Famiglia

Un uomo in viaggio ecco il mio Ges

Intervista a Alessandro d’Alatri, regista.

di Ettore Colombo

Alessandro D?Alatri in compagnia di Gesù ha passato quattro anni della sua vita, ma se c?è una definizione che rifiuta è quella di ?regista cattolico?: “Preferisco essere identificato da quello che faccio o da come educo i miei figli”, dice. Autore di film raffinati (Americano rosso) di successo (Senza pelle) o solo splendidi (Casomai), D?Alatri ha realizzato, nel 1998, un film sugli ?anni oscuri? della vita di Gesù (interpretato da Kim Rossi Stuart) ma soprattutto non ha mai smesso di leggere la Bibbia e i Vangeli “con frequenza quotidiana”.
Vita: D?Alatri, com?era il tuo Gesù? La critica un po? storse il naso. Troppo new age, si disse?
Alessandro D?Alatri: Tutto volevo fare tranne che un Gesù new age. Ho cercato di rappresentare un giovane uomo, un ebreo del suo tempo che abbraccia le debolezze, non le forze, e mi sono posto delle domande: cosa ha fatto l?uomo più importante nella storia dell?umanità nei 9/10 della sua vita, quelli che nessuno, evangelisti compresi, ha descritto? Chi era, in quegli anni, Gesù? Nessuno o ben pochi hanno studiato quel periodo della sua vita. Secondo la mia ricostruzione è stato un grande viaggiatore, dentro e soprattutto fuori dalla Palestina di allora, che poi è tornato a casa, prima di cominciare a predicare, periodo che copre solo gli ultimi tre anni della sua vita mentre se ne perdono le tracce da quando si reca al Tempio con i genitori (e allora aveva solo 12 anni). Anche gran parte della sua predicazione, a mio avviso, è frutto dei viaggi degli anni precedenti: le parabole, ad esempio, da quella del figliol prodigo ai vignaioli assassini, vengono dalle sue esperienze di viaggio.
Vita: Gesù come ?grande viaggiatore?, dunque…
D?Alatri: Sì, del resto tutta la sua vita è un viaggio e il popolo da cui viene, il popolo ebraico, è in viaggio perenne, è un popolo errante. Nasce in viaggio, Gesù, e appena nato riparte perché deve scappare con la famiglia in Egitto, a 12 anni – quando gli evangelisti ne parlano ancora, per un attimo, prima del lungo silenzio – lo troviamo di nuovo in viaggio verso Gerusalemme. La sua vita pubblica sarà tutta un viaggio continuo. è quella la dimensione che gli si addice. Le grandi città, invece, gli sono state fatali, Gerusalemme su tutte. La prima organizzazione cristiana nata dopo di lui, inoltre, si chiama ?La via?.
Vita: E tu come hai viaggiato, intorno a Gesù?
D?Alatri: Mi sono documentato, ho letto più di 300 libri su di lui e ho compiuto quattro anni di ricerche nelle sue terre, cercandone le tracce. In Palestina, certo, ma non solo. Nella penisola arabica, ad esempio, quella che veniva detta ?Arabia felix?. Le tradizioni orali dei popoli arabi del deserto ancora tramandano la storia di un Gesù che è passato tra loro, al di là delle citazioni nel Corano, delle 37 sure: del resto, il bianco, l?uomo puro per eccellenza, in arabo si dice ?nasran?, cioè ?il nazareno?. Anche a me, mentre giravo in quei luoghi, mi chiamavano così. Un viaggio meraviglioso, quello su Gesù.
Vita: Anche nel tuo film Gesù incontra il male, il Diavolo, e il bene, gli Esseni.
D?Alatri: Quando Gesù incontra gli Esseni, si ferma da loro, secondo me li conosce già: sono convinto che venga da una famiglia di rito esseno. Suo cugino Giovanni lo è di certo. Gesù si vestiva sempre di chiaro, seguiva la regola della castità, nel senso di lontananza/astinenza dalla vita pubblica, e delle ritualità nelle abluzioni, tipiche degli Esseni. Se ne distaccherà perché sono troppo integralisti e abbraccerà la debolezza dell?uomo.
Vita: Un messaggio contro gli integralismi, il tuo Gesù?
D?Alatri: Sì, certo. Quando poi, nella sua predicazione, Gesù rinnega la famiglia, abbraccia le donne (impure nella cultura ebraica), guarisce i lebbrosi, sceglie per discepoli pubblicani e prostitute, si distacca dalla sua educazione di ebreo osservante. Lotta contro gli integralismi (non seguì nemmeno Giovanni perché lo giudicava troppo apocalittico) ed è questa lotta che gli dà una forza morale enorme.

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