Politica

Un repubblicano per Obama

L'ex segretario di stato di Bush Colin Powell si schiera con il candidato democratico

di Franco Bomprezzi

Le elezioni del presidente degli Stati Uniti si avvicinano e la corsa alla Casa Bianca vive giornate decisive. Nel confronto fra Obama e McCain irrompe l’annuncio di un personaggio di grande spessore e dal passato importante. Colin Powell, il generale che con Bush decise la guerra in Iraq, è sceso in campo a fianco del candidato democratico Barack Obama. E oggi i giornali italiani partono da questa notizia per fare il punto sulla campagna elettorale.

E inoltre la rassegna stampa di oggi si occupa di:

 

La Repubblica dedica agli States il titolone: “Schiaffo a Bush, Powell per Obama”. L’ex segretario, primo afroamericano a diventare capo di Stato maggiore, sta con il democratico e non con il repubblicano (che però recupera nei sondaggi e ammette: «posso perdere»). La cronaca del weekend è alle pagine 2 e 3: Mario Calabresi, da New York, riferisce del bagno di folla di Obama (100mila fan e della raccolta record del candidato: in settembre 150 milioni di dollari). L’ex segretario dice: «Sono convinto che in questo momento della storia americana abbiamo bisogno di un presidente che non si limiti a portare avanti le politiche che abbiamo seguito negli ultimi anni, di una figura che rappresenti la trasformazione: è necessario un cambio generazionale»; ancora: «Ho trovato McCain indeciso su come affrontare i problemi economici, ogni giorno c’è un approccio diverso al problema e questo mi ha preoccupato, così come la scelta della Palin». L’agenda futura per Powell è così composta:  economia, Iraq e Afghanistan (dove «dobbiamo cominciare a dialogare con gente con cui non abbiamo parlato fino ad adesso»).
Il commento (dalla prima alla 3) è di Vittorio Zucconi: “Il ‘tradimento’ del vecchio soldato’. «Il vecchio generale torna in guerra per salvare il soldato Obama… Lo fa da  ufficiale e gentiluomo, con dignità, con autorevolezza, quasi con dolore, con i sentimenti e gli atteggiamenti che mancano alla sempre più sguaiata campagna elettorale repubblicana». Zucconi parla di settimane di dilemmi per il vecchio generale nero (unito a McCain da anni di amicizia, tanto che qualcuno parla di «guerra fratricida»). Il dolore più grande sarebbe stato essere costretto a mostrare all’Onu le false prove sull’Iraq. La sua decisione, per Zucconi, è «il segno di quella ribellione morale e intellettuale alle menzogne e alle tattiche di una campagna condotta da un McCain che si proclama “il non Bush” ma poi adotta i metodi peggiori e i personaggi più sinistri».

Per il Corriere della Sera la mossa dell’ex segretario di Stato di Bush Colin Powell che si schiera con Obama vale il titolo di apertura di oggi: “Colin Powell sceglie Obama”, I servizi sono a pag. 2 e 3. Spiega Powell: «Abbiamo bisogno di una figura di trasformazione e il senatore Obama offre al Paese un approccio calmo, paziente, intellettuale e metodico ai suoi problemi». Il Corriere spiga inoltre come il modello amministrativo che ispira Barack Obama è quello di Abraham Lincoln: la gravità della crisi economica, sociale e politica in cui si trovano gli Stati Uniti invoca scelte bipartisan nelle persone prima ancora che nelle politiche. I due nomi repubblicani più ricorrenti nelle short-list degli eventuali ministri sono infatti Richard Lugar e Chuk Hagel. Uno di loro potrebbe essere addirittura Segretario di Stato dell’amministrazione Obama.
L’intervista di appoggio al servizio è al premio Nobel Toni Morrison: «La pelle nera non c’entra niente. Powell stima Obama per il suo messaggio, ormai le ideologie sono superate».

