Volontariato

Un ricordo appassionato di Carlo Urbani. Medico dei senza medici

È morto ad Hanoi, vittima della misteriosa polmonite che sta terrorizzando l’Asia. Ma chi era? E come lavorava questo dottore “senza frontiere”? (di Paola Ferrara).

di Redazione

Voglio superare per il tempo di questa lettera il pudore della mia tristezza per la tua morte. E condividere con quanti leggono questo giornale i miei pensieri che si alternano tra il dolore per la tua mancanza e la sensazione di privilegio per averti incontrato sulla mia strada. Eri ironico e giusto Quando arrivai a Msf Italia tu ne eri presidente e ciò ha sicuramente reso il mio impatto, umano, avvincente, profondo. Eri solare e ironico, serio e giusto, preparato e spontaneo. Mi hai accolto con amicizia e con un genuino interesse per i miei contributi, come solo le persone umili e sensibili sanno fare; io ho ammirato la tua gioiosa capacità di coinvolgimento, la serenità delle tue opinioni e ho amato la tua presenza nel nostro ufficio. Un riferimento solido, sempre disponibile a qualsiasi appuntamento, improvviso e non. Ricordo quando mi hai detto: “ma come si fa a trovare il tempo di annoiarsi? Io ho sempre tante cose da fare e tante altre ne vorrei fare ma devo rinunciarvi”. Perché il tempo con te era tiranno, animato com?eri dal desiderio di essere sempre in prima linea. Dall?Africa all?Asia, la tua solidarietà verso i diseredati e la tua passione medica ti avevano permesso di dispensare soccorso e avviare programmi destinati a migliorare la salute dei poveri, convinto com?eri che restituire salute è un modo per ridare dignità alle persone e permettere loro una convivenza serena e costruttiva. E in Msf avevi trovato uno dei tanti canali per continuare questo tuo percorso: per noi, tuoi compagni di strada e per tutta Msf, il tuo contributo è stato di una ricchezza che non scopriamo oggi perché sei mancato, ma di cui siamo sempre stati ben consapevoli. Quando ci hai annunciato, con la fermezza di chi ha preso una decisione ma la tristezza di una storia che un po? finisce, la tua partenza per Hanoi, i nostri sguardi ti devono aver restituito un?immagine di vuoto e panico. Impossibile rassegnarsi alla perdita delle tue riflessioni, della tua grande capacità di ponderare decisioni urgenti offrendo sempre una soluzione dignitosa, della sponda affettuosa che in te trovavano le nostre preoccupazioni. E, come sempre, tu a schernirti, incapace di accettare la preziosità della tua presenza tra noi. Certo, ce l?abbiamo fatta anche senza di te; era naturale. Ma anche perché avevi lasciato ottimi presupposti di lavoro e di crescita. Con te Msf Italia e non solo, aveva ricercato nuovi spazi di riflessione, avviato una maggiore apertura alla società civile italiana, esplorato nuove forme di collaborazione. La più bella e riuscita fu forse il corso internazionale di medicina tropicale: medici e docenti, provenienti dalle più prestigiose istituzioni scientifiche europee, a disposizione di 36 medici, per metà provenienti da Paesi in cui Msf è impegnata (Afghanistan, Cambogia, Etiopia, Filippine, Kenya, Madagascar, Malawi, Mozambico, Nigeria, Sudan, Tanzania, Vietnam, Zambia) tenendo corsi su temi quali controllo dell?Aids e delle malattie trasmissibili per via sessuale, chirurgia in contesti d?emergenza, controllo delle principali malattie parassitarie e tropicali. L?hai fatta grossa E a questo proposito, scrivevi: “In molti Paesi tropicali, i fragili e poveri sistemi sanitari esistenti non danno una risposta adeguata a importanti problemi di salute. Endemie di malattie parassitarie, come malaria, filariasi, schistosomiasi che sono tra le prime cause di morte, imperversano in aree dove i farmaci sono carenti e il personale non è preparato. In questi contesti nuove strategie vengono, oggi, proposte per rendere il controllo di tali malattie sostenibile anche per i Paesi poveri, ma per questo occorre una specifica preparazione, sia dello staff locale che del personale di organizzazioni umanitarie. Questi ultimi poi si trovano a volte a operare in zone di instabilità e conflitto, con la necessità di applicare una chirurgia di ?emergenza? disponendo di scarsissime risorse. Per tutte queste situazioni, il corso è stato pensato come strumento per preparare il personale sanitario a fronteggiare al meglio tali minacce per la salute”. Oggi pensando che non passerai a trovarci durante uno dei tuoi ritorni in Italia, che non riceverò più le tue email, che non ti vedremo alle nostre riunioni mi sento strappare un pezzo di vita, come, ahinoi, succede più volte nella nostra esistenza. So che ti chiameranno eroe, per la scarsa abitudine umana di sapere leggere in certe scelte una propensione naturale alla solidarietà, all?amore per la vita. Forse il virus misterioso porterà anche il tuo nome. Tu non avresti gradito tanto clamore intorno a te ma devi ammettere che stavolta l?hai fatta grossa: e ti ameremo anche più di prima, se possibile.


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