Welfare

Un Sos dal carcere di Saluzzo

Segnalazione di un caso di un detenunuto che sta facendo lo sciopero della fame nel carcere di Saluzzo.

di Cristina Giudici

Gentile Cristina Giudici, sono il presidente dell?associazione Sos carcere e giustizia e le scrivo questa lettera per segnalare il caso di un detenuto che sta facendo lo sciopero della fame nel carcere di Saluzzo.
Si chiama Daniele Liberati, ha 49 anni ed è in galera da sette. Ha trascorso quasi tutta la sua pena ( la condanna definitiva è di dodici anni) lontano dalla sua famiglia, che risiede a Milano. Ora, però, la situazione si è aggravata perché la moglie si è ammalata e, a causa di una grave disfunzione renale, è costretta a sottoporsi a dialisi. Di conseguenza hanno dovuto interrompere i colloqui perché la signora non può più andare in carcere. Daniele Liberati ha chiesto più volte al ministero di Grazia e giustizia di essere trasferito in un istituto più vicino a casa, per continuare a incontrare la moglie. Ma le sue istanze sono state ignorate, perciò, preso dalla disperazione ha iniziato lo sciopero della fame, che porta avanti a oltranza da oltre un mese. Ora è ricoverato all?ospedale civile di Saluzzo dove è stato sottoposto ad alimentazione forzata. La situazione, già tragica di per sé, a causa della lontananza dai figli e dalla moglie, è peggiorata dal suo stato di salute. Intanto il ministero di Grazia e giustizia non cede, anche perché, per prassi, l?amministrazione penitenziaria non dà mai ascolto a questo tipo di proteste, anche quando i detenuti arrivano a maturare questa decisione perché esasperati dall?indifferenza dei funzionari del ministero.
Intanto Daniele Liberati sta rischiando al vita e noi dell?associazione, come tanti altri volontari impegnati nella battaglia di civiltà per un carcere più umano e una giustizia giusta, siamo indignati. Siamo indignati perché ogni giorno si perpetrano nuove violazioni dei diritti dei detenuti e siamo indignati anche perché il ministero di Grazia e giustizia continua a praticare una politica miope nei confronti dei carcerati. Anche a rischio della loro vita.
Antonio Santoiemma

Pubblico la sua lettera nella speranza di aiutare a sollevare il caso di Daniele Liberati. Nell?ultimo anno le proteste autodistruttive, come lo sciopero della fame, o reazioni autolesive (ferite, tagli sulle braccia ecc…) hanno raggiunto il massimo storico. Quindi le rispondo con delle domande. É possibile che per i detenuti non esista altra via che quella di farsi del male per essere ascoltati? Ed è possibile che i detenuti, da tutti ormai chiamati cittadini non abbiano nessun diritto civile? Diliberto ci sei?

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