Economia
Una filiale bancaria è spesso argine contro lo spopolamento dei borghi
Oggi in Italia operano 278 BCC, Casse Rurali e Casse Raiffeisen con 4.251 sportelli. Sono presenti in 2.650 Comuni e in 101 Province. Ma, soprattutto, in 609 Comuni spesso di piccole o piccolissime dimensioni, esse rappresentano l’unica presenza bancaria. L’attuazione della riforma potrà consentire di accentuare questa caratteristica concreta e visibile della bio-varietà bancaria.
di Sergio Gatti
Come conciliare efficienza e funzione sociale delle banche? Sarebbero 383 i Comuni italiani (soprattutto di piccole dimensioni) rimasti senza uno sportello bancario nell'arco di sette anni. Lo ha rilevato nei giorni scorsi una importante indagine della First Cisl sottolineando come, a farne le spese, sarebbero soprattutto «le aree marginali, abitate da una popolazione più anziana». Lo stesso studio invita a difendere «la capillarità del servizio bancario» a partire dalle zone più disagiate.
Il tema porta al dibattito, mai sopito e per molti versi acritico, sull’eccessiva numerosità delle banche italiane e sul pluralismo di finalità. Sul quale, finalmente, si può aprire una riflessione.
Nell’area euro operavano, allo scorso maggio, 4.715 banche. Di queste, 528 in Italia; 570 in Austria (con un territorio che è circa un quarto del nostro) e 1.624 in Germania (con una estensione territoriale di poco superiore all’Italia). Non pare vi siano molte voci che indicano come siano troppe le banche in questi ultimi due Paesi.
E ancora: negli Stati Uniti (con una popolazione di 325 milioni di abitanti, a fonte dei 337 milioni dell’area Euro) le banche sono 11.700 (5.900 banche commerciali – di cui 5.700 cooperative banks – e 5.800 credit unions).
Dalla numerosità delle banche alla numerosità delle filiali. Quali sono le migliori soluzioni organizzative (e le forme di impresa) maggiormente idonee a contrastare quel “depauperamento bancario” di cui parla la Cisl, ma in una prospettiva di sostenibilità?
Torna attuale la riflessione sul valore delle “banche di comunità”, soprattutto se hanno finalità mutualistiche – come le BCC e Casse Rurali – possedute dai soci ed espressione di quelle stesse comunità. Banche, in molti casi, presenti proprio in quei centri più piccoli dove non vi è sempre “convenienza economica” ad aprire o a tenere aperta un’agenzia.
Oggi in Italia operano 278 BCC, Casse Rurali e Casse Raiffeisen con 4.251 sportelli (il 16% circa del totale degli sportelli bancari). Sono presenti in 2.650 Comuni e in 101 Province. Ma, soprattutto, in 609 Comuni spesso di piccole o piccolissime dimensioni, esse rappresentano l’unica presenza bancaria.
Un dato in crescita rispetto al dicembre scorso (i Comuni bancati solamente da BCC erano 598) e nonostante il numero di aggregazioni tra BCC sollecitate dalla riforma in atto del Credito Cooperativo che, in tre anni, ha visto ridurre il loro numero di 99 unità.
Nello stesso periodo, al contrario, sono cresciute le quote di mercato delle BCC sia sulla raccolta (+1,8%) che sui prestiti (+ 0,9%). Nei crediti, nel solo ultimo anno, si sono registrati incrementi in tutti i comparti: dal 22,5 al 22,8% per le imprese artigiane; dal 17,9 al 18,3% per le micro imprese familiari; dal 18,3 al 19,5% per quelle agricole; dal 17,9 al 20% per le imprese del turismo. A ciò va aggiunto l’incremento dal 13,3 al 14,1% del totale dei crediti ai soggetti e alle imprese del Terzo Settore.
Sono tutti finanziamenti destinati all’economia reale di territorio, anche in quei Comuni a rischio spopolamento. L’indice di impatto di finanza geo-circolare – il profilo più agevole da misurare in tema di efficacia mutualistica – è dell’ 85% (questo vuol dire che per ogni 100 euro di risparmio raccolto nel territorio, le BCC ne impiegano in media 85. Di questi, almeno il 95%, ossia 81 euro, diventano credito all’economia reale di quello stesso territorio che ha generato risparmio).
Le banche di comunità con scopo mutualistico hanno il compito di servire i luoghi. Mantenere una filiale dove può essere considerato non immediatamente conveniente per il conto economico di una banca è la conferma che si può/si deve fare banca anche per contribuire alla coesione sociale e alla libertà delle persone di non abbandonare un Comune a causa della chiusura di tutti i servizi commerciali e imprenditoriali.
Una filiale bancaria costituisce un presidio non secondario affinché i piccoli borghi possano continuare a vivere, tornare attrattivi, contrastare il declino demografico (finanziando giovani coppie, consentendo di assistere a casa propria gli anziani anche finanziando imprese sociali che fanno welfare di comunità). Integrando cultura, storia, vocazioni imprenditoriali, creazione di lavoro sostenendo le imprese. Uno sportello bancario può contribuire a non perdere “fiducia” nel futuro.
Naturalmente, per le BCC, la rete della presenza sui territori andrà ulteriormente ottimizzata (per evitare sovrapposizioni, rivedere i contenuti di servizio, integrare in modo distintivo presenza fisica e dinamica digitale, integrare servizi ad alto valore aggiunto in funzione mutualistica, ecc.), operazione che potrà agevolmente svilupparsi nei prossimi mesi con l’attuazione della riforma del settore. Le nuove disposizioni di Vigilanza sulle BCC emanate dalla Banca d’Italia il 22 maggio agevoleranno questa azione senza affievolire, anzi valorizzando, la logica di servizio anche in quei Comuni senza sportelli bancari. L’attuazione coerente della riforma potrà consentire di accentuare questa caratteristica concreta e visibile della bio-varietà bancaria.
*Direttore Generale Federcasse – BCC Credito Cooperativo
da Il Sole 24 ore del 10 agosto
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