Volontariato

Una «biomappa» del movimento.

Ma i link sono tutti sbagliati.

di Riccardo Bagnato

Mentre Richard Stallman, guru di Internet, parlava a Porto Alegre descrivendo le prossime mosse del free software (un sistema alternativo a Microsoft per progettare e diffondere software), alcuni alternativi nostrani, alle prese con qualche nozione di mediologia spicciola, hanno fatto breccia sul mainstream (vengono chiamati così gli organi di informazione cui fanno capo importanti gruppi editoriali ed economici) in modo quantomeno bizzarro. La Stampa, Il Corriere della Sera, e non solo, in questi giorni hanno pubblicato online la «biomappa interattiva del movimento» confezionata dal sito Rekombinant.org (www.rekombinant.org/article.php?sid=1407). Una mappa che ha evidentemente divertito le redazioni di alcuni giornali, ridisegnando l?arcipelago dei siti e dei gruppi (social forum, indymedia, disubbidienti, attac…) e legando gli uni agli altri in modo arbitrario.
Purtroppo la logica sottesa (oltre all?ironia, alla capacità mediologica ecc.. ecc..) è quella militare. Un po? casereccia non c?è dubbio, che divide e sceglie amici e nemici, quasi che il movimento possa essere gestito come fosse un risiko dell?informazione. Per l?amor di Dio, forse lo è. Nessuno lo può escludere a priori. E forse l?alternarsi fra il serio e il faceto, oltre che una cifra postmoderna con cui ci si deresponsabilizza comodamente da ogni azione, è il vero e unico discrimine fra chi ha tempo da perdere e chi viceversa crede sia possibile un mondo diverso. Il mainstream, tuttavia, conosce evidentemente così poco questa nuova realtà sociale italiana e internazionale, che ha bisogno di una cartina, di una legenda per raccapezzarsi. Un panorama geopolitico del movimento che risulta essere una patetica improvvisazione infantile alla stregua delle bandierine di Emilio Fede, che segnava i collegi andati al centrodestra e quelli al centrosinistra. Sarà. Ma che pena.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.