Non profit

Un superministero per Maroni

Ecco il nuovo dicastero che accorperà le deleghe su lavoro, previdenza e solidarietà sociale. Ma la riforma introduce anche alcuni dipartimenti. Nel numero di Vita in edicola sabato

di Giampaolo Cerri

A guidare il nuovo superministero del Welfare c’è dunque il leghista Roberto Maroni. Ma quali saranno le prerogative di questa struttura che eredita almeno tre dicasteri? Il neoministro, coadiuvato da quattro sottosegretari Maurizio Sacconi, Alberto Brambilla, Grazia Sestini e Pasquale Viespoli, sarebbe dovuto essere affiancato da una nuova figura istituzionale, il “viceministro”, Raffaele Costa, con delega relativa ad una intera area di competenza dei nuovi Ministeri, per ciò è detto anche “ministro junior”: meno di un “ministro senior” ma più di un sottosegretario, potendo partecipare alle sedute del Consiglio dei ministri, seppure senza diritto di voto. Ma Raffaele Costa, ieri, a sopresa, non ha accettato l’incarico. Per il “Ministero del Welfare”, come per la maggioranza dei nuovi dicasteri eccetto Esteri, Difesa e Beni culturali, è stata prevista una struttura a dipartimenti, per l’esattezza due: il “Dipartimento per le politiche del lavoro e dell’occupazione e tutela dei lavoratori” e il “Dipartimento per le politiche sociali e previdenziali”. Entrambi i dipartimenti sono a loro volta articolati in direzioni generali (rispettivamente 5 e 7) al cui vertice amministrativo ci sarà un “capo dipartimento”. Per semplificare, potremmo dire che le funzioni attribuite a questi due “rami” sono sovrapponibili a quelle degli ex ministeri oggi incorporati, del Lavoro e per la Solidarietà sociale, se non fosse per una novità che salta subito all’attenzione notando già la denominazione dei dipartimenti. Sabato in edicola un articolo di Barbara Fabiani.


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