Famiglia

Una lettera della madre di Carlo Giuliani

Adelaide Gaggio scrivead Alberta, madre del ragazzo ucciso in una rissa la notte di capodanno nei vicoli genovesi

di Gabriella Meroni

Cara Alberta, noi non ci conosciamo, ma su Repubblica di venerdì scorso ci hanno messo insieme. Ne avremmo fatto volentieri a meno tu ed io, lo so. Ci hanno messo insieme perché qualcuno ha ammazzato i nostri figli. Ho subito pensato: il dolore è lo stesso, la causa no. La morte di Giacomo è un terribile incidente, ho pensato: l’ha ucciso un disgraziato, un emarginato, uno che è stato strappato alle sue radici, alla sua terra, uno che prima di diventare assassino è stato vittima. La morte di Carlo è una morte annunciata: non riuscirò mai a perdonarmi di non averlo capito prima, di non aver capito che nella nostra città si stava preparando quello che poi è accaduto, da piazza Manin a via Tolemaide, da piazza Alimonda alla Diaz, dalla Foce a Bolzaneto. La notte però noi sappiamo che cosa vuol dire notte, quando gli altri dormono, quando non siamo costrette a fingere una forza che non abbiamo, che ci viene esclusivamente dall’amore dei e per i nostri figli la notte, dicevo, mi sono resa conto del mio errore. Sì: chi ha armato la mano dell’uomo che ha sparato a Carlo, chi ha permesso o addirittura istruito le devastazioni nella nostra città per “giustificare” le violenze, i soprusi, l’assassinio nei giorni di luglio, è lo stesso che, in nome del profitto e del potere, vuole popoli ridotti alla fame e alla miseria, costretti a emigrare; altri parimente incolti e acritici, incapaci di gestire autonomamente il proprio benessere. Non ti conosco, Alberta; ti sono vicina. Ho imparato in questi mesi che la vicinanza della gente fa bene. Perché c’è tanta brava gente, ci sono tanti ragazzi meravigliosi per cui vale le pena tenere duro. Non sono credente ma penso che per loro, come insegnava Gesù Cristo, dovremmo cominciare a cacciare i mercanti dal tempio, dalla nostra vita, dal nostro mondo, prima che sia troppo tardi per tutti. Ti abbraccio. La mamma di Carlo


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