La Stampa, oltre a dedicare il primo titolo di copertina e il primo servizio all’annuncio di Colin Powell di appoggiare Barack Obama, pubblica l’intervista concessa all’emittente Nbc dal repubblicano, ex segretario di stato dell’amministrazione Bush, in cui annuncia la sua decisione. Nell’intervista Powell spende parole positive per entrambi i candidati, e motiva la sua scelta: la direzione presa dal partito repubblicano negli ultimi anni «più a destra di quello che avrei voluto», le incertezze di McCain nel maneggiare i problemi economici, la scelta di Sarah Palin, «una donna di valore, ma non penso sia pronta a fare il presidente, che è il lavoro del vicepresidente». Per quanto riguarda Obama «ha mostrato fermezza, curiosità intellettuale,
profonde conoscenze e ha un vice pronto a diventare presidente», ha mostrato «un approccio più inclusivo verso i bisogni e le aspirazioni della gente». Alla fine l’intervistatore pone le domande sull’Iraq (Powell si è dimesso nel 2004 in disaccordo con i “falchi” Donald Rumsfeld e Dick Cheney proprio sulla strategia da adottare in Iraq e dopo che si è scoperto che non esistevano armi di distruzione di massa). Ora dice: «Conosco l’importanza del mio discorso all’Onu (in cui gli Usa annunciarono l’intervento militare) e mi dispiace che molte informazioni furono sbagliate. Mi dispiace che abbiamo usato la forza militare in modo sbagliato. E a una domanda esplicita sulle
armi di distruzione di massa ammette che «senza la loro presenza, sulla quale l’intelligence aveva insistito tanto, non penso ci sarebbe stata una guerra».

E Mc Cain? E’ diventato un caso che prende le pagg. 18 e 19 de il Giornale: “Mc Cain perde  altri pezzi di partito ma riconquista gli americani” titola il pezzo di cronaca a firma di Maglie. Il commento  “Anche Powell sceglie Obama. Cosa accade tra i repubblicani?” è affidato a Alberto Pasolini Zanelli che  cerca di capire la scelta di Powell ricordando che  è stato capo delle forze armate del governo Bush di una guerra basata su dati falsi.  Zanelli sottolinea che  Powell da leader della dissidenza repubblicana ha scelto il momento giusto per scendere in campo dopo che anche altri vip hanno  scelto Obama. Tra questi Nancy Reagan, Barry Goldwater,  la nipote di Dwight Eisenhower,  i giornalisti George Will e William Buckley jr. Anche se conclude: «Sono nomi importanti ma non è detto che si tirino  dietro molti voti. Mc Cain  in queste ultime ore ha recuperato consenso».

E inoltre sui quotidiani di oggi:

Saviano
La Repubblica – “L’appello dei Nobel: «Lottiamo per Saviano»”: lo Stato deve fare ogni sforzo per proteggerlo e per sconfiggere la camorra, «la libertà nella sicurezza di Saviano riguarda tutti noi come cittadini». firmato: Dario Fo, Gorbaciov, Grass, Montalcini, Pamuk e Tutu.

Immigrazione
Il Sole 24 Ore – Pag. 17: Gian Carlo Blangiardo analizza i dati Istat sugli immigrati in Italia: in Italia gli stranieri raddoppiano ogni 4 anni; se fossero gli abitanti di una regione italiana, si potrebbe dire che in meno di 20 anni siamo passati dal Molise alla Toscana. Il maggior ostacolo all’integrazione? La scarsa conoscenza della lingua. Oltre la metà dei quasi 770mila minori stranieri residenti è nato in Italia.

Gelmini
La Repubblica – A pagina 15, “Scuola, Gelmini apre alla Lega “Esame di italiano agli stranieri». Marina Cavallieri riferisce della «lunga maratona del ministro», fra gli applausi dei giovani padani, gaudenti perché la ministra è andata al terzo appuntamento della scuola politica dei giovani padani per dire: «non parliamo di classi ponte ma di una verifica della conoscenza della lingua per permettere ai ragazzi stranieri di essere cittadini al pari dei nostri». Le richieste dei giovani padani sono l’albo regionale dei professori (perché sono contrari ai continui spostamenti, che ovviamente i i prof fanno per diletto), le classi complementari per stranieri e programmi scolastici legati alla storia del territorio…

Scuola e disabili
Corriere della Sera – A pag 10 e 11 il focus di oggi si occupa dell’integrazione dei disabili a scuola: più della metà vengono tenuti fuori dalle aule (il dato è anticipato da una ricerca curata da Andrea Canevaro e Luigi d’Alonzo di prossima pubblicazione). In tutto sono 164mila con 93mila insegnanti di sostegno (40mila dei quali precari). Parla Antonio Nocchetti, medico, presidente di tuttiascuola.org: «Quel che ha fatto il governo Prodi (introduzione del principio: un posto di sostegno ogni due disabili, ndr)  è un abominio: determinare l’organico in base a un puro rapporto numerico. La Gelmini si è trovata il taglio pronto su un piatto d’argento: «Dobbiamo dire la verità: la politica non è più in grado di sopportare i disabili nelle scuole pubbliche, perché sono diventati un costo inaccettabile».

