Non profit

Una favola metropolitana

Pompeo è un giovane grafico rampante nella Milano degli anni Ottanta.Per riuscire sul lavoro comincia a "farsi" e la sua vita finisce a pezzi.

di Antonio Autieri

Parlare della tossicodipendenza e delle difficoltà di reinserimento nel mondo del lavoro per chi ne è uscito. Era questo lo scopo del CNCA, il Centro nazionale delle comunità d?accoglienza, quando hanno commissionato un film a due giovani registi e al loro gruppo di lavoro. Ne è scaturito ?Pompeo?, un cortometraggio di 30 minuti (realizzato con il sostegno dell?associazione Filmmaker) sulla parabola di un giovane grafico che nella Milano dorata degli anni Ottanta cade nella droga e poi, quando riesce a liberarsene, fatica a rientrare in un mondo del lavoro diffidente. Un?opera fresca, anche divertente nei limiti del dramma che affronta. Antonio Bocola e Paolo Vari, i due registi milanesi (già autori di alcuni documentari a sfondo sociale), raccontano così il loro lavoro: «Partendo dalle esigenze del CNCA di trattare i temi relativi a un tossicodipendente e al suo ritorno nel mondo del lavoro, abbiamo dapprima pensato di girare un documentario. Ci siamo però subito resi conto che la via più semplice, e anche più utile per lo scopo che ci si era prefissi, era un film di fiction. Abbiamo allora scritto la storia di un personaggio non reale – Pompeo Casaccia – ma realistico, calandolo in un periodo preciso».
Francesco Scarpelli, cosceneggiatore racconta così la costruzione del personaggio Pompeo: «Per la sua costruzione abbiamo comunque fatto un lavoro di ricerca vicino al documentario, attraverso una serie di interviste a ex tossicodipendenti che ci hanno raccontato le loro vicende. Su queste abbiamo modulato una storia che superasse i cliché e gli stereotipi relativi ai ?tossici?, sempre rappresentati come disperati che vagano per le strade e che vivono in una stazione o comunque in condizioni proibitive, di marginalità e criminalità… C?è un ?sommerso? abbastanza consistente di persone dipendenti dall?eroina ma che riuscivano in qualche modo, quanto meno all?inizio, a far convivere la dipendenza con una realtà professionale anche di successo. Ovviamente, si assiste a un?escalation che porta a una rottura».
Pompeo, in effetti, all?inizio convive bene con la droga: sul lavoro va a mille, ha energia da vendere, non è il ?tossico? come giornalismo e letteratura ce lo hanno consegnato. Per Scarpelli: «La tendenza ad assumere sostanze è anche relativa al contesto in cui ci si trova. Determinate caratteristiche delle droghe possono soddisfare determinate esigenze di lavoro: per esempio l?eroina, che è un sedativo, sembra rispondere a certi ritmi frenetici; ma ha anche un valore eccitante e di aumento della concentrazione (soprattutto agli inizi) e quindi non c?è da sorprendersi che fosse usata per migliorare le performance professionali. Sono aspetti che le interviste hanno confermato».
Quali reazioni avete avuto, finora, fra i responsabili di comunità di recupero? «Ci hanno sorpreso le reazioni unanimemente positive degli operatori che lo hanno visto», racconta Paolo Vari. «Si poteva pensare che chi lavora ogni giorno con questi drammi trovasse tante inevitabili omissioni. Invece il film è stato giudicato uno strumento utile, anche da portare nelle comunità. A don Vinicio Albanesi, presidente del CNCA, è piaciuto molto: la cosa che ha apprezzato di più è stata la scelta di non raccontare il tossico che rompe con la socialità, che ha un comportamento deviante, ma che rimane nascosto: non sono pochi e sono più difficili da ?tirar fuori?».
Quale circolazione avrà ora Pompeo? «C?è una trattativa con la Rai, per trasmetterlo in seconda serata con l?abbinamento di un dibattito sul tema, mentre il CNCA e i ministeri della Sanità e degli Affari Sociali stanno pensando a diffusione legata sia al mondo del lavoro che della tossicodipendenza».Almeno così sperano i due registi.

Un rampante a pezzi

Milano anni Ottanta: parafrasando quello che fu un fortunato slogan, per il protagonista Pompeo Casaccia era una ?Milano da sniffare? quella dove giovani rampanti come lui – grafico in un?agenzia pubblicitaria – facevano convivere l?inizio di una parabola distruttiva (per lui l?eroina) con il successo, l?energia, la voglia di fare. Poi il meccanismo va in pezzi: al lavoro se ne accorgono e Pompeo, per evitare un?umiliazione, li ?precede? e si licenzia. La voce fuoricampo di Pompeo racconta la propria storia senza alcun vittimismo, anzi con ironia, ma è evidente che nei due anni in cui la sua unica occupazione è ?farsi? sono un buco nero da cui è difficile riemergere. E anche quando ci riuscirà – grazie anche a un surreale incontro con una persona che gli dirà che «a farsi aiutare ci vuole più coraggio che a dire di no» – sarà dura nascondere quel passato. Recupererà alla fine il suo vecchio posto, accolto da mille diffidenze e da un?emarginazione pesante mascherata da un ?buonismo di facciata?, ma vincerà la sfida con la consueta ironia e grazie anche all?amicizia di un giovane praticante affiancatogli perché impari il mestiere.
Per informazioni sulla circolazione del video, contattare l?associazione CNCA, tel. 0734/672120

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