Famiglia

Un terremoto di bufale. Ma chi è che le lancia?

Il sottosegretario alla Protezione civile ci scrive, “Vita” risponde

di Redazione

Egregio direttore, ho letto con molta attenzione lo ?speciale terremoto? pubblicato nel numero 45 del settimanale da Lei diretto (?Un terremoto di bugie?, da pagina 6 a pagina 10 ) e ritengo necessario, in spirito di collaborazione e per le vigenti leggi sulla stampa, fornire alcune precisazioni alle molte inesattezze contenute nei vari articoli, con l?obiettivo di fornire ai Suoi lettori un?informazione completa e corretta su alcuni degli argomenti trattati. I moduli e il Gabibbo A pag. 6 l?articolo parte male, lanciando l?ennesima bufala: ?L?ultima rivelazione: le bollette Enel maggiorate per chi abita nei container?. Tenterò di dimostrare perché si tratta di una bufala: in occasione del posizionamento dei primi moduli è emersa la necessità di dotarli di contatori Enel di portata maggiore dei precedenti (in genere equivalente a 3KW), in considerazione del fatto che il riscaldamento dei moduli e tutti gli elettrodomestici in essi operanti devono, per ragioni di sicurezza, essere alimentati a corrente. Contatori di maggiore potenza avrebbero comportato, in via ordinaria, canoni di utenza più alti. Subito ci siamo posti il problema (come riportato nei verbali del Comitato Operativo della Protezione Civile) e, dopo contatti con ENEL, si è convenuto che le installazioni prevederanno, indipendentemente dalla potenza degli apparati, i canoni ?sociali? e che le operazioni di dismissione dei vecchi contratti e di attivazione dei nuovi sarebbero state a carico della medesima società. Di questo accordo è stata data notizia il giorno 6 novembre, con un comunicato-stampa puntualmente ignorato dai principali mezzi d?informazione. L?articolo, poi, ripropone, aggiungendo ulteriore carne al fuoco, notizie imprecise o addirittura false già smentite con dati di fatto. I container posizionati sui convogli Copifer inizialmente di stanza a Pizzighettone, ad esempio, non erano là ?abbandonati? né sono, oggi, ?parcheggiati? a Falconara. Dei pianali ferroviari sui quali i moduli erano poggiati era stata decisa, nel marzo scorso, la dismissione, a seguito di una valutazione costi-benefici: la manutenzione dei moduli presso le sedi distaccate dove erano ospitati i convogli costava circa 20 volte di più di quanto sarebbe costato manutenerli presso i nostri centri di raccolta centrali. A questa cifra (intorno al miliardo annuo) avremmo dovuto aggiungere ulteriori 600 milioni per adeguare i pianali ferroviari alle mutate esigenze di circolazione ferroviaria. Tanto per dare un?idea dell?importanza di questo risparmio, è utile rammentare che il costo di uno di questi moduli si aggira sui 20 milioni e che la somma risparmiata dal Dipartimento consentirà un incremento delle scorte alquanto consistente. Ciò che conta è che la decisione di dismissione non riguardava i moduli, ma i pianali ferroviari, che saranno ora rottamati (dal momento che nessuno degli enti da noi interessati al riguardo ha manifestato interesse ad acquisirli). I moduli, peraltro, sono risultati in buono stato (questo si vedeva anche nelle immagini di ?Striscia?). Pessimo era, invece, lo stato dell?area che ospitava i convogli. Per far luce su questi aspetti è stata insediata una commissione d?inchiesta mista Protezione Civile-Croce Rossa che presenterà, fra breve, il suo rapporto finale. Il trasferimento dei moduli, peraltro, era già stato programmato (con una nota ufficiale inviata due giorni prima della trasmissione tv), nell?ambito del piano complessivo di allestimento delle aree idonee nelle zone terremotate. È stato, infatti, spiegato come i treni non potevano avere immediata operatività nelle sedi ferroviarie, se non per pochi giorni, ma per l?impiego ottimale i moduli dovevano essere scaricati dai treni e posizionati sul terreno, come gli altri. La decisione del trasporto