Cultura

Un violoncello galoppa su ritmiche africane

Recensione del cd "Janna" di Ernst Reijseger.

di Domenico Stolfi

Il matrimonio tra il violoncello dell?olandese Ernst Reijseger e le ritmate liriche africane era di quelli pericolosi: troppe volte, nell?ubriacatura etnica degli ultimi tempi, abbiamo visto i tristi risultati di questi ibridi musicali ad alto rischio di sterilità. Janna invece è un disco bellissimo e intenso, in cui le tradizioni si mischiano senza intellettualismi e alambicchi, ma piuttosto per ragioni di affinità elettive, passione, comunione di sentimenti. L?unione del violoncellista nordeuropeo con la kora e i djembe senegalesi genera un figlio dalla potenza incredibile. Di incontri tra bianchi e neri parlano le canzoni del disco, cantate nelle lingue senegalesi wolof e poular. Ernst Reijseger ha registrato Janna durante un festival musicale a Bordeaux, nel quale si esibiva assieme a Molla Sylla, a cui si devono le parti cantate, e a Serigne Gueye, a cui sono affidate le sessioni ritmiche dei tradizionali djembe, soruba e bougarabou. Ernst Reiseger viene dal jazz d?avanguardia e dalla classica contemporanea. è insomma per formazione lontano da ogni accademismo e tratta quindi il proprio violoncello con grande libertà creativa. Ne esce fuori un disco emozionante, che s?inserisce di diritto tra i classici del genere, insieme alle sperimentazioni di Gidon Kremer o alle peregrinazioni attraverso il mondo del grande Kronos Quartet.

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