Mondo

Un terremoto al tempo della crisi

Macerie e vittime in Emilia, ma lo Stato forse non pagherà

di Franco Bomprezzi

Un terremoto in pianura, al Nord, nel cuore dell’Emilia. Ore di paura, vittime, danni, un incubo che ritorna in un Paese che vive le catastrofi naturali come perenne emergenza. Scattano gli aiuti della Protezione civile, ma per la prima volta lo Stato potrebbe non pagare i danni.

“L’Emilia sfregiata dal terremoto” è l’apertura del CORRIERE DELLA SERA sulla cui prima pagina campeggia la foto simbolo, l’orologio della torre di Finale Emilia tagliato di netto a metà. Sempre in prima il fondo di Gian Antonio Stella: “Le fatalità prevedibili”. Un passaggio: “Siamo un Paese ad alto rischio. Forse più di tutti per la densità abitativa e il patrimonio storico, monumentale e artistico di cui siamo (forse immeritatamente…) custodi. Altri fisserebbero norme edilizie rigidissime e farebbero regolari corsi d’addestramento per i cittadini e lezioni in classe per i bambini fin dalla materna. Noi no. Da noi gli ascensori salgono dal piano 12° al 14°, gli aerei non hanno la fila numero 13 e chi ha abusivamente costruito in zone pericolose invoca il condono e meno lacci e lacciuoli antisismici. Come se già due secoli e mezzo fa Jean-Jacques Rousseau, dopo il terremoto di Lisbona, non avesse sottolineato amaro: «Non è la natura che ha ammucchiato là ventimila case di sei-sette piani»”. Dopo le tante pagina di cronaca del sisma e delle vittime, a pagina 8 arriva il pezzo di Paolo Conti: “Radiografia di un disastro «Ma numeriamo le pietre e ricostruiamo subito»”. Ecco come inizia: “L’elenco dei danni è provvisorio, nella sua devastante gravità, già lungo e dettagliato per la rapidità dell’intervento. Stavolta il dicastero per i Beni culturali si è mosso in tempo reale. Il ministro Lorenzo Ornaghi, a marzo, ha creato un’unità di crisi coordinata dal segretario generale Antonia Pasqua Recchia, in stretto contatto con la Protezione civile e i Vigili del fuoco per fronteggiare ogni emergenza. Ieri, amarissimo, concreto debutto. Il segretario generale Recchia si è alternata al coordinamento col neoprefetto Fabio Carapezza Guttuso, capo della Commissione sicurezza patrimonio. Il risultato operativo, per esempio, è stato il rapido arrivo dei Vigili del fuoco specializzati, gli stessi spediti a suo tempo a L’Aquila”. “Fondi per gli aiuti, lo Stato valuta il ritocco delle accise” è invece il pezzo a pagina 9 di Alessandra Arachi: “E adesso? Chi pagherà i crolli di questo terremoto? La riforma della Protezione civile è appena finita sulla Gazzetta ufficiale sotto forma di decreto. Ha cambiato molti criteri strutturali e anche di finanziamento, ma ancora non ha avuto modo di renderli attuativi. È successo tutto troppo presto. In ballo c’è, però, l’aumento delle accise sulla benzina. La cosidetta «tassa sulla disgrazia» come era stata battezzata un tempo. Le Regioni investite da una calamità naturale hanno facoltà di aumentare il prezzo della benzina a livello locale fino a cinque centesimi al litro. Una decisione che ieri il governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani non ha voluto prendere. «Aspettiamo la fine del periodo d’emergenza», ha detto Errani, spiegando che adesso, con la nuova legge, quel tempo dura cento giorni in tutto (sessanta giorni più altri quaranta di proroga). E ha spiegato: «Durante questo periodo tutte le spese sono a carico dello Stato. Alla fine di questi cento giorni vedremo il da farsi»”. 

