D a qualche mese sono stati posti all?ingresso del viale che conduce all?istituto penitenziario di Reggio Emilia dei ?cartelli indicativi?. Innanzitutto il cartello che indica ?Ospedale psichiatrico giudiziario? accompagnato dal disegno di un lettino e di una croce rossa come se il nostro fosse un ospedale normale, ma in questo disegno manca una componente fondamentale: le sbarre!!
Il secondo cartello dice ?ministero di Grazia e Giustizia, limite invalicabile, sorveglianza armata? con un omino rosso in atteggiamento di chi sta prendendo la mira per sparare. Ma il migliore è quello della Regione Emilia Romagna e della Provincia di Reggio Emilia che con dubbio gusto ci ha mandato a dire ?Zona di ripopolamento e cattura – Divieto di caccia. L?occasione è troppo ghiotta per non lasciarsi tentare: ripopolamento fa subito pensare al sovraffollamento della popolazione carceraria, cattura all?episodio che ha dato origine alla nostra carcerazione e caccia a ciò che ognuno di noi qui dentro sogna, quello di essere cacciato da questo nefasto luogo, ma ahimé la caccia è vietata, e si parla di animali e non di persone…
Questo simpatico inciso è apparso sul giornalino ?Effata?, redatto dai detenuti dell?ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia, uno dei sei carceri-manicomi in Italia.
I manicomi criminali, al secolo Opg, ospedali psichiatrici giudiziari, non hanno mai conosciuto la riforma basagliana né i suoi imperdonabili ritardi, non sono stati vittime di nessuna farsa burocratica che in vent?anni è riuscita , però, a far chiudere 62 manicomi e ad aprire centinaia di centri di salute mentale. Esistono e paiono, a occhio nudo, intoccabili. Rinchiudono 1127 persone considerate socialmente pericolose, ma di cui la maggior parte sono solo persone che hanno commesso reati contro il patrimonio, reati legati alla tossicodipendenza o all?alcolismo.
Persone che non sanno dove andare a vivere e sovente, allo scadere della pena, chiedono una proroga o rientrano in breve tempo, dopo aver commesso qualche infrazione. Anziani, alcolisti, tossicodipendenti, persone alla deriva che avrebbero il diritto di essere curati e magari anche guariti, ma che invece vengono catalogati come ?persone incapaci di intendere e volere? e quindi ?prosciolti? dalla detenzione in senso stretto. A differenza dei carcerati ?sani?, i detenuti ? folli? non possono usufruire di nessun beneficio di legge ai fini di un reinserimento sociale, quindi, ad eccezione della felice esperienza dell?Opg di Castiglione delle Stiviere, dove si cerca di applicare il concetto della custodia attenuata, essi sono manicomi a pieno titolo con letti di contenzione, terapie d?urto e uso massiccio di psicofarmaci. Fino ad oggi, però, non è ancora intervenuta nessuna legge che ne abbia modificato l?assetto. Attualmente ci sono due disegni di legge che mirano a una riforma degli ospedali pschiatrici giudiziari, ma una sola è stata presentata alla Camera dal deputato Franco Corleone nel maggio del ?96. Si chiama ?Norme in materia di imputabilità e di trattamento penitenziario del malato di mente autore del reato? e propone l?abolizione di questi istituti e della categoria giuridica ?incapace di intendere e volere? anche perché l?assetto attuale implica dimenticarsi dell?obbligo di dover curare e reintegrare queste persone come invece viene fatto dai servizi pschiatrici territoriali.
Nei prossimi giorni, nel Ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino verrà presentato un libro bianco – dossier sui manicomi criminali curato dall?Arci solidarietà, frutto di due anni di studio e di visite negli Opg, in cui Giovanna Pugliese, una delle curatrici, afferma:
«Per due anni abbiamo visitato strutture che sono in modo doppio carcere e manicomio, ma abbiamo capito che le persone veramente pericolose che vi sono rinchiuse sono solo una piccola percentuale. Insieme alla descrizione attuale e a uno spaccato della storia dei manicomi criminali, abbiamo voluto riportare le proposte legislative. È facile dire basta, ma è necessario individuare soluzioni alternative che prevedano la presa in carico dei malati da parte del Servizio Sanitario, centri diagnostici, spostando l?attenzione sulla cura delle persone, cercando non solo di sorvegliare ma, se possibile e ove è possibile, di guarire e di reinserire. Forse è un sogno, pensare a un?Italia senza manicomi criminali, un Paese in cui gli Opg non siano più un tema scomodo, fastidioso, da evitare. Per chiudere con i manicomi del passato, bisogna anche fare i conti con il problema dei manicomi criminali».
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