Economia
Una Fondazione per l’impresa sociale
Il consulente pro bono di Matteo Renzi per il Terzo settore, illustra la sua proposta: «Per partire servono 150 milioni, ma solo 50 saranno pubblici, il meccanismo di intervento sarà rigorosamente top-down»
di Redazione
In questi lunghi mesi di dibattito sulla riforma del Terzo settore è il fondo per l’impresa sociale (previsti 50 milioni di euro) ad essere stato un po’ il convitati di pietra. Ne parlavano in tanti, ma nessuno aveva capito nel dettaglio di cosa si trattava. Ora le cose si stanno chiarendo, è arrivando il regolamento per il Fondo rotativo di 200 milioni di euro (qui).
A dipanare (quasi) tutti gli altri interrogativi è stato Vincenzo Manes con il suo intervento di fronte alla platea del Worshop di Iris Network a Riva del Garda (nel video la versione integrale). Innazitutto la veste giuridica: nella mente del consigliere del premier Renzi, non si tratta di un Fondo, ma di una Fondazione di diritto privato, ma istituita per legge. Il cui capitale di partenza dovrà essere per solo un terzo pubblico (i 50 milioni appunto) e per il resto privato. La governance sarà imperniata su un consiglio di amministrazione di 10 membri, quattro di nomina pubblica. I sei privati saranno ripartiti al 50% fra singoli e rappresentati di Fondazioni.
Si tratterebbe di una fondazione di diritto privato costituita per legge con capitale pubblico. Una sorte di ibrido giuridico per cui non sarà facile trovare la quadra
Questo il capitale di partenza. L’obiettivo però è molto più ambizioso. «Ci proponiamo di raccogliere un miliardo di euro l’anno, e di impegnarne 995 milioni». Impegni, fra l’altro, da pezzature importanti. «L’idea è quella di mettere sul tappeto 20/30/40 milioni per volta individuando le iniziative che dal nostro punto di vista sono strategiche per la politica economico-sociale, ma anche occupazione del Paese». Nell’ipotesi dell’ideatore di Dynamo Camp, la Fondazione Italia dovrebbe calamitare esclusivamente donazioni private attraverso diversi strumenti, tra cui anche il crowdfunding. «Non dimentichiamo che gli italiani posseggono 4 miliardi di euro in patrimoni finanziari».
Quanto alla governance dei soggetti finanziati, pochi fronzoli: «Se entriamo noi, significa che il loro modello di impresa non funziona e quindi dall’ingresso della Fondazione il timone di comando passerebbe a noi». Un meccanismo top-down senza se e senza ma. Funzionerà?
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