Famiglia

Una festa delle donne che non sia banale

Coppie di fatto.Un confronto-Scontro tra tre famiglie impegnate nel mondo delle Associazioni

di Fiore Crespi

Ho imparato col tempo che non esistono definizioni universali; ancor più oggi ogni affermazione va vissuta nel preciso contesto di luogo, tempo, educazione ed etnia. Se potessi contenere il sostantivo ?donna? in un grande specchio vedrei un affollarsi di immagini che sfuggono anche alla più attenta analisi perché tante sono le condizioni che la donna oggi vive e che, come mai in passato, tende a rendere visibili e a comunicare. Una componente ancor oggi comune a tutte le donne è certamente la sofferenza. Non solo quella più ovvia anche se da noi forse lontana, della disperazione di milioni di donne che non sanno cosa dare da mangiare ai propri figli, che non sanno come curarli dalle malattie più stupide. Penso anche alla sofferenza che a mio parere si esaspera nel mondo occidentale nel desiderio di maternità a tutti i costi, in contraddizione con la bassa natalità generalizzata. Personalmente non riesco ad adeguarmi alle evoluzioni scientifiche che travalicano ed esasperano la natura. E mi chiedo: le decisioni di queste donne non sono delegate più alla scienza che alla coscienza? Considereranno queste donne prima di tentare anche l?impossibile che gran parte del nostro pianeta è ancora impreparato alle risposte di primaria sopravvivenza per centinaia di milioni di suoi, di nostri, figli? Si parla sempre più spesso, anche a proposito di donne, di diritti e doveri e sempre meno di rispetto. Eppure il rispetto è o dovrebbe essere il primo sentire verso la persona, anche e soprattutto verso la donna. Un rispetto che non va richiesto solo all?esterno ma deve vivere dentro ciascuno di noi, nel profondo della nostra autocoscienza. Un esercizio a volte faticoso che non va delegato ma vissuto di giorno in giorno anche in termini di femminilità e di quella differenza necessaria perché diviene una raffinata definizione di ruoli. Inutile negarlo, ruoli diversi risentono necessariamente delle nostre diverse tradizioni che ci danno radici profonde nella nostra umanità, a ogni latitudine. Ma le donne sono capaci di amarsi, di stimarsi? Non lo so, ma penso si debba anche amare la nostra condizione di donne che ci conduce inesorabilmente al ventre della Madre Terra, a quella Lilith, l?angelo caduto che rivendicava la sua priorità e perciò Dio decise di creare Eva. Una condizione che ci conduce alle donne sotto la Croce che non fuggono, ma sono pronte a stracciarsi le vesti e a testimoniare. La testimonianza, ecco, questo sarà uno degli atti di coraggio richiesti a tutte le donne che affronteranno il terzo millennio, con quella componente di impegno volontario e solidale che spesso è ancora più faticoso se svolto all?interno della propria famiglia, dove a noi donne sarà comunque chiesto di restare a dare testimonianza di amore e di cultura.


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