Focus

Un viaggio dove si coltiva la sostenibilità

Con il progetto degli agri-feedstock, Eni ha avviato dal 2021 un modello sostenibile di economia circolare per contribuire, attraverso la bioraffinazione, alla decarbonizzazione dei trasporti. Innescando filiere virtuose con le comunità agricole di diversi Paesi, in particolare in Africa

di Mattia Schieppati

Camelina, brassica, ricino, croton: sono alcuni dei semi dalla cui spremitura si ricavano olii che possono essere utilizzati per produrre biocarburanti. Il viaggio che Eni sta percorrendo sulla via della decarbonizzazione parte (anche) da elementi piccoli e delicati come questi semi, e attraverso capacità di visione, innovazione tecnologica e collaborazione con le comunità dei territori nei quali l’azienda opera, in diverse parti del mondo, sta tracciando la strada di una vera e propria filiera agricola e industriale sostenibile, capace di produrre benefici ambientali, sociali ed economici.

Il Focus contenuto nel numero di VITA di settembre racconta, attraverso le voci, le esperienze e le testimonianze dei protagonisti, il valore del progetto di agri-feedstock avviato da Eni nel 2021, che attraverso la produzione di oli da semi oleaginosi, insieme a materie prime di scarto come gli oli usati e di frittura, grassi animali e altre biomasse residuali, assicura alle bioraffinerie Enilive un approvvigionamento sempre più sostenibile di materie prime destinate alla bioraffinazione, per la produzione di biocarburanti.

Un agricoltore kenyota controlla la crescita di una pianta di ricino, una delle colture del progetto di agri-feedstock di Eni

Le iniziative dell’azienda nell’ambito dell’agri-feedstock, oggi attive in Kenya, Congo, Costa d’Avorio, Mozambico, Angola, Rwanda, Vietnam e anche in Italia, hanno ricadute e benefici significativi in termini ambientali e socio-economici in quanto, da un lato, puntano a promuovere la rigenerazione di terreni abbandonati e degradati, individuati in collaborazione con le autorità locali, anche attraverso il supporto dato agli agricoltori con sementi di prima qualità, trasferimento di conoscenze e adozione di migliori pratiche agricole; e, dall’altro, contribuiscono allo sviluppo locale, attraverso la creazione di posti di lavoro, nuove opportunità di accesso al mercato, reddito addizionale, formazione.

A raccontare come ogni “anello” di questa catena della sostenibilità è un photobook realizzato da Eni e che racconta l’esperienza degli agri-feedstock in Kenya, primo Paese ad aver ospitato un hub di conferimento e lavorazione delle materie prime agricole, dal titolo Mwamko Mpya (“Una nuova alba”, in lingua Swahili), scaricabile gratuitamente qui.

Come spiega Enrico Tavolini, Managing Director di Eni Kenya, in uno dei testi-intervista contenuti nel photobook, «questa iniziativa, oltre a riqualificare il territorio, dà agli agricoltori nuove opportunità accesso al mercato, redditi aggiuntivi e formazione per l’adozione di buone pratiche agricole. Gli agricoltori sono proprietari dei terreni utilizzati per questi progetti, che sono stati riconosciuti anche dal Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo zootecnico come un potenziale modo per rafforzare la catena alimentare. Con l’aumento del reddito, gli agricoltori possono anche pensare di investire in altri progetti».

In apertura l’impianto di raccolta e pressatura delle sementi nella contea di Makueni, primo agri-hub realizzato da Eni in Kenya nel 2021

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