Non profit
«Una legge? Non contateci»
Maurizio Sacconi esclude l’ipotesi di dare certezza con una norma che stabilizzi la misura
di Redazione

Il 5×1000 «è un’eventualità perchè non si sa mai a quanto ammonta. E così va vissuto, per finanziare attività in più. Per quetso motivo non può essere un modo per coprire i costi fissi». Con queste parole il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, nel suo intervento al Congresso del Forum nazionale del Terzo Settore sul tema della “Big Society”, ha messo una pietra sopra alla possibilità che il 5 x mille diventi una misura certa e non legata alle finanziarie annuali o addirittura ai milleproroghe. Insoma rimarra un contributo incerto, il non profit deve rassegnarsi.
Non si sono fatte attendere le reazioni. Andrea Olivero, portavoce del Terzo Settore e presidente nazionale delle Acli ha sottolineato che «è vero che sl 5 x mille non si deve contare per pagare le strutture, quanto por creare nuove modalità di servizi. Noi però non siamo abituati a lavorare per spot, ma per progettualità. È le organizzazioni serie sono in grado di convinecere stabilmente i cittadini della bontà del loro lavoro sociale: sanno cioè su che risorse contare». Se dalle parole di Olivero traspere perplessità la doccia fredda provoca vera e propria rabbia a Fabrizio Giubbotti di Legambiente che attacca «dire che non va usato per i costi di organizzazione significa non conoscere il nostro mondo perché ci paghiamo sempre soli».
La cosa più evidente è che se prima c’era, a parole, grande sintonia tra il non profit e il ministro del Welfare, oggi, dopo le dichiarazioni sacconiane, alla poiva dei fatti quel feeling è venuto meno. Un raffreddamento dei rapporti però che Olivero non attribuisce a Sacconi sottolienando che «finora i tagli sul sociale ci fanno capire che le posizioni del ministro del Welfare trovano grandi resistenze nel governo».
Che tagli? Secondo Leonardo Becchetti, economista all’università di Tor Vergata, il taglio sui fondi per le politiche sociali si stima in «due miliardi in meno dal 2008 al 2011». L’ultimo gruzzoletto limato sono quei «400 milioni del fondo per non autosufficienti» che oggi è a zero.
Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato
Più lucido e argomentativo l’intervento con cui, dopo qualche ora, si è fatto sentire il Csvnet per bocca del proprio presidente Marco Granelli.
«Il volontariato da tempo fa affidamento al dono dei cittadini, anzi il vero patrimonio delle organizzazioni di volontariato è la fiducia che in esso ripongono, le ore di volontariato e le competenze che ogni giorno le persone spendono gratuitamente e le risorse che i cittadini e le imprese donano al volontariato perché credono nelle cose che fa e nella sua mission», ha spiegato afferma Granelli, «Per questo ci stupisce il richiamo di Sacconi che ammonisce il volontariato a non considerare il 5 per mille “un’ entrata fissa”. Le associazioni non sarebbero mai nate se si fossero affidate solo ai contributi assicurati dallo Stato. Con l’art. 118 della Costituzione inoltre, le Istituzioni si impegnano a riconoscere e sostenere l’iniziativa dei cittadini, proprio perché è finalizzata all’interesse generale e quindi necessaria al bene comune e alla coesione sociale. Il problema è esattamente l’inverso di come l’ha posto Sacconi. E’ lo Stato che dovrebbe impegnarsi a sostenere l’azione dei cittadini perché crede sia importante e non il contrario. La richiesta di stabilizzare il 5 per mille non poggia sulla necessità di “stare tranquilli”, ma nella sua stessa natura. Il 5 per mille non è un fondo statale necessario per garantire un’attività particolare, ma nasce dalla scelta dello Stato, che decide di dare stabilmente la possibilità ai cittadini di devolvere una parte (piccola) delle loro tasse per azioni private ma di carattere pubblico, che lo Stato stesso ritiene importanti proprio perché attuano i principi di sussidiarietà e solidarietà. Quindi si decida presto quanto grande debba essere questa parte delle tasse (3, 5 o 6 per mille) e poi la si stabilizzi, per un corretto rapporto fra Stato e cittadini, per sostenere e promuovere quella cittadinanza attiva, che non solo rispetta le regole, ma partecipa concretamente a sostenere azioni di interesse generale, mettendo a disposizione il proprio tempo, competenze e denaro. Così si costruisce una società vera, perché partecipata e sentita propria, ed oggi c’è n’è molto bisogno».
«Invece di fare la morale al volontariato», conclude Granelli, «si approvi subito la legge sul 5 per mille, si reintegri a 400 milioni il tetto del 5 per mille 2011 con la conversione in legge del Mille proroghe, e si eroghino le risorse del 5 per mille 2009, ancora nelle casse dello Stato».
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