.
Vita: Quelli che dovevano rappresentare le istanze degli esclusi dove hanno sbagliato? Sono stati spazzati via perché si sono adeguati a questo modello o perché sono rimasti una nomenclatura senza più popolo?
Revelli: Hanno sbagliato per autoreferenzialità, perché hanno costruito la loro ipotesi elettorale in modo del tutto verticistico all?interno degli apparati, per poi calarla sulle teste degli elettori, perché hanno imposto liste che con i territori non c?entravano nulla. Sono molte le ragioni assai poco nobili della tremenda sconfitta. Poi ci sono delle ragioni di scenario. Hanno applicato l?idea della politica che valeva nel Novecento all?oggi, ma oggi non è più possibile rappresentare pezzi di società pensando di trasferirle per cooptazione dentro le istituzioni politiche. Ecco perché la Sinistra radicale è stata accusata di essere stata troppo subalterna e insieme troppo ostile alla sua maggioranza. E ora il suo elettorato se n?è uscito un po? nel non voto e un po? nel cosiddetto voto utile.
Vita: Un po? se n?è andato con la Lega, dicono le prime analisi?
Revelli: È vero, questo è un aspetto importante perché la Lega ha interpretato nella forma più compiuta l?innovazione del partito di territorio e l?ha giocata fino in fondo, con tutti i vantaggi e tutti gli orrori dell?interpretare i bisogni di un territorio. Il territorio oggi è diventato il luogo in cui si gioca la rappresentanza. La Lega ha intercettato il rancore, il senso di abbandono degli strati popolari che fino a due decenni fa erano l?insediamento sociale della vecchia sinistra, del movimento operaio. Quello che è rimasto di quel ceto sociale, in questo ventennio abbandonato dalla sinistra in fuga, si è rivolto a chi sentivano vicino, a chi trovavano sul territorio e li ascoltava. Giustamente Bossi ha dichiarato che la Lega oggi rappresenta il «proletariato interno». È vero, rappresenta il proletariato interno in conflitto orizzontale con il proletariato esterno, i lavoratori migranti. La Lega interpreta questo che è un conflitto ipermoderno, invece la sinistra non rappresenta più né il proletariato interno né quello esterno.
Vita:Da dove può ripartire la sinistra oltre che, speriamo, da nuovi dirigenti?
Revelli: Occorrerebbe lavorare su un nuovo paradigma della politica, un lavoro prima ancora che politico, culturale. Bisognerebbe ricostruire uno spazio comune prima ancora che pubblico, uno spazio costruito sulla condivisioni di valori che vanno aldilà delle identità specifiche. Se dovessi indicare un percorso, direi che è quello di una resistenza culturale più che di una iniziativa politica.
Vita: Con che soggetti fare questo lavoro culturale?
Revelli: Con il reticolo associativo che sta dentro i territori e che deve attrezzarsi per interloquire con la politica e le istituzioni in modo nuovo, non più subalterno.
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