 “Case, carceri e ospedali pericolanti: via all’evacuazione, tremila sfollati”. A pag. 9 de LA REPUBBLICA la cronaca dell’attivazione della macchina degli aiuti che vede alla sua “prova del fuoco” il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, nella prima grande emergenza dopo la riforma che ha modificato (e indebolito) i poteri dell’organismo, e la sua capacità d’azione. «A poche ore dal sisma, il Presidente del consiglio gli ha assegnato i poteri necessari a coordinare i soccorsi. E la macchina degli aiuti si è subito messa in moto». Ed è partita anche l’attivazione spontanea di chi si mette a disposizione per portare aiuto e conforto. «Con un messaggio su FB il proprietario dell’hotel Diana di Ravenna ha messo gratuitamente a disposizione il suo albergo….». Ma, mentre la macchina degli aiuti dispiega uomini e mezzi, sale la polemica relativa all’impatto economico del sisma. «Questo è il primo terremoto che avviene subito dopo il decreto legge che prevede che il governo non copre i danni degli eventi catastrofici», e dovrebbero essere i cittadini a stipulare privatamente polizze anticatastrofe. I primi ad alzare la voce sono Gianni Chiodi, presidente della regione Abruzzo («L’entrata in vigore del decreto è troppo vicina all’evento per cui credo che bisognerà tornare un attimo indietro e riflettere») e il senatore Pedica, dell’Idv: «Chiedere oggi a un cittadino impoverito di stipulare anche una polizza per le catastrofi naturali è a dir poco vergognoso». Nessuna risposta ancora, per ora, da parte del Governo su questa questione.

IL GIORNALE apre in prima con una fotonotizia della torre dell’orologio di Finale Emilia crollata. “La terra trema al Nord. Crolli e morti in Emilia” il titolo che introduce l’articolo di Stefano Filippi inviato sul posto. In taglio più  basso Vittorio Sgarbi firma “Lo sfregio all’arte trascurata”. All’interno Emanuela Fontana firma “Con i tagli del governo toccherà alle vittime pagare i danni delle case”. «Da quattro giorni è tutto pubblicato in Gazzetta ufficiale: le ristrutturazione dei fabbricati colpiti da calamità naturali non saranno più a carico dello Stato. Sarà il privato a dover pagare i danni, stipulando polizze assicurative che comprendano anche il risarcimento delle disgrazie, come prevede il nuovo decreto legge di riforma della Protezione Civile, in vigore dal 17 maggio. Lo Stato non ha più il dovere di aiutare i suoi cittadini se la natura si abbatte su un territorio. Gli abitanti delle province di Modena, Reggio Emilia, Ferrara, e delle zone più colpite dal terremoto di ieri potrebbero essere gli ultimi cittadini danneggiati a non rischiare questa beffa. Il decreto prevede infatti “un regime transitorio anche a fini sperimentali” e la necessità di emanare un regolamento entro 90 giorni dalla pubblicazione del testo, con agevolazioni fiscali per chi si assicura contro le calamità».

“Terremoto da incubo: sette vittime”, apre così l’edizione della STAMPA di oggi. Tre le piste seguite nei servizi interni: un reportage dal Ferrarese, la tragedia di quattro operai morti in fabbrica mentre erano al lavoro di notte e infine la mobilitazione sui social network (il primo annuncio del terremoto è stato lanciato proprio da twitter). Della protezione civile si parla nel pezzo a pagina 6  titolato “La protezione civile in campo tra le macerie”, ma già nel sommario si accenna alle polemiche sugli interventi di ricostruzione: «Chi pagherà?». La domanda, ripresa nel pezzo di Francesco Grignetti è del senatore Idv Stefano Pedica riferendosi a un passaggio della nuova legge sulla protezione civile: «Chi pagherà – chiede – per la ricostruzione? La domanda oggi più che mai è d’obbligo visto che nella riforma è stato inserito un provvedimento secondo cui non sarà più lo Stato a pagare i danni ai cittadini. E poco importa che il decreto preveda un regime transitorio a fini sperimentali. Non si sperimenta sulla pelle dei cittadini». Il riferimento è all’aumento delle accise sui carburanti previste dal decreto legge. 

