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Una commissione di inchiesta per chiedere verità sul destino di padre Paolo Dall’Oglio
Era il 29 luglio del 2013 quando padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita romano fondatore della comunità di Deir Mar Musa, in Siria, spariva nel nulla al suo rientro nel Paese mediorientale, dopo l’espulsione voluta dalle autorità siriane. Nove anni dopo la sorella Francesca e il fratello Giovanni Dall’Oglio hanno scritto alle massime autorità italiane per chiedere l’istituzione di una commissione di inchiesta che faccia luce sul destino del religioso
di Asmae Dachan
Era il 29 luglio del 2013 quando padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita romano fondatore della comunità di Deir Mar Musa, in Siria, spariva nel nulla al suo rientro nel Paese mediorientale, dopo l’espulsione voluta dalle autorità siriane. Nove anni dopo la sorella Francesca e il fratello Giovanni Dall’Oglio hanno scritto alle massime autorità italiane per chiedere l’istituzione di una commissione di inchiesta che faccia luce sul destino del religioso.
“Con la presente, noi sottoscritti Francesca Dall'Oglio e Giovanni Dall'Oglio, fratelli di Padre Paolo Dall'Oglio, chiediamo al Parlamento di adoperarsi per l'istituzione di una Commissione Parlamentare d'Inchiesta al fine di indagare su quanto accaduto al proprio fratello del quale non si hanno più notizie dal 29 luglio 2013, quando è stato visto per l'ultima volta nella città di Raqqa, in Siria”, si legge nel documento.
“La richiesta di chiarimenti ufficiali e di indagini è, a parere dei sottoscritti, ormai ineludibile. Sono trascorsi quasi nove anni dal lontano 29 luglio 2013 e da allora non sono mai state date a noi famigliari notizie su quanto è accaduto a nostro fratello”, scrivono Francesca e Giovanni Dall’Oglio. “Noi riteniamo che l'istituzione di una Commissione Parlamentare che, coinvolge tutto il Parlamento e che ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria, sia l'ultimo strumento che, anche per la sua rilevanza politica, potrebbe permettere di arrivare alla verità”, concludono i due fratelli nella lettera inviata alle autorità italiane.
In questo lungo lasso di tempo, le voci sul destino di Abuna, come viene chiamato padre Paolo Dall’Oglio dai Siriani, che non lo hanno mai dimenticato, sono state diverse, ma non si è mai arrivati a una verità. È stato detto che padre Paolo sia stato ucciso dai terroristi dell’Isis, ma il gruppo non ha mai rivendicato il fatto e non sono state trovate conferme. Un’altra ipotesi è che il gesuita sia finito in un carcere del regime siriano, risucchiato in quel buco nero che sono le prigioni governative, dove oppositori e attivisti politici spariscono per anni, senza che i famigliari ne abbiano più notizie. Durante la battaglia di Baghouz, nel 2019, alcuni testimoni dissero di aver visto Padre Paolo Dall’Oglio tra i civili liberati dalla morsa del Califfato, ma nemmeno questa notizia ha mai trovato conferma.
“Riteniamo che l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta possa essere uno strumento utile per arrivare a una verità sul destino del gesuita, anche coinvolgendo attori internazionali coinvolti nella vicenda, come i governi turco e siriano”, dichiara Francesca Dall’Oglio. “Dopo tutto questo tempo, abbiamo un’esigenza ineludibile di verità e siamo intenzionati a percorrere tutte le strade. Per questo, io e Giovanni, ci siamo rivolti anche al Syrian justice and accountability Center, un'organizzazione per i diritti umani, che lavora per la giustizia e la pace”, conclude Francesca Dall’Oglio.
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