su gomma, anche questa precedente alla trasmissione, scaturiva anch?essa da una questione di costi, in considerazione della già ricordata spesa necessaria per l?adeguamento dei carri ferroviari alle esigenze di circolazione. I moduli sono stati trasferiti a Falconara e da lì, secondo i programmi, vengono via via installati nelle aree predisposte nei comuni terremotati. Nessun ?abbandono? o ?parcheggio?. Queste informazioni sono state ignorate dai mass-media, interessati, purtroppo, più allo scalpore di un presunto scandalo che a comprendere e valutare la validità delle scelte tecnico-amministrative dell?Amministrazione. Queste precisazioni sono state fornite anche al ?Gabibbo?, con il quale non ho affatto ?accettato? il confronto, ma l?ho preteso, convocando presso il Dipartimento della Protezione Civile, con una lettera di invito ufficiale. Purtroppo la redazione della trasmissione ha deciso, autonomamente, di trasmettere pochi minuti di un confronto durato quasi mezz?ora, nel corso del quale ho approfondito con il redattore che accompagnava il pupazzo tutti gli aspetti della vicenda in modo, a suo dire, soddisfacente. Ciò che è stato trasmesso, poi, è stata qualche battuta inframmezzata da domande inventate a posteriori dalla redazione. Sulla consegna dei container a Colfiorito, inoltre, è stato dimostrato da più parti come si sia voluto montare un caso sul ritardo relativo ad alcuni adempimenti tecnici. Andrebbe sottolineato, invece, che quelli di Colfiorito non erano certo i primi moduli che venivano consegnati (peraltro non ?4?, bensì oltre 60), peccato che le consegne precedenti erano passate nel totale silenzio dei mezzi d?informazione. Mezzi d?informazione che non ho affatto trovato ?allineati in un coro entusiasta?, ma che ho visto gareggiare in una corsa a chi la dice più grossa su tutti i fronti: la pioggia più bagnata, la paura più spaventosa, la scossa più forte, e così via. Sugli interventi disposti con le ordinanze di Protezione civile con le quali sono stati resi disponibili per l?emergenza oltre 500 miliardi di lire nemmeno una parola. Eppure sono persuaso che ai terremotati interessassero di più, piuttosto che sentirsi dire quanto è brutto essere terremotati, cosa di cui, credo, sono consapevoli da loro. Neppure il Suo giornale ha scelto di fare questo tipo di informazione. Eppure ce ne sarebbe tanto bisogno, al punto che, per far circolare le notizie sugli interventi avviati ci siamo dovuti affidare ai Sindaci ed ai Parroci delle due regioni: l?informazione diretta al posto di quella ?ufficiale?. Sul fatto, infine, che le segnalazioni di ?Striscia? provenissero tutte dal pubblico e non, piuttosto, dalle legittime paure dei dipendenti della ditta produttrice dei moduli Copifer, interessati a nuove ipotetiche ?commesse?, credo sia legittimo nutrire qualche dubbio. Dubbio alimentato dal fatto che ai responsabili di quella ditta è stato dedicato, nell?ambito dello ?speciale? di Vita, un ampio spazio pubblicitario, dai contenuti quanto meno discutibili, nel quale, ad esempio, sono stati esaltati come ?gioielli della tecnica? dei materiali che riscontrano appena i parametri posti a base delle nuove acquisizioni della Protezione civile. D?altronde chi chiederebbe mai ad un negoziante un giudizio imparziale sull?affidabilità della propria merce? Egregio Barberi, lo spirito di collaborazione non avrebbe invocato le norme di legge e non avrebbe preteso la pubblicazione di questa sua lunga lettera la cui stesura avrà certamente rubato del tempo prezioso ai suoi urgenti e importanti impegni. Ma veniamo, punto per punto, ai rilievi che Lei muove al nostro dossier sul terremoto e sui quali debbo qualche contrappunto. Sulle bollette Enel maggiorate, forse senza rendersene conto, ci dà ragione. Lei stesso , infatti, ammette che i moduli erano dotati ?necessariamente? di contatori Enel di portata maggiore del solito (6 KW invece di 3KW), che avrebbero