Cultura

Una legge che sfigura l’Italia

L'editoriale di Giuseppe Frangi sull'Italia della legge Bossi-Fini.

di Giuseppe Frangi

Dal 9 settembre la legge Bossi-Fini sarà dunque esecutiva a tutti gli effetti. Più volte su questo giornale abbiamo sollevato riserve sulla nuova norma, analizzandola in tutti i suoi aspetti. Abbiamo dato voce a chi, vivendo in prima linea l?emergenza immigrazione chiedeva tutta un?altra impostazione. Ci siamo poi chiesti perché la sinistra non abbia sentito l?urgenza di un?iniziativa pubblica di grandi impatto su questa drammatica emergenza umana. Ora i giochi sono fatti e quello che si era prefigurato come un provvedimento inopportuno dal punto di vista della sua efficacia pratica, sta già rivelando tutta la sua portata devastante dal punto di vista morale. Eccovi un piccolo, tristissimo florilegio, dell?Italia dell?era Bossi-Fini.
18 agosto. A 80 miglia da Capo Passero e a 60 da Malta il peschereccio ?Chico? di Porto Palo, soccorre una carretta del mare con 151 persone rimorchiandola fino al porto di Pozzallo. Il giorno dopo il comandante e l?equipaggio vengono indagati per favoreggiamento all?immigrazione clandestina. Il loro motopesca viene messo sottosequestro, impedendo loro di fatto di lavorare. «Come potevamo lasciare in mezzo al mare quella gente, con tutti quei bambini?», si sono chiesti, quasi intimoriti…
davanti alle telecamere. Già, come si poteva?
21 agosto. Stesso mare, 200 chilometri più a Ovest. Il peschereccio Buon oriente comunica alla capitaneria di Porto Empedocle di aver avvistato un?imbarcazione di immigrati ma di non poterla rimorchiare perché sono già state calate le reti. Forse hanno semplicemente presente quello che erra accaduto ai colleghi del Chico, tre giorni prima. Non potendo far altro l?equipaggio getta comunque bottiglie d?acqua ai 68 disperati. Intanto arrivano la Marina e la Finanza per scortare i clandestini a riva. Ma quelli del Buon Oriente al ritorno si trovano la più incredibile sorpresa: la procura di Agrigento apre un fascicolo per un?indagine conoscitiva sul mancato soccorso. Il capitano si dispera: «Da sempre sento parlare di pescatori che salvano i clandestini. Credevo che fosse un?opera buona, ora sento dire che è un reato». Già, è diventato un reato.
20 agosto. A Bologna cinque marocchini vengono sorpresi e arrestati nella Basilica di San Petronio mentre filmano, tra le altre cose, anche il chiacchieratissimo affresco con Maometto nudo cacciato all?inferno. L?audio del filmato, li incastrerebbe, dicono gli inquirenti. I titoli dei giornali sono da massimo allarme. Passano 24 ore e il caso si sgonfia in modo clamoroso. I cinque erano a Bologna per alcune pratiche al consolato del Marocco e poi, guidati da un amico italiano, un ?pericolosissimo? professore di educazione fisica padovano, avevano fatto un giro turistico per la città. «Un po? di allarmismo, ma nessun errore», si giustifica il pm Paolo Giovagnoli. Già, nessun errore nel sospettare che ogni immigrato sia un terrorista.
22 agosto. Quaranta magrebini, sfrattati dalle case abusive di Borgo Venezia, occupano la cattedrale. Esplode la questione abitazioni per gli immigrati regolari che con la loro forza lavoro contribuiscono alla straripante ricchezza del Veneto. Il vescovo li sostiene e solidarizza. Il sindaco, leghista, Giancarlo Gentilini li copre di insulti: «Questa è gente che a casa sua era inseguita dalle gazzelle, la nostra civiltà è superiore a quella del deserto, a Treviso non vogliamo la casbah, gli immigrati annacquano la nostra civiltà, gli stranieri rovinano la razza Piave». Bossi, suo capobastone, sottoscrive. Già, la razza Piave. I nuovi ariani?
La Bossi-Fini non è ancora nata, ma già c?è di che vergognarsene.

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