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Un romanzo di Ndumiso Ngcobo sui rapporti fra bianchi e neri

La letteratura del dopo-apartheid

di Redazione

Il campionato del modo in Sudafrica ha quanto meno un merito che anche i più scettici, probabilmente, non potranno non riconoscere: quello di avere fatto da traino a una migliore conoscenza delle nuove generazioni di scrittori del dopo-apartheid, in una terra che vive ora altre tesioni e contraddizione. Tra questi scrittori, l’ultimo in ordine di apparizione è Ndumiso Ngcobo del quale la casa editrice Voland manda oggi in libreria il romanzo Alcuni dei miei migliori amici sono bianchi (a cura di Daniele Petruccioli, pp. 208, euro 14). Un romanzo ironico, mai politically correct, sui “rapporti fra neri e bianchi”, un viaggio sottotraccia in un crogiuolo di storie, vicende, persone e figure che fanno del Sudafrica una terra per certi versi crudele, per molti altri unica.

Ngcobo è nato nel 1972 e si definisce “un guerriero zulu in giacca e cravatta, un vero prodotto della cultura tradizionale rurale e del cattolicesimo conservatore catapultato nella cosmopolita Johannesburg”. Ha insegnato amatematica prima di lavorare in una grande azienda del settore agroalimentare dove ha svolto numerose mansioni, a suo dire, una peggio dell’altra. Scrive tutti i giorni sul suo blog e sul sito di “Mail and Guardian”, la più importante rivista sudafricana.

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