Sostenibilità

Una cartiera minaccia il paradiso del lago Bajkal

di Redazione

«Ingiusto e prevenuto». Ecco le parole con cui lo scorso 17 giugno l’attivista russa Andrei Margulyov ha commentato il verdetto negativo emesso dalla Corte Suprema russa, in merito all’appello per salvaguardare il lago Bajkal, conosciuto come “Galapagos della Russia”. La Margulyov, assieme a una coalizione di Ong che comprende Greenpeace e WWF, lotta da gennaio per impedire la riapertura sulla sponda meridionale del lago di una cartiera inquinante (la Bppm), ordinata dallo stesso premier Vladimir Putin. «Quanto accaduto è illegale e provocherà danni potenzialmente irreparabili al più grande lago d’acqua dolce del mondo», ha detto l’ambientalista, che ha portato il caso in tribunale.
Dal 1996 il lago siberiano, situato a nord della Mongolia e che copre una superficie di oltre 3 milioni di ettari, è sotto la tutela dell’Unesco come Patrimonio dell’umanità. Oltre a contenere il 20% dell’acqua dolce del pianeta, il Bajkal è anche il lago più vecchio (25 milioni di anni) e profondo (1.700 metri) al mondo. Secondo l’Unesco, la fauna e la flora del lago sono di una varietà «straordinaria» e di un’importanza «eccezionale» per la scienza. Ma le lotte che stanno dietro agli avvenamenti degli ultimi sei mesi nascondono priorità e dinamiche più intricate. Nella città di Baikalsk, nella regione di Irkutsk, fino all’ottobre del 2008, data della sua chiusura, la cartiera Bppm dava lavoro a più di 2.300 abitanti su 17mila. Per questo motivo la mossa di Putin di correggere la lista delle attività vietate nella regione – una violazione diretta delle indicazioni Unesco sottoscritte dal Paese – è stata accolta come una misura salvatrice dalla popolazione locale. Per capire la complessità dei fattori in campo, si considerino anche i rapporti più che delicati delle Ong con gli enti governativi russi e, non ultimo, le recenti dichiarazioni del presidente Medvedev che, forse per migliorare la sua immagine in vista delle elezioni del 2012, ha denunciato la scarsa coscienza ecologica di Putin. Il 21 maggio scorso, giorno della riapertura della Bppm, Radio Free Europe ha riferito che circa 400 manifestanti si sono riuniti per protestare contro la cartiera. Tanti quanti gli uomini delle forze dell’ordine.
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