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Un sogno a Sarajevo: la mostra di Michelangelo Pistoletto

Alla galleria nazionale di Sarajevo si inaugura il futuro museo con una mostra dell'artista, letteralmente presa d'assalto

di Redazione

Erano quasi in tremila a fine gennaio a festeggiare Michelangelo Pistoletto a Sarajevo. Una mostra attesa come poche, aperta alla Galleria nazionale della Bosnia Erzegovina, che riapriva allora dopo i restauri. L’amicizia tra Pistoletto e la città martire della Bosnia è di lunga data. Nel 1994, quando il gesto poteva sembrare una pazzia, l’artista piemontese aveva donato una sua opera a una fondazione appena costituita con l’obbiettivo di costruire nella capitale un Museo d’arte contemporanea. Pistoletto è stato il primo artista a credere a quell’idea: dopo di lui il flusso delle donazioni non si è più fermato e, oggi le tantissime opere sono esposte in una sede provvisoria, un cubo di cemento che ai tempi di tito ospitava il Museo della Rivoluzione. Ma i progetti di Ars Aevi, la fondazione nata per fare diventare realtà questo museo, ha un progetto più ambizioso: infatti Renzo Piano ha già regalato i disegni per la nuova sede, con un profilo che ricorda vagamente il centre Pompidou di Parigi, grazie alla scala che collega in diagonale le linee orizzontali dei piani.
Primo evento del futuro museo è stata la mostra di Pistoletto, presa d’assalto dai giovani, che hanno assistito assiepati all’inverosimile al seminario tenuto dallo stesso artista, durato un’intera giornata e poi lo hanno seguito nella visita guidata alla mostra. L’associazione Ars Aevi, che vive grazie all’intelligenza e alla passione instancabile del suo direttore, Enver Hadziomersphanic, ha già scelto il motto del futuro museo: “Se cerchi l’inferno chiedi all’artista dov’è. Se non trovi l’artista, sei già all’inferno”.

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