Non profit

Un trionfo per Mandela

La World Cup ha consacrato il modello Sudafrica

di Antonio Sgobba

La televisione di stato stava per perderselo. Tutti i sudafricani che non erano nel Soccer City Stadium rischiavano di non vedere il saluto di Nelson Mandela. Il canale Sabc1 stava per mandare la pubblicità al momento dell’ingresso di Madiba. Stavolta niente maglia del Sudafrica, come 16 anni fa alla finale della Coppa del mondo di Rugby, ma colbacco, guanti e cappotto.

A 92 anni Madiba si gode il successo del suo paese, gli 85mila spettatori allo stadio e i tre miliardi davanti allo schermo lo applaudono.

Sorridono i potenti del calcio, come Sepp Blatter. «Ogni mondiale ha la sua storia e la sua cultura: questo è stato un mondiale giocato in un continente nuovo e con una cultura nuova e va analizzato secondo diversi livelli. Ma se guardiamo all’entusiasmo in Sudafrica e agli ascolti tv in tutto il mondo, possiamo dire che è stata una coppa del mondo speciale», ha detto il presidente della Fifa. «Ci sono stati seggiolini vuoti, ma non stadi vuoti – ha aggiunto Blatte– Non dimenticate che abbiamo venduto il 95% dei biglietti».

L’organizzazione non ha mostrato le pecche che ci si poteva aspettare da uno stato all’esordio in eventi come questo. Il mondiale è costato 4 miliardi di euro e ha ospitato 400 mila tifosi da tutto il mondo. Uno dei quotidiani più diffusi, il Mail & Guardian sottolinea: «Avete visto? Nessun omicidio, nessun turista pugnalato, nessun sequestro». Alla vigilia molti temevano per la sicurezza, i fatti hanno smentito le previsioni più pessimiste. Il capo della polizia Bheki Zeke si è complimentato con i suoi: «Se non fosse stato per noi, non sarebbe andata così bene». Per il Sunday Indipendent è «Il più grande momento per l’Africa».

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