Crisi
La Repubblica – Con il decreto salva-industrie e pro rottamazione (delle auto, ma anche degli elettrodomestici) e i commenti di Massimo Calearo (imprenditore e deputato Pd) che dice: «evitiamo di dare sussidi e aiutiamo le piccole aziende» (un piano di ristrutturazione deve essere credibile e deve riguardare il business dell’impresa, altrimenti c’è il rischio che il denaro finisca altrove…) e di Luigi Angeletti, Uil: «la priorità è garantire un finanziamento adeguato alle imprese che adesso vanno bene»… A fianco, pagina 7, il dossier Prometeia: “Siamo in recessione ma l’Italia ripartirà dalla metà del 2009”, è una ventata di ottimismo, quella della ricerca Prometeia presentata oggi: i tassi d’interesse dovrebbero scendere al 2%, i consumi delle famiglie avranno ancora segno negativo per un anno; le imprese e le famiglie dovranno abituarsi a usare meno della leva finanziaria.

Sole 24 Ore – Molto interessante il fondo di Paolo Legrenzi, dal titolo “Come cambiano i comportamenti: il ritorno della frugalità”. Certo, serve anche a lanciare la guida al low cost oggi in edicola col quotidiano, però fotografa un fenomeno reale: «l’attenzione a “spendere il giusto” si è estesa a ceti che una volta non avrebbero badato più di tanto all’extra-costo indotto dalla marca», e crea anche un neologismo abbastanza orribile: “frugalItaly”. In effetti al tema del risparmio e alla contrazione dei consumi sono dedicate le prime 5 pagine; un dato su tutti: secondo una ricerca Ipr Marketing, gli italiani lavorano 22,5 giorni al mese solo per ripagarsi le spese tipo alimentari, casa, trasporti ecc; altri 8,4 giorni per pagare le tasse e solo 0,1 giorni per risparmiare…

Italia Oggi – Un freno alle indennità facili. Non ci sarà sostegno al reddito a chi rifiuta un posto di lavoro. In altre parole, chi non accetta un’offerta di lavoro o rifiuta di  partecipare a corsi di formazione perderà il diritto all’indennità di disoccupazione, di mobilità o di cassa integrazione. E’ la direttiva Sacconi sulla nuova vigilanza in materia di decadenza dei trattamenti previdenziali e assistenziali.
Tre, in sostanza, gli obblighi previsti a carico dei lavoratori per non perdere il diritto alle prestazioni di cui stanno godendo (in altre parole, per non perdere i benefici dei trattamenti). Il primo è quello di adesione a un offerta di lavoro formativa o di riqualificazione. E’ un obbligo vincolante per tutte le categorie di lavoratori in cassa integrazione, in mobilità, in disoccupazione speciale o percettori di sussidi legati alla stato di disoccupazione. Il secondo  obbligo è quello di accettazione di offerte di lavoro inquadrate in un livello retributivo non inferiore del 20% rispetto a quello di provenienza. Il terzo obbligo è quello di avviamento a un percorso di reinserimento o di inserimento nel mercato del lavoro.

Il Paese e gli sprechi
il Giornale – Inchiesta alle pagg. 6 e 7 : Il paese degli sprechi. Tra cui “Venezia, un palazzo da 2,5 milioni ristrutturato e regalato ai no global.  Il dato: 1800 comuni con il bilancio in rosso per una cifra di 47,3 miliardi di euro, mentre di 61,8 miliardi è il debito degli enti locali con le banche  e la cassa depositi e prestiti dello Stato e infine 810 milioni sono i fondi  aggiuntivi destinati a Taranto, Catania, Roma.

Minori abbandonati
La Repubblica – R2: focus su “Puglia Viaggio tra i figli che nessuno vuole”. 50mila i minori abbandonati in Italia, la maggior parte nel Sud. L’adozione è un terno al lotto e le comunità sono piene di bambini. Molte tabelle.

La Stampa – Primo piano sul grido dall’allarme lanciato dall’arcivescovo di Pompei Carlo Liberati, custode dei centri di accoglienza per gli orfani fondati dal beato Bartolo Longo. «Bisogna avere il coraggio di denunciare il fallimento della legge 149 che ha abolito gli orfanotrofi» ha detto il prelato. Secondo l’Istat sono 46mila i bambini senza famiglia che vagano per le strade, sono vittima dell’accattonaggio e del lavoro nero, di cui 34mila italiani. La legge doveva essere applicata con gradualità e soprattutto avrebbe dovuto favorire l’affido famigliare in vista dell’adozione, sottolinea mons. Liberati. L’adozione è uno dei nodi: «L’incremento delle adozioni era parte fondamentale di quella riforma» aggiunge, «invece oggi adottare è diventata un’impresa quasi impossibile».

Sole 24 Ore –  Viene anticipata una ricerca dell’Aibi che sarà presentata domani relativa ai costi dell’adozione e a come questi incidano nella decisione di accogliere o meno un figlio “da lontano”.

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