Welfare

Una “bici degli abbracci” per papa Francesco

Si chiama Hug Bike ed è un tandem speciale, progettato da una cooperativa che segue ragazzini autistici. Della coop fa parte anche una banca. Un progetto di impresa sociale sostenibile che punta a realizzare il primo esempio in Europa di cohousing per giovani con autismo

di Sara De Carli

Il 2 aprile, Giornata Mondiale di sensibilizzazione sull’Autismo, Ottavio (18 anni), Simone e Giampietro (12) ne regaleranno una a Papa Francesco: tutta bianca, assemblata da loro. E chissà con chi pedalerà, Papa Francesco, su questa “bici degli abbracci”. Si chiama Hug Bike ed è nata fra Padova, Treviso e Godega di Sant’Urbano (TV) l’estate scorsa, dall’intuizione di un gruppo di genitori di ragazzi autistici. Mario Paganessi è il direttore della Fondazione Oltre il Labirinto: con suo figlio, ieri, ha pedalato per due ore: «Ho riacquistato il gusto delle uscite in bici, lui si voltava verso di me e sorrideva felice». L’Hug Bike è un tandem che si guida dal sellino posteriore, grazie a un manubrio lungo: ma è chi sta sul sellino davanti che ha l’impressione di guidare. «Per i nostri ragazzi è un’enorme gratificazione, sono orgogliosi di se stessi», sottolinea Paganessi. «In più rispetto a un tandem normale c’è questa postura che ti consente di “abbracciare” chi sta davanti, di contenerlo un poco. Per alcuni ragazzi autistici il tandem va benissimo, ma altri al semaforo scendono e se ne vanno… Così non c’è motivo di avere paure».
L’idea della bici degli abbracci nasce a inizio 2013, durante un incontro fra Paganessi e Luigino Manfrin, il direttore di Banca della Marca: «A un certo punto lui mi fece una domanda bellissima: “A cosa vi servono i soldi?”. Io gli ho parlato dell’idea dell’Hug Bike e Manfrin mi ha detto “Facciamolo insieme!”. Sono rimasto senza parole, perché con i tandem non si fanno grandi numeri né grandi affari. Ma la banca si è molto coinvolta e insieme a lei abbiamo creato una cooperativa sociale di tipo B che si chiama Opera della Marca, credo sia una rarità». Grazie all’aiuto prezioso di un progettista e di un maestro di bottega il progetto prende forma, arrivano i primi prototipi, i contatti con i fornitori («se non garantisci ordini da 5mila pezzi, neanche ti considerano. Invece siamo riusciti ad avere i cambi della Shimano che direttamente dal Giappone ci ha dato il via libera anche per solo 50 cambi, proprio perché hanno creduto nel progetto», spiega Paganessi con orgoglio) e poi il brevetto: «Ne abbiamo fatte una cinquantina e abbiamo già un centinaio di ordini. Nella cooperativa danno una mano anche alcuni ragazzi autistici che seguiamo, chi con una borsa lavoro chi solo per un’oretta al giorno. Abbiamo già acquistato 50mq di bioedilizia per farci il laboratorio di assemblaggio, qui a Godega, aspettiamo solo i permessi».

VILLAGGIO GODEGA, PRIMO CASO DI COHOUSING PER AUTISMO
Godega di Sant’Urbano è un comune di 6mila abitanti, nella patria del prosecco. Lì la Fondazione Oltre il Labirinto – che ha in tutta Italia 1.100 soci e che proprio in questi giorni sta promuovendo il bellissimo film The special need, un film sul diritto alla sessualità dei giovani autistici – sta costruendo la prima esperienza in Europa di cohousing per autismo.

 


Attività nell'orto dei ragazzi al Villaggio Godega

Il Villaggio Godega4Autism sorge su un terreno donato in parte da una famiglia e in parte dalla Comunità Madonna della Salute; per il momento ha una fattoria, una serra, dei campi coltivati, spazi per laboratori, come l'assemblaggio della Hug Bike, la cernita di tappi di sughero o la musicoterapia (alla serra e alla musicoterapia è destinata in particolare la campagna sms solidale attiva dall’1 al 20 aprile al numero 45506). I ragazzi sono impegnati in una grande attività di raccolta e cernita di tappi di sughero, tonnellate e tonnellate ogni anno, reimmessi in un circuito di ecosostenibilità tramite il progetto “Etico” della Amorin Cork: «Uno dei paletti fondamentali della Fondazione è la sostenibilità economica. Certo che coltiviamo fragole e pomodori, ma come attività utile per i ragazzi, che li gratifica e li coinvolge. Non ci illudiamo di fondare su quello la sostenibilità economica di un’impresa sociale. L’idea della Hug Bike invece può essere molto interessante», dice Paganessi.

Attività di laboratorio al Villaggio Godega

In prospettiva però l’obiettivo è quello di costruire a Godega una vera e propria esperienza di residenzialità per nuclei di 4 ragazzi autistici, che sarebbero affiancati da due educatori, con i genitori che vivono nelle vicinanze: tutto un altro mondo rispetto a quello delle comunità, dove giovani e adulti con autismo oggi vivono il dopo di noi. «Il dopo di noi è stato il pensiero fisso di noi genitori fin da quando siamo nati, nel 2008», racconta Paganessi. Per il momento solo un ragazzo è maggiorenne, ma serve tempo e pensiero per arrivare preparati al momento in cui i ragazzini che oggi hanno 12/14 anni avranno l’esigenza di autonomia. «Abbiamo girato mezzo mondo, abbiamo individuato i tre capisaldi  del progetto, ovvero il fatto che deve essere un’impresa sociale economicamente sostenibile; che per non essere un ghetto dorato è necessario coinvolgere un intero territorio e qui abbiamo trovato un’accoglienza straordinaria; che noi genitori dobbiamo metterci in gioco per primi e tirar fuori anche dei soldi, perché è finita l’epoca in cui valeva l’equazione disabilità uguale servizi dovuti. Allo stesso tempo però noi da soli non andiamo da nessuna parte, serve una rete estesa: nella nostra ci sono la Banca della Marca, la Comunità Madonna della Salute, la cooperativa Il Girasole, gli amici di “XI di Marca” e tanti altri».
 

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