Non profit

Una Fondazione nel nome del Mondo

A fondarla la figlia Clara - insieme a Oreste Perri, presidente del Coni Lombardia e Massimo Achini, Presidente CSI Milano - che spiega «è un dovere nei suoi confronti. Non poteva finire tutto il 29 marzo. Non potevo permettermi di abbandonare quelli che sono stati i suoi insegnamenti e i suoi ragazzi»

di Lorenzo Maria Alvaro

Emiliano Mondonico, per tutti gli appasionati di calcio semplicemente “Mondo”, se n'è andato circa tre mesi fa, era il 29 marzo 2018. Un mister amatissimo più che per le imprese sportive, che pure furono tante come la semifinale di Coppa delle Coppe con l’Atalanta neopromossa, la Cremonese riportata in serie A dopo 54 anni e la finale di UEFA con il Torino, per l'umanità. Ed è per questo che il 30 giugno in occasione di “Oralimpics – l’Olimpiade degli Oratori”, il Parco Experience di Arexpo a Milano ospiterà la presentazione ufficiale della Fondazione Emiliano Mondonico. «Papà mi manca», racconta la figlia Clara, «non riesco a dire ancora certe parole, mi limito a dire che è partito. E la scelta di fare la Fondazione Emiliano Mondonico l'ho presa perché non può essere dimenticato. Un progetto costruito con chi gli era stato vicino, con chi aveva condiviso con lui passioni e ideali». L'intervista


Perché ha deciso di fondare la Fondazione Emiliano Mondonico?
È un obbligo e un dovere nei suoi confronti. Non poteva finire tutto il 29 marzo. Non potevo permettermi di abbandonare quelli che sono stati i suoi insegnamenti e i suoi ragazzi. Tutto quello che ha fatto negli ultimi dieci anni con l'Approdo e con il Centro Sportivo Italiano deve continuare.

Suo padre aveva un legame particolare con l'oratorio…
Ci è cresciuto e si impegnava per farli rivivere. Ha sempre sostenuto che la seconda famiglia è l'oratorio. La vita i ragazzi la affrontano da soli. Bisogna dargli valori veri, che gli aiutino e che non gli permettano di buttarsi via. E l'oratorio come la famiglia permettono di farlo. Di spiegare loro che bisogna vivere avendo ben chiara quale sia la strada da seguire. Io ho avuto il miglior maestro possibile. Sono quaranta anni che dico che non avrei potuto essere più fortunata di così: ho avuto il papà migliore del mondo. E voglio che i ragazzi che aiuteremo possano capire che tipo di persona era il papà.




Una delle scene per cui è più ricordato Mondonico. “La sedia” brandita durante la finale di Coppa Uefa del Torino con l'Ajax

Insomma hai deciso di imbarcarti in questa avventura per quei ragazzi?
E per me. Perché così almeno non lo faccio andare via. Mi sembra sempre che lui sia qui. È l'unica cosa che mi fa andare avanti. Che mi fa pensare che comunque anche dopo questi tre mesi assurdi lui sia sempre qui. Non so se sarò in grado di farlo come lo avrebbe fatto lui. Per me il complimento più grande è quando mi dicono che gli somiglio. In questa cosa ci metto tutto quello che ho a livello emotivo.

E come è nato il coinvolgimento di Coni e CSI?
In realtà non sono coinvolti come enti. Quando Massimo (Achini, presidente CSI Milano ndr) e Oreste (Perri, presidente del Coni Lombardia ndr) sono venuti a trovarlo, quasi per caso ci siamo detti che era il caso di fare qualcosa. È nato tutto molto spontaneamente. Ci hanno messo tantissimo entusiasmo per l'entusiasmo che mio padre ha messo in ogni ambito della vita.

Però il fatto che due mondi così distanti, quello dello sport professionistico e quello dello sport dilettantistico, vengano uniti nel nome di suo padre è sorprendente…
Mio papà era ed è sempre stato sé stesso. Ed essendo così è riuscito a creare rapporti con mondi molto diversi. Lui instaurava questi rapporti ma poi chi teneva le corrispondenze e la gestione sono sempre stata io. Anche perché mio padre tecnologicamente era a zero. Non sapeva accendere il pc. Quindi il mio ruolo di regia sulla Fondazione è venuto automatico. Anche se una cosa è da sottolineare…

Prego…
Certo sono realtà diverse. Però alla base c'è sempre un denominatore comune: che tu sia Platini o giochi nella Rivoltana, prima di tutto devi essere uomo. E questo era il messaggio di mio padre

Lei ha anche un rapporto molto stretto con Claudio Galimberti (più noto come Bocia), il capo ultras dell'Atalanta. Come si spiega?
Quando mio padre è partito una delle prime persone che mi ha chiamato è stato il Bocia. Ci tengo a dire che se non ci fosse lui oggi non starei in piedi. Claudio oggi posso solo ringraziarlo perché non era tenuto a fare tutto quello che ha fatto e sta facendo. È stata la mia forza in quei gironi. E ancora oggi quando sono in difficoltà arriva subito, giorno e notte. È un buon esempio per spiegare cosa significa la sostanza di un uomo al di là dell'apparenza. Per me oggi Bocia è fondamentale. Forse perché è una prosecuzione di quello in cui credeva papà. Lui credeva molto negli ultras

Suo papà credeva negli ultras?
Mio padre era un ultras. Credeva in quei valori

Di che valori parla?
Il credo degli ultras si fonda sulla genuinità e sulla sincerità. Era lo stesso di mio padre. L'ultras vero è leale e quando hai bisogno è il primo ad arrivare. Mio padre mi diceva sempre che ero la sua ultras. Gli ultras se ti vogliono bene non ti lasceranno mai. Ed è vero. Oggi ne ho la prova. E non solo il Bocia. Stasera vado al torneo delle Brigate Neroazzurre. Gente che ha voluto bene a mio padre sul serio. Sono rapporti umani che vanno oltre, profondi, in un mondo fatto di cose superficiali. Bisognerebbe cominciare a parlare di queste persone in un modo diverso. Io mi schiererò sempre dalla loro parte, come mio padre.


Le immagini della folla partecipe al funerale

Tornando alla Fondazione quali sono le attività che vi vedranno impegnati in questi mesi?
La prima cosa che faremo in assoluto sarà intitolare il campo dell'oratorio di Rivolta d'Adda al papà. Poi il 15 settembre faremo giocare il Torino del 1992, quello di Lentini, Marchegiani e Mussi contro la sua Atalanta di Fortunato e Bonacina. Sarà un triangolare cui prenderà parte anche l'Approdo.

Quelli erano due squadroni. Non è un po' crudele far giocare dei ragazzi contro quei fenomeni?
Mio padre gli diceva sempre che anche nel momento in cui si va sotto di 10 reti bisogna dare il massimo. E chiariamo: sono bravi. Mio padre mica li allenava per ridere, sono buoni. Sono i suoi giocatori (ride).

E dopo questi due eventi?
Il Coni ha istituito il premio Emiliano Mondonico per chi dimostrerà, nel prossimo anno di Serie A, i valori di mio papà. E c'è anche l'idea di istituire con il CSI la giornata Emiliano Mondonico per fare incontrare ai ragazzi delle medie quelli dell'Approdo e della nazionale di calcio amputati. E abbiamo tante altre idee.

E tutte con lo scopo di ricordare il Mondo…
Sì, tutto quello che facciamo ha come unico scopo far rivivere gli oratori. E basta.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.