comportato canoni di utenza più alti. E questo è quello che abbiamo riportato nell?articolo. Come Lei stesso dice, solo il giorno 6 novembre si è arrivati a un accordo con Enel per cui i canoni sarebbero diventati ?sociali?, cioè solo dopo la denuncia di ?Striscia? del 3 novembre. La notizia dell’adeguamento del canone del 6 novembre non potevamo darla visto che il giornale ha chiuso in tipografia il giorno 4 come più volte è detto nell’articolo in questione. Sui moduli di Pizzighettone come negare che i moduli non siano stati ?abbandonati? a Pizzighettone, e poi ?parcheggiati? a Falconara? Che fossero a Pizzighettone l?abbiamo visto insieme a 12 milioni di italiani in Tv, Lei compreso, tanto che è stata la Protezione civile, il giorno dopo, a spostarli a Falconara, salvo poi lasciarli lì per settimane (che altro termine usare se non parcheggiati?). La decisione era stata presa due giorni prima della messa in onda di Striscia, Lei precisa, e volentieri ne prendiamo atto. Questo però non cambia la situazione di degrado e di non uso dei moduli stessi. Secondo punto. Lei afferma che la manutenzione dei container presso le sedi distaccate (Pizzighettone, quindi) costava 20 volte di più di quanto sarebbe costato presso i centri di raccolta centrali. Qui le domande da fare, ma non a noi caro professore, sono molte: i moduli, infatti, sono lì da anni. Perché non spostarli prima presso i centri di raccolta centrali, risparmiando denaro pubblico? Poi, di quale manutenzione stiamo parlando? Abbiamo visto tutti in che condizioni si trovassero i convogli. Si è dunque speso un miliardo l?anno per una manutenzione mai eseguita? Lei sostiene anche che si sarebbero dovuti aggiungere 600 milioni per adeguare i pianali ferroviari alle mutate esigenze di circolazione ferroviaria. Eppure egregio Barberi siamo in possesso di una lettera del generale Pellizzola, della Protezione civile da lei diretta, che l?11 ottobre scorso afferma esattamente il contrario: cioè che i pianali ferroviari sarebbero stati perfettamente in grado di circolare, se solo avessero ricevuto la manutenzione necessaria. Ad altre questioni poste nel nostro articolo, comunque, Lei non risponde: perché i moduli Copifer, ad esempio, visto che sono stati spostati fino a Falconara, non hanno raggiunto subito le zone terremotate, visto che comunque il denaro per muoverli veniva speso? E perché, a proposito di costi-benefici, la Protezione Civile non ha accettato la proposta di un?azienda – del 1995 – di provvedere essa stessa alla manutenzione per rendere i moduli utilizzabili in caso di emergenza? Quanto al velenoso sospetto di aver fatto pubblicità ad aziende produttrici di moduli abitativi pare opportuno sottolineare che non è certamente ?Vita? a poter aver interessi di qualunque tipo nel settore prefabbricati. E a proposito di pubblicità è opportuno sottolineare come proprio le inefficienze e ritardi abbiano indotto gli sfollati più abbienti ad affittare o comprare un container da sé. Secondo le aziende produttrici gli ordinativi da privati in Umbria e Marche hanno fatto salire le prenotazioni di prefabbricati in Italia di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo del 1996. Appalti e pubblicità Egregio direttore, riguardo all?articolo a pag. 7 ?Visto, non si stampi? debbo precisare che non ho mai ammesso ?la Caporetto della protezione nella vicenda container?. Ho sempre rammentato che il nostro programma prevede l?insediamento di tutti i villaggi entro Natale, entro tre mesi dal terremoto. Tali tempi, se paragonati al passato, sono e restano ottimi. Nel 1979, per installare 1.000 moduli (oggi ne installeremo 4 volte tanti) ci vollero 6 mesi. A pag. 8 l?articolo si arricchisce di alcune imprecisioni in relazione ai moduli di nuova acquisizione supportate, guarda caso, come i treni, dall?autorevole parere di una ditta (concorrente) del settore. La gara bandita dal Dipartimento della Protezione Civile, nel