Cultura

Una magia narrativache ha fatto molti danni

letteratura Le grandi opere e gli inediti di Mario Tobino

di Redazione

Era l’estate del 64, l’estate della maturità, quando lessi Le libere donne di Magliano. Mi appassionò la descrizione della follia, del delirio, della vita di quelle donne in manicomio. Ritratti, storie, passioni mi fecero conoscere un mondo insospettato, mi avvicinarono a umane profondità sconosciute alla mia adolescenza.
Quelle suggestioni lasciarono il segno. Studente di medicina a Napoli, cominciai a frequentare la clinica delle malattie nervose e mentali. E cercai altre letture. Lessi Il deserto della Libia che narra l’esperienza della guerra e Il clandestino che rievoca la Resistenza contro i nazifascisti. Conoscere gli uomini e le donne, la loro vera e più profonda essenza è il valore dell’estenuante lavoro di Tobino. E la verità più intima e indicibile sembra affiorare soltanto in guerra, nella malattia, nell’orrore della lotta fratricida, nella follia.
Ma è il Tobino psichiatra che scrive di manicomi e di psichiatrie che poi avrei seguito. Con una certa delusione. Mi aveva affascinato quando scriveva: «La pazzia è una malattia? Non è soltanto una delle tante misteriose e divine manifestazioni dell’uomo, un’altra realtà dove le emozioni sono più sincere e non meno vive?», ma negli anni 70 manifestò la sua contrarietà alle prime esperienze di apertura dei manicomi. Mi amareggiò la sua difesa strenua delle istituzioni che contenevano la follia. E annientano gli uomini e la loro umanità. Svelava, Tobino, una sorta di affezione al manicomio. Nel suo Per le antiche scale sostenne l’irreversibile destino del “malato di mente”, l’inguaribilità, l’incomprensibilità, la sua disuguaglianza. Si avventurò in una insostenibile difesa degli psicofarmaci e chiamò con ironia “innovatori” quelli che si dedicavano all’impresa di aprire le porte dei manicomi. Compresi allora che quella narrazione così fantastica, stupita riguardava l’oggetto follia: misterioso, oscuro, ineluttabile. Saprò dire solo dopo che quelle narrazioni hanno fatto più danni e creato più pregiudizi del manicomio stesso.
E tuttavia saluto con gioia la riedizione degli scritti di Tobino. Lo rileggerò ancora e sono sicuro che, malgrado tutto, non saprò sottrarmi alla sua irresistibile magia narrativa.

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