Mondo

Una maastricht per l’Africa

Roma: incontro tra ong, organizzazini contandine, rappresentanti europei. Tutti d’accordo: per inserirsi i paesi poveri hanno bisogno di integrazione economica e monetaria

di Joshua Massarenti

È una delle tante sequenze di una battaglia che si annuncia ancora lunga. Quella che oppone l?Unione europea e i 77 paesi Acp (Africa-Caraibi-Pacifico) sull?Accordo di partenariato economico (Epa) ha fatto tappa in Italia, a Roma, dove il 24 aprile scorso si è svolto presso la sede del Fondo Onu per l?agricoltura e l?alimentazione (Fao) un incontro organizzato dalla società civile. Epa: lavorando insieme per l?integrazione regionale e la sovranità alimentare è il titolo su cui si sono confrontati rappresentanti delle organizzazioni contadine dei paesi Acp, membri di ong italiane mobilitate contro gli Epas, negoziatori della Commissione europea ed esperti della Fao. Ospite d?eccezione: la vice ministro degli Esteri con delega alla cooperazione internazionale, Patrizia Sentinelli, che già al Forum sociale di Nairobi nel gennaio scorso aveva dato prova di un fortissimo interesse per la vicenda. «Si tratta di un accordo che determinerà gran parte del futuro dei paesi Acp», ha detto la Sentinelli.

Entro il 31 dicembre 2007 l?Ue e i paesi Acp dovrebbero firmare un accordo di libero scambio. Per la società civile, gli effetti della liberalizzazione dei mercati dei paesi Acp rischia di mettere in ginocchio economie incapaci di competere con i prodotti europei. Alternando diplomazia e fermezza, la Sentinelli ha ricordato che «è necessario operare insieme affinché i paesi Acp non diventino aree destinate ad essere bacini di consumo di soli prodotti del nord del mondo. L?Italia», ha poi anticipato la vice ministro degli Esteri, «può sostenere attraverso un contributo tecnico e finanziario le associazioni del nostro paese in contatto con le realtà contadine dei paesi Acp per affrontare negoziati molto complicati».

Una strada in salita

Le difficoltà dei negoziatori africani sono state al centro delle discussioni. «Di questo passo non ce la faremo mai» ha dichiarato il presidente onorario della Rete delle organizzazioni contadine e dei produttori agricoli dell?Africa occidentale (Roppa), Mamadou Cissokho. «Molti politici africani non sanno nemmeno su cosa stanno trattando. Di fronte a loro c?è un?armata di specialisti europei disposti a tutto pur di far firmare entro fine anno l?accordo». Una corsa contro il tempo: secondo le ong starebbe già circolando una bozza conclusiva dei negoziati tra Ue e paesi Acp. Un accordo che, secondo Cissokho, alla fine sarà comunque carta straccia: «L?Europa ci costringe a sottoscrivere regole commerciali che non saremo mai in grado di applicare, quindi meglio rinviare la firma con l?Ue per dare precedenza all?integrazione economica e monetaria delle nostre regioni».

«L?affermazione di mercati regionali vasti e integrati è l?unica via possibile per far uscire l?Africa dalla povertà», gli fa eco Peter Thompson, numero due dei negoziatori europei in forza alla Dg Commercio. «Gli investimenti diretti stranieri sono attratti dai mercati regionali, non dai paesi. Questo significa che lo sviluppo del Benin passa per un mercato integrato nell?Africa occidentale». Per Nora McKeon, leader dell?ong Terra Nuova, «è il tipico discorso rassicurante portato avanti dai negoziatori europei. In realtà l?Ue sta procedendo verso una liberalizzazione forzata dei mercati Acp. In discussione non è il libero mercato ma il modo con cui viene imposto agli africani».

Prossimo appuntamento: il 15 maggio a Bruxelles per la riunione del Consiglio generale dell?Ue (l?unico organo in grado di frenare la corsa della Commissione europea), che affronterà la vicenda assieme ai ministri dello Sviluppo.

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