Politica

Un tavolo per la rinascita

Al via la conferenza dei paesi donatori: servono 11,5 miliardi di dollari. Dai privati già arrivato 1 miliardo

di Maurizio Regosa

A pochi giorni dalla Pasqua, si apre il 31 marzo a New York la Conferenza internazionale dei donatori per un nuovo avvenire in Haiti. L’hanno organizzata Gli Stati Uniti e l’Onu, in cooperazione con il governo haitiano e con l’appoggio di Brasile, Canada, Unione europea, Francia e Spagna. Sono stati invitati i 192 paesi membri dell’Onu.

Un impegno mondiale

«L’obiettivo della conferenza», fa sapere l’Onu, «è mobilitare l’aiuto internazionale per rispondere ai bisogni di sviluppo di Haiti e porre le fondamenta del suo futuro a lungo termine. In occasione della conferenza, Haiti presenterà la sua visione di sviluppo e spiegherà come la comunità internazionale può dare un contributo».

L’appuntamento è il frutto di un lungo percorso preparatorio, che ha preso avvio il 15 marzo con consultazioni che hanno coinvolto, nell’isola di Haiti, cittadini e imprenditori isolani oltre che partner internazionali ,e che è proseguito il 23 marzo con l’incontro con la diaspora haitiana (si è svolto a Washington) e – il 25 – con la consultazione delle ong haitiane, americane ed europee.

Quanto agli obiettivi della ricostruzione, sono decisamente ambiziosi, almeno stando al documento elaborato dal governo haitiano e da alcune agenzie internazionali, il Preliminary Damage and Needs Assessment, che sarà presentato nel corso della conferenza: servono circa 11,5 miliardi di euro (ma secondo uno studio della Inter-American Development Bank la cifra necessaria ammonterebbe a 14 miliardi di euro, includendo la ricostruzione di scuole, case, strade e altre strutture). Il terremoto del 12 gennaio, oltre ad aver causato la morte di 227mila persone, ha infatti distrutto circa 100mila edifici e ne ha seriamente danneggiati 190mila.

Il bilancio degli aiuti

«Il mondo non ha dimenticato. È sempre al loro fianco», ha detto ad Haiti il 14 marzo il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Ad oggi per rispondere alla fase di prima emergenza sono stati promessi globalmente circa 2.5 miliardi di euro. In questo quadro, un ruolo chiave è svolto dai privati che, secondo i dati ufficiali forniti dalle Nazioni Unite, ad oggi rappresentano il primo donatore a livello internazionale, con un contributo totale di circa 1 miliardo di dollari. Una cifra che è espressione di una mobilitazione globale della società civile in favore delle popolazioni colpite da emergenze umanitarie I Comitati Emergenze, network di ONG che si riuniscono per coordinare, nel caso di crisi umanitarie di gravi dimensioni, appelli congiunti di raccolta fondi. Le donazioni così sollecitate sono di gran lunga superiori ai fondi messi a disposizione dai governi nazionali. In Inghilterra, il Disasters Emergency Committee ha raccolto 105 milioni, in Svizzera la Catena della Solidarietà 40 milioni, il Consorzio 12-12 ha raggiunto in Belgio un totale di 20 milioni e Giro 555 in Olanda si è fermata a 111 milioni. Il più giovane comitato emergenze europeo, l’italiano AGIRE, ha saputo mobilitare risorse pari a circa 14 milioni di euro. Unicef Italia 6 milioni.

 Le aspettative

Quanto alle aspettative con cui si guarda alla Conferenza dei donatori, «abbiamo l’impressione che in questo caso ci sia», spiega Donata Lodi direttore programmi di Unicef Italia, «una fortissima buona volontà da parte dei paesi donatori, Canada, Stati Uniti in testa. Sono buone premesse. Poi cerco occorrerà aspettare gennaio per capire dove sta andando la ricostruzione di Haiti».


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