rispetto delle esigenze di trasparenza, è stata impostata su regole chiare e severe: esigenze di produttività delle imprese, tempi di consegna, garanzie e penali severissime. Queste informazioni sono state rese note mediante avvisi sui principali quotidiani e nel corso delle audizioni parlamentari da me svolte. Informazioni, anche in questo caso, ignorate. Il resoconto della gara fornito dal Suo settimanale è discutibile: si è parlato delle 8 ditte vincitrici, ma non che sono state scelte tra le quasi 90 che hanno risposto. Si è parlato di ?dubbi? sulla possibilità di fare fronte agli impegni senza chiedere spiegazione sulle garanzie e penali. Si è affidato il commento finale al rappresentante di una delle imprese perdenti. Che, all?interno di un messaggio promozionale, afferma cose gravi circa la possibilità di installare moduli senza allacciamenti, suggerendo, forse, che i terremotati possano vivere come bestie, in strutture prive di luce, acqua, riscaldamento. Quanto alla disponibilità offerta dalle Misericordie, è falso che sia rimasta senza risposta, dal momento che, con nota prot.. n. 232 del 30 ottobre il Capo del Dipartimento della Protezione Civile ha informato i Com (Centri operativi misti) dell?offerta, invitandoli a prendere contatti. Dulcis in fundo, l?articolo si chiude con un messaggio pubblicitario di un?altra ditta, comprensivo di costi e misure dei moduli che, per la sua trasparenza ed immediatezza, lascia a bocca aperta. Caro Barberi, lei è ossessionato dalla pubblicità, ma davvero credo che il vero lancio le ditte produttrici di container lo abbiano avuto dai ritardi, ovviamente non solo dipendenti dal suo lavoro. Veniamo al capitolo gara di appalto per i moduli abitativi. Nessuno ha mai messo in discussione la trasparenza dell?appalto; ci siamo limitati e registrare i dubbi di alcuni operatori del settore sulla possibilità di far fronte agli impegni da parte delle ditte vincitrici. Il fatto che in caso di mancata consegna le ditte stesse vadano incontro a penali non ci sembra una notizia clamorosa, trattandosi di una norma prevista in ogni gara pubblica. Emergenza e volontari Egregio direttore, a pag. 9 le testimonianze dei volontari (sempre che rispondano al loro pensiero) dimostrano che il meccanismo che scatta in emergenza non è sempre ben noto: il Dipartimento della Protezione Civile, al verificarsi dell?evento, mobilita le associazioni di volontariato inviandole in loco, alle dipendenze dei Sindaci e dei Prefetti. Il coordinamento locale viene poi assunto dai Centri Operativi Misti, nei quali le strutture cooperano coordinate da un responsabile. La burocrazia è ridotta al minimo e un meccanismo già oliato dalle recenti emergenze ha dato e dà buona prova di sé. Ovviamente tutto si può migliorare, ma La invito – se proprio vuole fare un bilancio – a confrontare tempi e modi dell?intervento con il passato. Ne ricaverebbe qualche sorpresa e forse dovrebbe rivedere il ?taglio? di alcuni articoli contenuti nello ?speciale?. Egregio Barberi, i volontari cui lei fa cenno ci hanno inviato dei contributi scritti e quindi penso sia fuori discussione il fatto che veicolino il loro pensiero! Riguardo alla sua risposta al comunicato delle Misericordie con cui i volontari si mettevano a disposizione per preparare le aree destinate ai container abbiamo voluto verificare, per tranquillità nostra e per dare a Lei un elemento in più di conoscenza, se il presidente delle Misericordie e membro del Comitato nazionale presso il Suo Dipartimento, Francesco Giannelli, era a conoscenza della sua comunicazione. Ci ha risposto di no. Che esista un problema di comunicazione? Quanto poi all?incompetenza dei volontari sui ?meccanismi che scattano in emergenza?, ecco la risposta di Andrea Cavaciocchi, autore di uno dei diari: «Lasciamo perdere…». Botta e risposta col sismologo Egregio direttore, nell?articolo ?Don Martino firma la pace: si è scusato, prego