E inoltre sui giornali di oggi:

5 PER MILLE
IL SOLE 24 ORE – Valentina Melis fai i  conti sul 5 per mille sui redditi 2009 per arrivare a scoprire che in realtà senza nulla comunicare, lo Stato ha sforbiciato la quota spettante ai destinatari, trasformandola in un 4 per mille. Per approfondire: http://www.vita.it/news/view/120481. Commento a pagina 12: “Il sacrificio sbagliato chiesto al non profit”: «In periodi di crisi, lo Stato può chiedere sacrifici ai cittadini e imporre un freno alle spese, si sa. L’importante, però, è la chiarezza su quali risorse si tagliano, e sul modo: aver imposto un tetto di 383 milioni al 5 per mille dell’Irpef per il 2010, mentre oltre 16 milioni di contribuenti, con le loro firme, avevano assegnato risorse ai beneficiari per 463 milioni, senza una legge che preveda questo limite, e senza rendere pubblica questa scelta, non è certo una mossa nel segno della trasparenza. Soprattutto da parte di uno Stato che continua a chiedere, invece, la massima trasparenza ai contribuenti e alle organizzazioni del terzo settore. Se l’obiettivo, poi, è quello di ridurre l’impegno dello Stato sul fronte del 5 per mille, un’altra strada c’è: anziché aprire le porte del contributo fiscale a una marea di beneficiari (sono 43mila quest’anno, ma hanno superato quota 77mila nel 2008), e prevedere una proroga dietro l’altra per riaprire i termini d’iscrizione, basterebbe adottare una normativa stabile e selezionare un ambito più ristretto di finalità meritevoli del finanziamento pubblico. Così, se proprio si ritiene di voler limitare le risorse disponibili, si evita almeno di disperderle in mille rivoli».

BRINDISI
LA STAMPA – Gianni Riotta a pag 11  firma un pezzo in cui si dà conto degli annunci delle grandi firme per aiutare i ragazzi della Morvillo Falcone (“Il mondo della moda si muove per Melissa”). In evidenza i twitter di Lavinia Biagiotti («Grazie, da domani ci lavoriamo tutti insieme sentiamoci per fare presto») e di Maria Luisa Trussardi («Saremo tutti onorati di farlo alla Camera della Moda italiana»). «L’iniziativa – scrive Riotta – vuole fare sentire la vicinanza ai ragazzi del Sud con talento, ma senza occasioni»

WELFARE
ITALIA OGGI –  Il quotidiano dei professionisti propone un pezzo “La famiglia ridisegna il welfare”  a pag 55 sulle soluzioni adottate dalle compagnie Wind e Vodafone sui servizi di time saving e di cura per i figli. Alcuni esempi: “ Wind per te” è stato pensato per facilitare ai dipendenti il disbrigo delle incombenze quotidiane come lo svolgimento delle pratiche amministrative da parte di un addetto. All’interno delle sedi ci sono un servizio lavanderia, riparazione calzature. Il gioiello di famiglia è la realizzazione di asili aziendali. Vodafone Welfare invece, mette a disposizione una serie di servizi legati alla salute e rette per asili nidi.

SODALITAS
IL SOLE 24 ORE – “Premio Sodalitas con finestra sull’antimafia”. Analisi di Lionello Mancini su impresa e legalità legata ai Social Awards di Sodalitas: «L’ultima edizione del Sodalitas social awards, il premio per la sostenibilità d’impresa organizzato dalla Fondazione Sodalitas, offre alcuni interessanti spunti di riflessione. La notizia: il gruppo Italcementi si è aggiudicato il premio dedicato alla “migliore iniziativa nell’ambito del mercato”, con questa motivazione: “Per contrastare i rischi di infiltrazioni criminali nelle attività imprenditoriali, Italcementi ha richiesto a una commissione di saggi di elaborare un Codice antimafia per le imprese. In applicazione del Codice, l’azienda si è dotata di proprie linee guida strutturate e sviluppate nel Piano per la prevenzione dei rischi criminali (Pprc), che prevede una qualificazione di affidabilità per i fornitori, necessaria a verificare l’eventuale presenza di indici di rischio di infiltrazioni criminali sia per i fornitori in essere, sia per quelli potenziali. Nel corso del 2011 il 95% dei fornitori monitorati secondo i dettami del Pprc hanno avuto esito affidabile, contro il 5% dei fornitori non affidabili o con affidabilità sospesa”. (…) Tra i 253 progetti in lizza per il premio Sodalitas 2012 quello di Italcementi è l’unico dedicato al contrasto delle infiltrazioni criminali nell’impresa. Non solo: è l’unico del genere presentato in tutti i dieci anni dell’esistenza del premio, accanto a decine di idee attuate nel campo della sostenibilità ambientale, del rispetto dei diritti umani, del lavoro minorile».

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