Non profit

Un salvataggio targato coop?

Granlatte, che controlla Granarolo, sta valutando tutte le ipotesi per salvare l'azienda di Collecchio

di Maurizio Regosa

«Nel latte c’è poca marginalità» continua a ripetere la moglie dell’imprenditore protagonista de Il gioiellino (alter ego cinematografico di Callisto Tanzi). Sarà vero. Ma che i francesi di Lactalis abbiano messo nel loro mirino la Parmalat qualcosa vorrà pur dire. Come qualcosa vorranno dire le patriottiche reazioni della politica e l’insistente pressione perché si materializzi una cordata tutta italiana. Quella che sta configurandosi, guarda caso, riserva un ruolo del tutto strategico al mondo cooperativo.

La difesa dell’italianità

Quella che pareva l’inarrestabile ascesa dei cugini francesi (giunti ormai al 29% e intenzionati a prendere il controllo dell’azienda di Collecchio) ha innescato, nelle ultime settimane, diverse reazioni. L’una legata all’altra. Da una parte la decisione del ministro Tremonti di approvare un decreto legge anti-scalate, dall’altra il tentativo di creare un gruppo di imprenditori italiani, capitanato in qualche modo da Corrado Passera, ad di Banca Intesa. Nel mezzo la scelta di Parmalat di posticipare l’assemblea dei soci: avrebbe dovuto tenersi proprio in questi giorni, ma si svolgerà probabilmente a fine giugno (una decisione impugnata da Lactalis davanti al tribunale di Parma, che però l’ha difesa).

La cordata tricolore

Negli ultimi giorni si è dunque materializzata un’ipotesi tricolore, che vede il mondo cooperativo in prima linea. Contrariamente a quel che ritiene Confindustria (che si è opposta al decreto anti-scalata temendo inibisca gli investimenti stranieri), le confederazioni cooperative sono convinte che l’italianità della Parmalat sia importante. È fondamentale, ha spiegato in questi giorni Luigi Marino, portavoce di Alleanza Cooperativa e presidente di Confcooperative, che «l’impresa continui a produrre ricchezza in Italia». Localismo, “pallino” tipicamente cooperativo dirà il solito scettico; scelta di comunità, si può ribattere: è fatta non solo per tutelare le tante (piccole e piccolissime) imprese cooperative che producono latte, ma soprattutto interpreta in modo differente l’apporto delle imprese straniere. Se Lactalis acquisisse Parmalat e decidesse di rifornirsi da produttori stranieri, del nostro tessuto produttivo in questo settore che ne sarebbe?

Sui giornali, quanta confusione

Ragionamento limpido, auspici netti rispetto ai quali non sono mancate, sui giornali italiani, informazioni a dir poco confusive, imperniate sull’idea che Legacoop fosse direttamente in gioco nella cordata (Il Sole 24Ore,  quotidiano di Confindustria, titola anche oggi «Legacoop frena su Parmalat» precisando nell’occhiello: «Non facciamo scalate, lo vieta lo statuto»). Imprecisioni ribadite oggi, dopo che ieri il presidente Giuliano Poletti aveva emanato un comunicato chiarificatore: «Legacoop è un’associazione che rappresenta oltre 14.000 cooperative e non svolge alcuna attività economica, imprenditoriale o finanziaria che, peraltro, le sarebbe preclusa da un’esplicita disposizione legislativa. È quindi privo di fondamento reale affermare che Legacoop sarebbe presente nell’azionariato di Granlatte, la cooperativa di allevatori che controlla Granarolo, e che contribuirebbe con propri asset ed equity ad un’eventuale Opa finalizzata ad acquisire la maggioranza del pacchetto azionario di Parmalat».

La scelta di Granlatte

In prima linea comunque, c’è Granlatte, cooperativa storica aderente sia a Legacoop che a Confcooperative, che nella sua autonomia imprenditoriale sta valutando se impegnarsi o meno in questo senso. Un sogno di lungo corso, hanno sottolineato i giornali (era circolata l’ipotesi di una acquisizione anche all’epoca del crac Parmalat) che ora è al vaglio della dirigenza (corre voce che potrebbe essere interessata ai soli asset italiani dell’azienda di Collecchio e non per esempio a quelli canadesi). Certo una “discesa in campo” sarebbe un segnale importante per l’intero mondo imprenditoriale. Una cooperativa che fino a ieri è stata in competizione con la più grande Parmalat (alleggerita dai debiti e quindi più pronta a correre…), contribuirebbe a salvare la sua storica concorrente.


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