Formazione

Un regalo di Natale (magari)

di Roberto Brambilla

Ho 28 anni e per ovvi motivi è da qualche anno (quasi 20) che non scrivo più la classica “letterina” per chiedere un regalo per Natale. Tra i tanti sogni proibiti (l’80% dei quali aveva come oggetto lo sport) c’è sempre stato quello di possedere un calcio ballila. Non l’ho mai chiesto esplicitamente ma ho sempre sognato di averne uno in camera. Una voglia che si è accresciuta leggendo la fantastica storia dell’inventore di questo gioco.

Spagna, 1936. Alejando Campos Ramirez è un ragazzo di diciasette anni. E’ nato a Finisterre, in Galizia ma vive da quando ne ha quindici a Madrid. Studia, ma anche lavora per potersi pagare la retta della scuola, perchè il negozio di calzolaio che papà possiede va in bancarotta. O ti dai da fare o devi andartene gli dicono i direttori della scuola, lui corregge i compiti dei colleghi, fa il muratore, il tipografo.

In quell’anno la Spagna e la sua Madrid è scossa dal golpe di Francisco Franco. L’avazione franchista bombarda la capitale e Alejandro rimane ferito. Passa del tempo in ospedale, con chi per sfortuna sta peggio di lui. Persone con il corpo devastato dalla guerra  che al calcio non potranno mai più giocare. E pensando a loro e al tennis tavolo gli viene un’idea. E’ nato il futbolin. Il primo modello è realizzato da un amico di Alejandro, il falegname basco Francisco Javier Altuna, il brevetto, registrato a Barcellona insieme a un girapartiture a pedali, è del 1937.

E qui il destino comincia a essere cinico e baro. La guerra finisce e Alejandro Finisterre, alias Alejandro Campos, è dalla parte dei perdenti. Deve scappare in Francia e nella fuga attraverso i Pirenei perde la certificazione del brevetto. Il ragazzo, poco più che ventenne, passa da un paese all’altro (Francia ed Ecuador) poi si trasferisce in Guatemala. E qui perfeziona e produce il suo futbolin, facendo una discreta fortuna.

Ma la storia bussa ancora alla sua porta. Golpe militare, esproprio dei suoi beni e volo di sola andata verso la Spagna di Franco. Alejandro non ci sta e dirotta l’aereo verso Panama e si trasferisce in Messico. Nel paese centroamericano fa l’editore, fondando la Edicion Finisterre Impresora che si occupa di libri in gallego, la lingua della Galizia e che pubblica tra gli altri il primo libro di poesie di Ernesto Cardenal, poi candidato più volte al premio Nobel per la Letteratura.

Alejandro, ritorna in Spagna cinquantenne solo dopo la morte di Franco. Vive tra Burgos e Zamora, nella Spagna centrale, scrivendo e occupandosi della memoria dell’amico ed esiliato come lui Leon Felipe. Mentre il futbolin è diventato un fenomeno di massa e  tutti, o quasi, pensano sia invenzione dei produttori valenciani che lo distribuiscono.

Alejandro Campos, per tutti Finisterre, è morto nel 2007 a 87 anni. Dal futbolin lui non ha guadagnato nulla. O quasi. Ma ci ha regalato pomeriggi indimenticabili, tra rullate, ganci furiosi ed esultanze sfrenate. Grazie Alejandro.

Nessuno ti regala niente, noi sì

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