Politica

Una dolce eredit

A tavola con Alce Nero

di Gino Girolomoni

Nell?Appennino umbro-marchigiano, lungo la strada tra Acqualagna e Città di Castello, c?è ancora Apecchio, quella che un tempo era la piccola capitale degli Ubaldini della Carda da cui proveniva Ottaviano, braccio destro del grande Federico da Montefeltro, che governò il ducato di Urbino dal 1422 al 1482. Il Montefeltro riuscì nella mirabile impresa di trasformare un paese di montagna come era Urbino in una capitale del mondo, e Ottaviano Ubaldini della Carda lo aiutò nell?impresa reggendo il ducato mentre il suo duca comandava un esercito di 14mila soldati che dovevano tutelare la pace in quella che 400 anni dopo sarebbe diventata l?Italia. In questi ultimi tempi è mancato ai suoi cari l?ultimo discendente degli Ubaldini, Gabriel: a lui dedico questa ricetta ricca e semplice ad un tempo, di cui la sua antica patria non ha perso la memoria. Il bostrengo di Apecchio, ricetta per sei persone: 400 grammi di farina di grano tenero, 200 grammi di polenta, pane raffermo bollito con un pizzico di sale, 100 grammi di uva secca, un pacchetto di fichi secchi e 100 grammi di noci da tritare. Ancora: una buccia di arancio a pezzettini, una mela a fettine, 100 grammi di zucchero, un bicchiere di latte. Si amalgama tutto e l?impasto ottenuto si sistema in una teglia non molto alta, unta con olio extra vergine di oliva o strutto di maiale. Si mette in forno a fuoco alto per circa un?ora. Tagliare a dadi e servire a temperatura ambiente.


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