Welfare

Una “via pacis” contro la camorra

Ercolano: in contemporanea con la Perugia-Assisi una marcia ha detto no alla criminalità (di Michele Ippolito).

di Redazione

“In nome di Dio, fermatevi”. È l?urlo di dolore dei parroci di Ercolano, città di 60mila anime alle pendici del Vesuvio. Da anni la città è un vero e proprio Far west dove gli uomini di due clan camorristi rivali, gli Ascione e i Birra, si ammazzano a vicenda in pieno centro cittadino, alla luce del sole. Oltre venti omicidi negli ultimi tre anni, gli ultimi due all?inizio di ottobre. I sacerdoti hanno deciso di dire basta e hanno chiamato a raccolta la società civile per una ?via pacis?, una marcia contro la camorra che si è tenuta domenica 12 ottobre, lo stesso giorno della Perugia-Assisi. Scout in testa, seguiti dai gonfaloni di Comune, Provincia e Regione, hanno sfilato oltre duemila cittadini. “Come pastori di questa città, sensibili al dolore e all?ansia della nostra gente, con tutte le nostre forze vi gridiamo: il giudizio di Dio verrà, convertitevi”: questo hanno scritto i parroci, che hanno invitato a un cambiamento di vita i camorristi proponendo loro posti di lavoro nelle città del Nord in cambio della liberazione di Ercolano dalla paura. “Mi rattrista ammetterlo, ma io governo solo su tre quarti della città. Per il resto, è la camorra a comandare”: è la terribile ammissione fatta da Luisa Bossa, sindaco-coraggio di Ercolano. “Purtroppo il sindaco ha ragione”, ammette padre Pasquale Incoronato, responsabile della Locanda di Emmaus, il centro cittadino di pastorale giovanile, baluardo contro la camorra. “Ma noi non vogliamo sfidare i boss: anche loro sono nostri fratelli. Noi vogliamo soltanto mettere pace in una città martoriata”. La marcia ha attraversato i luoghi simbolo della guerra di camorra, zone in cui i boss fanno chiudere le strade con cancelli e piazzano telecamere per controllare le forze dell?ordine. Nel corso della marcia sono riecheggiate anche le parole scritte sui manifesti fatti affiggere in città: “Uomini della camorra, vi abbracciamo come fratelli, amati da Dio”.

Michele Ippolito

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