Economia
Una Csr vissuta sul campo fra i terremotati d’Abruzzo
Dopo il sisma, le aziende si sono mosse con diverse iniziative. In settembre inaugurato un villaggio con 110 unità abitative
«Una verifica sul campo della sensibilità sociale delle imprese farmaceutiche l’abbiamo avuta in Abruzzo», premette Daniel Lapeyre, vicepresidente di Farmindustria e ad di Sanofi-Aventis Italia. «Abbiamo vissuto quei giorni del terremoto a contatto strettissimo. Siamo a Scoppito, a 5 chilometri in linea d’aria ci sono gli impianti Menarini e Dompè. Un impegno enorme. Una reale responsabilità sociale».
Vita: Com’è andata?
Daniel Lapeyre: Tutti si sono attivati in quei momenti orrendi. Recuperare i propri dipendenti, cercare di fare un quadro dello stato di salute, loro e dei familiari. Abbiamo circa 400 dipendenti. La priorità è stata garantire la nostra gente. Abbiamo fatto montare una tendopoli per 250 persone sul nostro terreno. Con l’aiuto dei dipendenti abbiamo attivato una mensa, che è servita anche a terremotati che non erano nostri dipendenti. Abbiamo mandato una squadra per rafforzare la sicurezza perché le persone avevano bisogno di sentirsi accudite. Poi ci siamo impegnati perché i nostri non avevano soldi in tasca.
Vita: Anche le banche erano chiuse…
Lapeyre: Siamo intervenuti con contanti per venire incontro alle prime necessità. Capirà, di fronte alle situazioni che le persone si trovavano ad affrontare… Ricordo la Messa che abbiamo fatto. La gente aveva un bisogno fisico di parlare, quasi di toccarsi.
Vita: Iniziative fatte come Sanofi?
Lapeyre: Eravamo in contatto con le altre aziende, gli stabilimenti locali di Menarini e Dompè hanno fatto cose analoghe. Ho visto una capacità reattiva fuori dal comune. In qualche caso quasi eroica. E da parte delle aziende una grossa capacità di intervento. Ci siamo impegnati per poter riprendere l’attività produttiva, vista come elemento normalizzante. Tutte le aziende hanno creato sistemi di navette per i dipendenti sfollati sulla costa.
Vita: E dal punto di vista associativo?
Lapeyre: Ci siamo posti il problema delle abitazioni per creare condizioni “normali” per i nostri dipendenti. In settembre abbiamo inaugurato il villaggio di 112 unità abitative, ci è costato 9 milioni di euro. La Curia e il Comune di Scoppito ci hanno dato il terreno. Noi abbiamo iniziato subito a costruire. C’è stato un impegno notevolissimo anche delle maestranze che lavorano alla costruzione. Si sono fatti davvero in quattro.
Vita: Iniziative fatte come sistema farmaceutico?
Lapeyre: Tutte le aziende hanno lanciato un processo di solidarietà interna, raccolte di fondi tra i dipendenti. Come settore abbiamo creato un meccanismo grazie all quale il dipendente ha finanziamenti a costo zero per ripristinare la casa. Deve solo restituire il capitale, gli interessi li paga il sistema, che garantisce anche l’accesso al credito. Poi abbiamo creato uno sportello legale e, assieme a un team del San Raffaele che si occupa del post trauma, uno sportello per farsi carico dei problemi psicologici delle persone terremotate. Come Sanofi-Aventis abbiamo creato una struttura di asilo per i bambini dei dipendenti. Hanno portato una nota di gaiezza in una situazione senz’altro difficile. Nel frattempo siamo riusciti a contenere al minimo il ricorso alla cassa integrazione.
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