per lui? il sottotitolo riporta un?affermazione non vera: nessuno si è mai scusato, perché nessuno ha mai minacciato la chiusura dell?osservatorio Bina. Con una richiesta all?Assessore Regionale alla Protezione Civile, confermata in una nota al Prefetto di Perugia, ho ribadito che le strutture coinvolte nella sorveglianza sismica devono confrontare le proprie rilevazioni con l?Istituto Nazionale di geofisica prima di diffondere dati approssimativi. L?osservatorio Bina è restio a riconoscere la bontà di questa procedura e, con la diffusione di notizie errate (anche perché divulgate con frettolosità) ha creato e sta creando situazioni di paura tra i cittadini. È stato convocato un incontro presso il Dipartimento per chiarire le procedure per la divulgazione dei dati, con buona pace delle aspirazioni di notorietà dei singoli. Resto del parere che la circolazione di notizie affrettate, elaborate con strumentazioni scientifiche talvolta insufficienti, faccia solo danni. Per ovvie ragioni di opportunità non posso poi entrare nel merito dell?articolo dedicato al mio ?ritratto?. Mi permetto di dire che mi pare un po? troppo ?confezionato? per dipingermi come uno scienziato con la testa tra le nuvole, che parla per formule e senza legami con la realtà. Non sta a me dire se ciò corrisponde al vero. Mi affido, fiducioso, al giudizio di quanti, tra i Suoi lettori, hanno avuto occasione di conoscermi, e spero che ciò basti. In conclusione, egregio direttore, non posso che rammaricarmi con Lei per aver elaborato uno ?speciale? impostato su polemiche e notizie imprecise, quando non false, oltretutto datate, con l?intento di rinfocolare diatribe risolte e superate. Non una riga di informazione sugli interventi concreti a favore dei terremotati. Caro Barberi per trasparenza abbiamo chiesto a padre Martino Siciliani di risponderle direttamente. Ed ecco quanto ci ha scritto: «Attraverso il presidente della Resil (struttura composta da osservatorio sismico Bina e Regione) ho saputo che il sottosegretario Barberi aveva minacciato, tramite l?assessore Goracci, di ?far chiudere l?osservatorio con decreto prefettizio?. Ho reagito chiudendolo, ma solo per i mezzi di informazione. La lettera di Barberi era una risposta a un mio comunicato stampa (penso in Suo possesso): in essa si asseriva che non era stata rivolta alcuna minaccia diretta, ma solo se non avessi ottemperato alle disposizioni. Veniva espresso apprezzamento per il lavoro e auspicata una continuazione dell?attività con ?spirito di servizio?. Non potevo pretendere di più. Per quanto riguarda infine il mio spirito di protagonismo segnalo solo che in 26 anni di attività sismica ho parlato solo se interrogato. Non ho mai telefonato a un?agenzia spontaneamente». Infine, egregio professore, mi deve credere, le nostre pagine sono nate da due considerazioni: il silenzio dei media compiacenti sino alla complicità in una finta cerimonia di consegna dei container questa sì degna di anni molto lontani. E, in secondo luogo, dalla constatazione derivante da tante telefonate e da molte lettere di volontari e sfollati dell?enorme mare di bisogni in quelle zone e dei troppi intoppi e ritardi delle risposte istituzionali. Questo senza tacere delle risposte date: per settimane abbiamo dato conto delle misure a favore dei terremotati sia nelle pagine di attualità sia nelle rubriche, così come abbiamo puntualmente dato conto di tutte le iniziative di solidarietà. Caro professore, le critiche che abbiamo fatto e faremo nulla tolgono al suo impegno e alla dedizione certamente totali. Accetti qualche rilievo e consiglio, ne faccia tesoro anche perché arrivano da chi Le sta dando una mano concretissima: i volontari. La prova che Lei non sia un professore con la testa tra le nuvole sa qual è? Dimostrare di saper ascoltare chi collabora con Lei e dimostrare di trarre insegnamento dagli errori.


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